Ecobonus, da inizio marzo detrazioni per le auto “green”

SGRAVI FISCALI • Dal 1 marzo al via anche all’ecotassa, che interesserà le auto di lusso e non le utilitarie 

Dopo la scadenza dello scorso 31 dicembre, la conferma delle detrazioni era arrivata con la manovra del 2018 per gli interventi e le ristrutturazioni domestiche. Ma l’attenzione, parlando di ecobonus, si è ora spostata sul fronte delle automobili. In questo ambito, gli incentivi, che partiranno dal prossimo 1 marzo, sono divisi in due fasce. L’appartenenza alle due categorie che determinano l’importo detraibile varia in base alla quantità di emissione di anidride carbonica del veicolo. A queste categorie, però, si effettua un’ulteriore divisione, che varia a seconda che si consegni, o meno, una vettura da rottamare al momento dell’acquisto dell’auto nuova. In tutti i casi la spesa massima sostenibile è di 50mila euro iva esclusa e di 61mila euro iva inclusa. Questo requisito, fondamentale per avere accesso alla detrazione, esclude quindi alcuni modelli di auto, che superano la soglia di prezzo fissata. È il caso, ad esempio, della Porsche Panamera Hybrid o, più semplicemente, della Volvo V60 T8 ibrida (che parte da 62.675 euro di listino). Fatte queste premesse, l’ecobonus prevede uno sconto di 6mila euro in caso di acquisto di un’auto con emissioni di CO2 che vanno da 0 a 20 grammi per chilometro (compresa l’auto da rottamare) e di 4mila euro senza alcuna rottamazione. Nella fascia successiva, da 21 a 70 grammi di anidride per chilometro, la detrazione è di 2.500 euro con rottamazione e di 1.500 euro senza. Bisogna prestare attenzione però anche alla data del contratto di acquisto dell’auto, che per rientrare nell’ecobonus deve essere stipulato dopo il primo marzo 2019. Il termine ultimo, invece, è quello del 31 dicembre 2021. Di pari passo con l’ecobonus si parla anche dell’ecotassa, una somma da pagare solo su auto molto costose e con emissioni con 20 punti in più rispetto alla norma originaria, quindi non sulle utilitarie. La norma originaria prevedeva che sopra i 110 grammi di CO2 per chilometro si dovesse pagare una cifra fissa che partiva da 150 euro per le vetture fino a 120 g/km e che saliva progressivamente fino ad un massimo di 3.000 euro per le auto che emettono oltre 250 g/km. Dal 1 marzo, invece, la tassa ammonterà a 1.100 euro per emissioni tra 161 e 175 g/ km, 1.600 euro fino a 200,  2mila euro fino a 250 e 2.500 sopra i 250 g/km. A inizio anno erano stai prorogati gli sgravi fiscali relativi alle ritrutturazioni e agli interventi domestici. D’altro canto, sarebbe stato poco produttivo imporre lo stop a un piano che, stando ai dati del Cresme, ha attivato investimenti per 292,7 miliardi di euro dal 1998 ad oggi, con il record del 2018, che ha visto spese pari a 28,6 miliardi. Resta anche quest’anno la detrazione del 50% per la manutenzione ordinaria, ad esempio la tinteggiatura (ma solo sulle parti comuni dei condomini), il cambio degli infissi, l’installazione di impianti fotovoltaici e porte blindate. La spesa minima per poter usufruire dello sconto è fissata a 96mila euro per unità immobiliare. Ma c’è anche il bonus mobili, che prevede la detrazione del 50% per l’acquisto di grandi elettrodomestici ed arredi. In questo caso, la spesa massima è di 10mila euro per intervento. Sono escluse dal piano le piccole opere che non rientrino nella categoria della manutenzione ordinaria. 

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