1948-2018 • Un libro di Giovanni Biondi e Valeria Cantoni ricorda il voto cremonese del 18 aprile
di Paolo A. Dossena
“La nomina di De Gasperi e la formazione del nuovo governo comportarono la ripresa del controllo italiano sul nord, che fino al 1945 era rimasto sotto il controllo militare alleato, cosa che era stata uno dei motivi di debolezza del governo precedente”.
Così Giovanni Biondi e Valeria Cantoni (“La Democrazia Cristiana nel periodo degasperiano”, Gangemi Editore, 2004) raccontano il secondo dopoguerra cremonese che si avvia verso le elezioni del 18 aprile 1948. Il loro libro prosegue in questo modo: “Fra i problemi da risolvere c’era senz’altro quello istituzionale; la scelta finale doveva essere affidata al popolo, sotto forma di un referendum contemporaneo all’elezione di un’Assemblea Costituente. I partiti di sinistra avrebbero preferito che il problema istituzionale fosse risolto per via istituzionale, cioè attraverso l’attività del CLN, anche perché temevano le posizioni tradizionaliste delle elettrici italiane, ammesse per la prima volta al voto in questa occasione”.
Proprio così: le donne cremonesi e italiane non avevano mai votato in vita loro, perché il suffragio universale era stato introdotto nel 1912, ma esso era solo maschile. Fu solo durante la seconda guerra mondiale, il 31 gennaio 1945, che il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne. Le quali votarono quindi per la prima volta alle elezioni amministrative svoltesi per la maggior parte nel marzo-aprile del 1946 (le prime elezioni dopo il crollo del fascismo), e il 2 giugno 1946, quando si sono tenute le elezioni per l’assemblea costituente, abbinate a un referendum istituzionale che porta alla proclamazione della repubblica.
Venendo al 1948 cremonese, esso è così rievocato da Giovanni Biondi e Valeria Cantoni: “I primi mesi dell’anno furono interamente dedicati alla campagna elettorale, la quale fu combattuta con grande asprezza... Il confronto elettorale, che iniziò praticamente nel giugno 1947,si concretizzò in una campagna capillare, che vide coinvolti sui due fronti non solo i politici, ma anche e soprattutto artisti, intellettuali, scienziati, giornalisti, ecc. Si pensi per esempio al contributo che venne ad esso offerto da riviste come ‘Candido’ di Guareschi e da altre pubblicazioni che, pur non essendo dichiaratamente politiche, non si sottrassero a un impegno evidentemente avvertito come irrinunciabile. Almeno due questioni risultavano particolarmente gravi. Innanzitutto la situazione economica, in secondo luogo il futuro di Trieste, dal momento che non si era arrivati a un accordo sull’individuazione di un governatore centrale per l’intera area di interesse, mentre la zona A (Trieste e circondario) era ancora divisa tra Usa e Gran Bretagna... Se l’intervento americano ‘lasciò senza fiato per la sua ampiezza, la sua astuzia, il suo flagrante disprezzo per tutti i principi di non ingerenza negli affari interni di un altro paese’, è nostra opinione che la scelta elettorale degli italiani sia stata determinata non tanto da meschine considerazioni di utilità immediata, quanto piuttosto da una più generale considerazione del panorama politico internazionale, e che quindi il risultato della Dc sia stato non di brogli, violenze o ‘madonne pellegrine’, ma di una accuratissima e capillare opera di informazione, condotta non solo dalla stampa nazionale ma anche soprattutto dai fogli politici locali, nel nostro caso ‘La Riscossa’, sui quali il dibattito era particolarmente acceso e agguerrito”.
“La Riscossa” era un periodico democristiano cremonese, “un settimanale pubblicato di sabato, salvo alcune edizioni speciali, costituito da un unico foglio di grande formato; a partire dal 1949 il formato raddoppia. Negli anni che ci interessano hanno ricoperto il ruolo di Direttore il Dottor Pavesi, il Prof. Lombardi e il Prof. Manfredi”.
Concludono Giovanni Biondi e Valeria Cantoni: “L’esito delle elezioni del 18 aprile superò anche le previsioni più ottimistiche e la vittoria della Dc, in un certo senso, sorprese gli stessi democristiani, come emerge, almeno a livello locale, dagli articoli della ‘Riscossa’ e come risulta dalla stampa nazionale... La conclusione delle elezioni fu... vissuta come una svolta epocale, come la chiusura dei conti rimasti aperti nel dopoguerra... A giudizio di Ginsborg fu invece l’attentato a Togliatti a segnare la fine di un’epoca. L’attentato, a opera di Pallante, il 14 luglio 1948, costituì l’occasione per l’ultimo momento insurrezionale del dopoguerra italiano. La reazione emotiva fu così forte che, in seguito, ci fu chi considerò semplicemente provvidenziale la vittoria di Gino Bartali al Tour de France, in quanto essa avrebbe distolto gli animi di molti da iniziative disastrose. Oltre a scioperi e manifestazioni, si verificarono gravi fatti di cronaca: a Torino gli operai della Fiat presero in ostaggio alcuni dirigenti, tra cui Valletta; in Toscana un carabiniere e un poliziotto furono uccisi nei disordini. Il caso più clamoroso si verificò a Genova, dove il movimento di protesta mise in seria difficoltà la Questura, che dovette ricorrere all’aiuto dell’Anpi. Dopo l’incertezza iniziale, il governo De Gasperi riprese saldamente il controllo della situazione. Curiosamente ‘La Riscossa’ dedica al fatto solo poche righe nella rubrica ‘Caleidoscopio’ del n. 27, nel n. 28, un articolo di fondo intitolato ‘La Cgil ha receduto dal suo atteggiamento fazioso’ sottolinea il prevalere in tutti del buon senso davanti alla fermezza del Governo”.
Per quanto riguarda il tentato assassinio di Togliatti, la ricostruzione di Giovanni Biondi e Valeria Cantoni coincide esattamente con i ricordi del padre di chi scrive, che dopo l’attentato vide arrivare a Cremona “gente dalle campagne, che veniva con delle carriole piene di fieno, che sarebbe servito per appiccare incendi a edifici cui queste persone volevano dare l’assalto. Fortunatamente la vittoria di Gino Bartali al Tour de France li distrasse dai loro propositi di violenza, tutti si misero a festeggiare e così le cose si risolsero pacificamente”.Concludono Giovanni Biondi e Valeria Cantoni: “L’esito delle elezioni del 18 aprile superò anche le previsioni più ottimistiche e la vittoria della Dc, in un certo senso, sorprese gli stessi democristiani, come emerge, almeno a livello locale, dagli articoli della ‘Riscossa’ e come risulta dalla stampa nazionale... La conclusione delle elezioni fu... vissuta come una svolta epocale, come la chiusura dei conti rimasti aperti nel dopoguerra... A giudizio di Ginsborg fu invece l’attentato a Togliatti a segnare la fine di un’epoca. L’attentato, a opera di Pallante, il 14 luglio 1948, costituì l’occasione per l’ultimo momento insurrezionale del dopoguerra italiano. La reazione emotiva fu così forte che, in seguito, ci fu chi considerò semplicemente provvidenziale la vittoria di Gino Bartali al Tour de France, in quanto essa avrebbe distolto gli animi di molti da iniziative disastrose. Oltre a scioperi e manifestazioni, si verificarono gravi fatti di cronaca: a Torino gli operai della Fiat presero in ostaggio alcuni dirigenti, tra cui Valletta; in Toscana un carabiniere e un poliziotto furono uccisi nei disordini. Il caso più clamoroso si verificò a Genova, dove il movimento di protesta mise in seria difficoltà la Questura, che dovette ricorrere all’aiuto dell’Anpi. Dopo l’incertezza iniziale, il governo De Gasperi riprese saldamente il controllo della situazione. Curiosamente ‘La Riscossa’ dedica al fatto solo poche righe nella rubrica ‘Caleidoscopio’ del n. 27, nel n. 28, un articolo di fondo intitolato ‘La Cgil ha receduto dal suo atteggiamento fazioso’ sottolinea il prevalere in tutti del buon senso davanti alla fermezza del Governo”.
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