CON LO STOP AI VITALIZI SONO A RISCHIO ANCHE LE NOSTRE PENSIONI?


Se passasse il calcolo retroattivo, tutte le somme già stabilite potrebbero non essere considerate come diritto acquisito?


Dare in pensioni più di quanto si era raccolto sembrava una grande idea, spacciata addirittura come conquista sociale. In realtà si attingeva alla cassa dei versamenti gestendo il consenso ma ipotecando le pensioni delle future generazioni. A lungo andare i nodi sarebbero venuti al pettine, e il pettine è quello che oggi ci ritroviamo in mano.
La Camera ha approvato la norma che abolisce i vitalizi con effetto retroattivo, ma le (eventuali) conseguenze rischiano di coinvolgere le pensioni di diversi milioni di italiani, che sono riusciti ad uscire dal recinto INPS prima del passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Come noto, il sistema retributivo era quello vigente in passato, che assegnava le pensioni sulla base delle più recenti retribuzioni (generalmente superiori rispetto alla media dell’attività lavorativa), il contributivo è quello che si fonda sui versamenti effettivamente versati dal lavoratore.
Cosa c’entrano le pensioni coi vitalizi parlamentari? Andiamo con ordine.
Partiamo dalla norma anti-vitalizi, che ha abolito i vitalizi con effetto retroattivo: quelli presenti e futuri infatti erano già stati cancellati. I parlamentari, e pure i consiglieri regionali, che da tempo percepiscono un vitalizio se lo vedranno ricalcolare sulla base di quanto effettivamente versato, col risultato che subirà un taglio netto nella maggioranza dei casi. Questo almeno è quanto ha deciso la Camera, col voto favorevole del Pd, che ha presentato il disegno di legge, del M5S, la cui spinta propulsiva è indiscutibile, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Il voto è passato con una maggioranza risicata, non tanto per i pochi voti contrari ma per i tanti astenuti. Tra cui Forza Italia, anche se Mariastella Gelmini (candidature in vista?) ha espresso il suo sì.
Ora la palla passa al Senato, dove i numeri non garantiscono l’approvazione, ma in questo clima è difficile che il Parlamento smentisca la Camera. La vera speranza di chi si oppone al taglio è riposta nella Corte Costituzionale: è qui, stando alla maggioranza degli osservatori politici, che si giocherà la vera partita. E’ lecito intervenire retroattivamente sugli assegni? Nelle previsioni prevale l’ipotesi della bocciatura, tanto che i maliziosi vedono nell’approvazione parlamentare un allineamento coi desideri anti-casta del Paese solo sulla carta, ben sapendo che in ogni caso la legge non passerà il vaglio della Consulta.
I politici che si sono opposti al disegno di legge hanno sostenuto che il vitalizio rappresentava una sorta di garanzia economica contro le pressioni dei partiti, dunque per l’autonomia dei parlamentari, e tale sistema risolveva anche il ruolo dei funzionari di partito garantendo un futuro a chi non aveva altra occupazione. Il rischio paventato è che l’alta politica la possa fare solo chi può permetterselo. Costoro affermano che, se tale taglio riguarda loro, sarebbe giusto che valesse per tutti, a partire dalle pensioni d’oro extrapolitiche, non calcolate sulla base dei contributi versati. Ma poi dalle pensioni d’oro alle baby pensioni il passo sarebbe breve, e così per il ricalcolo di tutte le pensioni oggi erogate. In pratica: se passa la linea del ricalcolo per una pensione che sia misurata su quanto versato, tale linea deve valere per tutti, e quindi a rischio sarebbero milioni e milioni di pensionati italiani (la paventata “macelleria sociale”), che sino ad oggi si sono sentiti al sicuro per quel che comunemente è chiamato “diritto acquisito”.
Eccolo dunque il rischio vero, nel caso la Corte Costituzionale non dichiarasse l’incostituzionalità della norma. D’accordo che il vitalizio non è una pensione, ma il via libera della Consulta al principio di retroattività secondo tanti aprirebbe la strada a una riforma delle pensioni, ipotesi tra l’altro già avanzata dal presidente dell’Inps Tito Boeri.
Abbiamo detto che i vitalizi da ricalcolare sono anche quelli dei consiglieri regionali. Curioso come alcuni di questi, nel timore che si scegliesse questa strada, siano già intervenuti. E’ il caso della Val d’Aosta, che col suo statuto speciale ha concesso ai titolari di vitalizio la possibilità di incassare in un colpo solo, anticipatamente, le somme future. Sono alcune decine ad averne approfittato, incassando un assegno che in certi casi ha superato il milione di euro. Come la mettiamo con queste erogazioni qualora divenisse legge il disegno in discussione?
Dunque, a seguire con attenzione quel che sta accadendo in Parlamento sono tanti pensionati, che dopo il sollievo per la norma anti-casta potrebbero scoprirsi presto vittime dello stesso principio. Ma sarebbe così sbagliato, pur dimenticando il passato (e l’età pensionabile arrivata a un’età oggi impensabile), equiparare le loro condizioni a quelle dei lavoratori attuali? E poi, cosa sono esattamente i diritti acquisiti? Non è forse vero che anche chi ha iniziato a lavorare vent’anni fa lo ha fatto con una sorta di patto con lo Stato che successivamente ha deciso di cambiare le regole?

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