Cremona, con lo smog qui non si respira

Preoccupano i dati diffusi da Legambiente, la città del Torrazzo è quella con la maggior presenza di polveri sottili. Alto anche il livello di ozono nell’atmosfera, a rischio la salute


di Enrico Galletti 
I dati sono inequivocabili, rilevati giorno dopo giorno dalle centraline ARPA presenti in tutti i capoluoghi di provincia, e racchiusi in un dossier che mette in fila, città dopo città, il livello di salubrità dell’aria. Il numero fatidico è 35: la quantità di giorni in cui la fin troppo generosa normativa tollera una concentrazione di polveri sottili sopra la soglia dei 50 microgrammi/mc. 
Un livello abbondantemente superato, in alcuni casi raddoppiato oppure triplicato, come a Milano per ben tre volte dall’inizio di ottobre, nonostante i riscaldamenti delle case siano ancora spenti. Ma è Cremona a registrare il record di smog e di superamento dei limiti. La città del Torrazzo, bella e inquinata, con un livello di Pm10 di 105 punti, registrato nell’inverno del 2017, presenta di gran lunga la soglia superiore di tutta la regione. Segue Pavia, tenendosi pur a debita distanza, con un indicatore che segna quota 101, poi Milano con 97 e di seguito Lodi, Mantova, Monza e Brescia. Un’aria irrespirabile, dunque, nella nostra città, com’era già stato rilevato nei mesi scorsi. Ora, con i dati di Legambiente, arriva la dimostrazione del peso specifico dei troppi veicoli a motore, soprattutto diesel, che circolano a tutte le ore del giorno. Il dossier si muove anche su un altro fronte, quello dell’ozono. «Si tende a considerare l’inquinamento estivo da ozono un problema minore rispetto a quello dello smog invernale – spiega Barbara Meggetto, presidente lombarda di Legambiente –. Ma è sbagliato sia per gli impatti sulla salute, che sono amplificati dal maggior tempo passato all’aria aperta rispetto alle stagioni fredde, sia perché i due inquinamenti condividono la stessa origine: i micidiali NOx, le cui principali fonti emissive sono i motori dei veicoli, soprattutto quelli diesel». Anche per l’ozono, come per le polveri, esiste un valore di media mobile diurna che non deve essere superato, e una tolleranza massima, e tassativa, di 25 giorni di superamento. 
L’estate 2018, però, ha registrato un record mai visto: il valore limite è stato superato in tutti i capoluoghi lombardi, con valori molto alti anche a Cremona. A Brescia, addirittura, i giorni di superamento della soglia di 120 microgrammi di ozono sono stati 101 nell’arco del semestre estivo 2018. Se poi si valutano, in una visione globale, i dati del supera- mento dell’ozono e quelli dell’oltresoglia delle polveri sottili si realizza che, in un anno, gli abitanti delle città lombarde respirano aria insalubre e fuorilegge un giorno su due. Il dato, allarmante, non ha paragoni in Europa. «Di fronte a questi numeri – conclude Meggetto - è chiaro che per la Lombardia, e in generale le regioni del bacino padano, le misure di limitazione delle emissioni inquinanti, a partire da quelle dovute ai diesel, devono diventare una assoluta priorità, e non più per i soli mesi invernali».

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