Dall’Europa stop all’ora solare ma ognuno farà come vorrà

Soprattutto i paesi del Nord spingono per posticipare di poco il buio serale 


di Federico pani 
Con la tecnologia digitale, il passaggio dall’ora legale all’ora solare, che avverrà stanotte alle 3 del mattino, è diventato piuttosto indolore: quasi tutti i dispositivi che regolano i nostri cicli di veglia e di sonno si adeguano diligentemente, solo qualche resi- duo bellico, come gli orologi a lancette, o i refrattari display di qualche macchina ed elettrodo- mestico resteranno ancora nostalgicamente ancorati, domani, al tempo antico. In realtà, lo si voglia o no, più che l’ora di sonno guadagnata – le tre di notte torneranno ad essere le due, sta- notte – il buio di domani, che ci coglierà verso l’ora del the, non lascerà dubbi. L’ora solare ci accompagnerà fino al 31 marzo. E quello, forse, sarà l’ultimo spostamento di lancette che faremo. L’84% dei 4,6 milioni di cittadini consultati da Bruxelles, infatti, si è detto favorevole alla cancellazione di un qualsiasi cambio di orario durante l’anno, in un referendum che ha coinvolto prevalentemente
il Nord Europa. Il risultato è netto e vede dalla parte dei nordici il Presidente della Commissione Europea, Jean- Claude Junker, del tutto intenzionato a venire incontro alla loro volontà. 
Del resto, la faccenda dell’ora le- gale o solare unica è vissuta in modo piuttosto serio pratica- mente dovunque nel Nord Europa. In Germania e in Polonia, il dibattito (acceso) verte sui problemi di salute; in Svezia, Finlandia, e nei Paesi baltici la si butta più su una questione di comodità; in Francia, chissà, potrebbe essere una ricetta per curare il malumore. Fatto sta che, in effetti, chi risulta avvantaggiato dal cambio di orario sembrano essere i soli Paesi mediterranei, dove la durata delle giornate non varia poi molto da estate e inverno; e un’ora di luce in più nei mesi primaverili ed estivi può fare comodo. Nel Nord Europa, dove la luce d’estate cala presto, alle 21.30 a Berlino e alle 22.50 a Helsinki, invece, il cambio sembra inutile. 
Dal punto di vista della salute, il parere degli esperti è discorde, tanche che nemmeno il Parlamento tedesco è riuscito a dirimere la questione, pur avendo commissionato a degli esperti uno studio ad hoc. In Polonia, invece, le idee sembrano più chiare: per molti, il cambiamento causerebbe danni all’organismo, inappetenza, disturbi del sonno (ciò significherebbe anche: più incidenti in macchina) e aumenterebbe il rischio di infarto. Ma che dire a chi sostiene che più luce significa anche più tempo trascorso all’aria aperta e, quindi, più sport? 
Che lo si voglia o no, se il Parla- mento dovesse approvare la proposta e, con lui, i Pesi membri, l’Europa diventerebbe una ma- tassa di fusi orari difficilmente districabile: Danimarca, Germania, Francia e Finlandia direbbero addio all’ora legale, Polonia, Cipro, Portogallo a quella solare. Il Belgio adotterebbe volentieri l’ora solare, mentre l’Olanda preferirebbe mantenere tutto l’anno quella legale. Ma nonostante le avvisaglie del caos, Junker tira dritto: dal 2019, ha detto, gli europei avranno il diritto di scegliere tra l’ora solare e quella legale. E così, dopo il novembre del prossimo anno, scaduto il mandato, il Presidente potrebbe essere ricordato come l’uomo politico che, no, non è riuscito a fermare il populismo, ma che però ha abbattuto la perniciosa dittatura del passaggio all’ora legale. 

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