Le nuove etichette premiano il Made in Italy

SENATO • Diventa obbligatorio inserire il luogo di provenienza di tutti gli alimenti in commercio 


di Benedetta Fornasari 
Dopo la norma nazionale che, nel 2017, ha introdotto l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima per la pasta, il riso, il latte e derivati, pelati e concentrati del pomodoro e pollo, l’Aula del Senato ha recentemente approvato il cosiddetto Decreto Semplificazioni - ora all’esame della Camera dei Deputati - contenente anche un emendamento che consente di adeguare ed estendere l’etichettatura obbligatoria del luogo di provenienza geografica a tutti i cibi messi in commercio. 
In materia di trasparenza alimentare la legislazione italiana si conferma sempre un passo avanti rispetto a quella europea. È bene ricordare che l’etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti è stata introdotta per la prima volta in tutti i Paesi dell’Unione Europea nel 2001, dopo l’emergenza mucca pazza, ma limitatamente alla carne bovina, al miele e alle uova. Dieci anni dopo è entrato in vigore il Regolamento UE 1169/2011 che ne ha imposto l’adozione anche per le carni ovine, caprine, suine e avicole. La norma comunitaria che disciplina la materia permette, tuttavia, ai singoli Stati di introdurre alcune deroghe nazionali che ovviamente devono essere notificate a Bruxelles. L’industria agroalimentare, le associazioni di categoria e i consumatori hanno espresso grande soddisfazione per l’introduzione delle nuove etichette che premiano il Made in Italy, certificandone origine e qualità. Un aumento della tutela e della informazione degli acquirenti, nell’ottica della tracciabilità degli alimenti e di acquisti consapevoli, scongiurando così il pericolo delle contraffazioni dei prodotti italiani. Coldiretti Cremona, in modo particolare, esulta per il provvedimento, considerato dal Presidente Paolo Voltini «una vittoria per i cittadini italiani e un’importante conquista per la nostra agricoltura». Dello stesso avviso anche il presidente di Coldiretti Italia, Ettore Prandini, il quale ha sottolineato che «sarà finalmente possibile conoscere la provenienza della frutta impiegata in succhi, conserve o marmellate, dei legumi in scatola o della carne utilizzata per salami e prosciutti, finora nascosta ai consumatori. Una misura importante anche di fronte al ripetersi di scandali alimentari nell’Unione Europea dove si sono verificati nel 2018 quasi dieci allarmi al giorno sul cibo che mettono in pericolo la salute dei cittadini e alimentano psicosi nei consumi per le difficoltà di confinare rapidamente l’emergenza. Le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo ingiustamente in difficoltà interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro.» E ora l’Europa che fa? Si adeguerà all’Italia? 

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