E il medico diventa tutor del paziente

SANITA’ • Importante novità per i malati cronici della Lombardia. Alle prenotazioni penserà il dottore


di Vanni Raineri
Ha preso il via con l’inizio dell’anno la novità più rilevante della riforma della sanità lombarda. Parliamo del percorso di cura per i pazienti cronici, che in Lombardia sono oltre 3 milioni, circa un terzo della popolazione. La grossa novità riguarda dunque solo i cittadini lombardi, e più precisamente coloro che sono costretti a convivere con alcune patologie: le più diffuse sono le malattie cardio-cerebrovascolari, respiratorie, oncologiche, disturbi neurologici e diabete.
L’obiettivo è garantire una migliore qualità della vita e controlli programmati evitando lunghe file e attese. La figura centrale della riforma è il cosiddetto tutor, che è un medico, scelto dal paziente, che si occuperà della cosiddetta “presa in carico”: sarà lui a gestire il percorso terapeutico, ricordando le date dei controlli e prenotando direttamente le visite e gli esami secondo il programma stabilito. Un sistema che solleva il paziente da tutti gli impegni burocratici legati alla patologia. Le lettere dell’assessore alla Sanità lombarda Gallera hanno iniziato ad arrivare a inizio gennaio, e le ultime stanno arrivando in questi giorni. I cittadini potranno scegliere la figura del tutor, optando, come gran parte dei casi, per il medico di famiglia, ma anche per i gestori accreditati, tra i quali anche gli ospedali, pubblici e privati. Già nella lettera sono indicati i possibili gestori, individuati sulla base della frequenza registrata negli ultimi anni nelle varie strutture e del- la prossimità territoriale. Ma chi scegliere come tutor? Qui sta il vero problema, oltre che gli interessi in gioco. Non tanto diretti, in quanto il riconoscimento finanziario per chi gestisce il percorso è limitato, come dimostra il fatto che circa la metà dei medici di base (nel Cremonese molti meno) è contraria alla riforma. Per questo la Regione ha allargato la gestione ai centri di cura, che ovviamente dovranno individuare per il paziente un medico di riferimento. E gli ospedali un interesse diretto ce l’hanno eccome, e riguarda la garanzie di avere pazienti che si affidano interamente alla propria struttura. E’ ovvio infatti che gli esami saranno tutti prenotati all’interno dell’ospedale in cui opera il medico-tutor. Diverso il caso del medico di famiglia, il quale prenoterà in diverse strutture a seconda delle esigenze. Vero è che anche il medico di base potrebbe avere interessi a dirottare il paziente verso una determinata direzione, e per questo chi adersce è chiamato a garantire l’assenza di parenti o amici attraverso un questionario (garanzia in verità discutibile), ma il fenomeno è certo più limitato. Quando il paziente dunque riceve la lettera, dovrà recarsi presso il medico scelto per formalizzare l’adesione. Col medico programmerà poi annualmente interventi e controlli periodici.
Tra i soggetti idonei al ruolo di gestore ci sono anche aziende speciali, come è il caso di Cremona Solidale. Ne parliamo con Emilio Tanzi, che ne è direttore generale da due anni e mezzo. Da voi, gli chiediamo, immagino una sorta di circolo chiuso, nel senso che si affideranno alla vostra struttura gli anziani ospiti.
«Noi siamo capofila di una associazione temporanea di scopo assieme ad altre Rsa. La situazione è molto in divenire: il quadro si sta delineando, ma ci sono molto aspetti su cui fare chiarezza. In questa prima fase della riforma il tema della cronicità riguarderà solo marginalmente le nostre realtà. Non a caso ci siamo limitati a 5 delle 65 patologie elencate, quelle cioé su cui siamo impegnati. Sono altri i soggetti per ora interessati: medici e ospedali o cliniche private. L’assessore Gallera ha detto che a metà anno teoricamente si passerà alla parte sociosanitaria, che riguarderà più noi e le persone da noi in carico». Teoricamente, anche perché tra pochi giorni ci sono le elezioni, e il futuro della riforma non può prescindere dal loro esito. «Quindi – riprende Tanzi – la nostra posizione è quella di esserci come attori, sapendo che entreremo in scena in modo so- stanziale a riforma consolidata. Oggi sono i medici i soggetti eletti in quanto vengono dai Creg (il precedente progetto lombardo di sperimentazione sui pazienti cronici, ndr), che è stato un banco di prova. Chi riceve la lettera in genere va dal proprio medi- co, come è giusto che sia. Noi come rete di associazioni cremonesi puntiamo sul presidio del territorio, è nel nostro dna prendere in carico i bisogni dell’anziano e della sua famiglia, quindi costruiremo alleanze con chi presidia il territorio». Sui possibili interessi dei vari ospedali a prendersi in carico i pazienti?
«C’è differenza tra ente gestore ed ente erogatore. Forse su certe questioni una realtà di natura ospedaliera ha poco da dire. La persona che ha tipiche patologie dell’anziano si rivolge più a noi, chi ha problemi oncologici o di Aids è più probabile che si rivolga alla struttura che lo segue, chi ha il diabete probabile si rivolga al suo medico».
Dove pensa si dovrebbe intervenire per migliorare la riforma?
«Faccio fatica a dirlo. Trovo azzardata questa fretta, che rischia di rovinare la riforma».
Una fretta dettata forse proprio dalle elezioni... «Ma se si sbaglia adesso, sarà poi difficile sostenere che la riforma era buona e da portare avanti. Parecchie realtà sono indietro in questo percorso, gli unici preparati sono i medici di medicina generale per il discorso fatto sui Creg. E poi, in caso di più cronicità, la segnalazione su quale di queste avviene? Inoltre, la riforma dovrebbe garantire semplificazione, ma il dubbio è che, come mi insegnano i miei studi universitari alla Bocconi, l’obiettivo ultimo possa essere creare dei drg territoriali (una sorta di raggruppamento omogeneo di diagnosi, ndr) per stabilire il costo medio annuo, e se il paziente non rientra nei parametri se la sbrighi lui. Una specie di progetto di budgetizzazione della cronicità sul territorio. Forse mi sbaglio». 

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