Malvezzi: bene i social, ma è meglio la stretta di mano

VERSO LE ELEZIONI


SULL’INCENERITORE
«Impossibile chiuderlo nel 2024, Galimberti vendendo LGH ad A2A ha fatto come Totò quando vendette la Fontana di Trevi»
STRADA SUD
«via giordano, con oltre 20mila passag- gi auto al giorno, già oggi è una tangenziale. Faremo il referendum, non temiamo l’esito»
CONSULTA STRANIERI
«Il modo migliore per creare ghetti. Votò meno del 7% degli aventi diritto, a dimo- strazione che loro per primi non ci credono»
SULLA MAGGIORANZA USCENTE
«a una giunta in cui nessuno ha una partita iva non si puo’ chiedere il rilancio economico. nessuno di loro si e’ mai guadagnato il pane aprendo un’attivita’»


VANNI RAINERI 
Quello della ricerca del candidato di centrodestra è stato un percorso decisamente tortuoso, ma che alla fine è riuscito a mantenere la coesione attorno al nome di Carlo Malvezzi.

 Malvezzi, c’è chi dice che dopo il ko regionale beffardo col record di voti (3852) lei si giochi molto. 
«Nel 2018 non ho perso, ottenendo un successo personale indiscutibile, con 1300 voti solo in città. Non fui eletto perché Forza Italia ottenne un basso consenso. Detto questo, non sono il tipo che si muove per calcoli personali ma rispondo alle richieste che mi sono state fatte: a chiedermi di candidarmi sono stati Berlusconi, Salvini e Meloni (oltre naturalmente a molti cittadini cremonesi), e ho ritenuto di mettermi a disposizione». 

Anche chi la critica non può fare a meno di apprezzare la sua presenza sul territorio, un po’ come è sempre avvenuto per Torchio ad esempio, sia pur in campo avverso. 
«Ho imparato a fare politica da persone che si sono sempre spese partendo da un’idea reale di servizio al popolo. Ho osservato chi era meglio di me mantenendo i piedi per terra e un rapporto costante con la gente. L’ho fatto da consigliere comunale di minoranza nel 2004, poi da vicesindaco quando ricevevo oltre mille persone all’anno, poi l’ho fatto da consigliere regionale su un territorio così vasto. E continuo a farlo ora». 

Questo mentre oggi va di moda un approccio più social... 
«Servono entrambi: la tecnologia aiuta a tenere vivo un rapporto, ma a costituirlo è la stretta di mano. La mia campagna elettorale sarà totalmente in strada, nei negozi, nelle case e nelle aziende».

Il vento politico nazionale è favorevole, ma il rapporto con gli alleati problematico. Quanto incideranno i due fattori? 
«Il confronto politico è normale quando la coalizione è composita, ma i temi su cui troviamo convergenza sono moltissimi: stiamo lavorando assieme con grande compattezza, e sono certo che i cremonesi, delusi dall’ultima esperienza amministrativa, daranno consistenza a questo desiderio di cambiamento con il voto all’unica forza in grado di fare una proposta alternativa». 

Il contratto che gli alleati le hanno fatto firmare è oneroso?
«Non mi è pesato per nulla perché si tratta di contenuti che il centrodestra sta portando avanti ovunque anche a livello regionale. Se avessi avuto conflitti con la mia coscienza non l’avrei firmato». 

Uno dei punti riguarda la chiusura della consulta stranieri. Ma non pensa che possa servire avere un riferimento per facilitare l’integrazione? 
«Questi organismi senza potere né rappresentanza sono il modo migliore per creare ghetti. Per la consulta votò meno del 7% degli aventi diritto, a dimostrazione del fatto che sono loro per primi a non credere a questo strumento. Chi vuole essere attivo nella società può partecipare alla vita reale, e non artificiale di una sinistra che ha voluto imporre a tutta Italia un modello di integrazione che ha fallito completamente. Ci sono i comitati di quartiere, cui si può partecipare non come stranieri ma come cittadini. In caso contrario li si ghettizza, tanto è vero che hanno rifiutato quello che era uno strumento di demagogia».

Lei insiste spesso sul rilancio economico della città. Ma cosa può fare un comune? 
«Può fare molto perché non parlo di investimenti pubblici che oggi scarseggiano. Può attivare rapporti di collaborazione e infondere quell’entusiasmo che ritrovo ogniqualvolta varco la soglia di un’azienda. Oggi il Comune è gestito come una Onlus mentre va gestito come un’azienda nel senso più nobile del termine, con obiettivi concreti di crescita economica, un’assistenza che non sia assistenzialismo, percorsi formativi per giovani, sicurezza per famiglie e anziani». 

La maggioranza ha bocciato senza appello la strada sud, voi la rilanciate. 
«Questo è uno degli apici della deriva ideologica di questa amministrazione. Noi (la giunta Perri, ndr) inserimmo la sua previsione dopo uno studio approfondito sui flussi di traffico e interviste agli utilizzatori. Via Giordano registra oltre 20mila passaggi al giorno ed è di fatto già oggi una tangenziale, snaturando la sua funzione originaria. Da qui il progetto della Strada Sud, che ha ottenuto anche una valutazione positiva della Sovrintendenza. Non è quindi un intervento devastante, ma collega 5 pezzi di strada esistenti dando una risposta concreta al problema. Noi siamo per affrontarli, i problemi, non bypassarli. In risposta alla richiesta di referendum da parte di 3mila persone, noi che crediamo nella partecipazione reale alla vita democratica, lo faremo, aprendo con la città un confronto reale sul progetto e sul futuro di Cremona. Non abbiamo paura dell’esito».

Un tema che ha rilanciato è la navigazione sul Po, ma sappiamo come la mancata regimentazione delle acque la renda problematica. 
«Il fiume è malato, ed è una risorsa che altri paesi europei hanno saputo gestire in modo efficiente. Io voglio che il tema del Po come autostrada naturale d’acqua torni a pieno titolo nell’agenda regionale e nazionale anche perché ci sono fondi europei che possono coprire il 50% del costo delle opere per renderlo navigabile. Occorrono volontà politica, visione e coraggio. Io li ho».
«Cremona – prosegue Malvezzi – ha anche bisogno di una buona gestione del quotidiano: si pensi che abbiamo riempito le case di pattumiere e fino a mezzogiorno abbiamo i rifiuti in strada. Oggi le soluzioni banali non funzionano più, serve coraggio per soluzioni nuove. Cremona deve avere un respiro più grande, accettare sfide più coraggiose, serve gente con idee e voglia. Da una giunta in cui
nessuno ha una partita Iva non si può chiedere il rilancio economico: nessuno di loro si è dovuto guadagnare il pane aprendo un’attività, con tutto il rispetto per le professioni anche importanti che ricoprono».

Tra le sue proposte anche il rilancio della Galleria. 
«In centro abbiamo un punto aggregativo che funziona: piazza della Pace. Dobbiamo moltiplicare questi luoghi caratterizzandoli, rendendoli attrattivi per fasce diverse della popolazione. La Galleria è il nucleo centrale, ricordiamo tutti com’era 30 anni fa: dobbiamo investire per riportarla com’era allora. E’ una struttura privata ma con coraggio si possono muovere investimenti. Immagino un luogo pulito, vivibile anche in inverno, dove le persone possano trascorrere momenti piacevoli, tra un caffé e un libro. So che è un progetto ambizioso, ma noi lo siamo». 

Pare voglia cambiarle anche nome: Galleria Tognazzi e non più XXV aprile. 
«Per una sorta di parallelo con la Galleria Sordi a Roma. Mi piace l’idea perché rappresenterebbe anche il gusto delle cose belle e buone che piacevano a lui». 

Certo togliere l’intitolazione al 25 aprile proprio ora...
«Io voglio guardare avanti, non indietro». 

A proposito di Tognazzi, e il cinema di via Verdi? 
«E’ di proprietà privata, il che non impedisce un’interlocuzione per rilanciarla. Io ci vedrei bene una piazzetta coperta in cui coesistano più attività che si affaccino magari su una bella fontana: insomma, serve ricreare un contesto favorevole al vivere bene». 

E per vivere bene il centro è proprio necessario riportarci le auto? 
«Il centrosinistra ha esteso in modo sconsiderato le limitazioni al traffico, e se dovessero rivincere (ipotesi che considero improbabile) vorrebbero estenderle ulteriormente, senza dotare la città di servizi adeguati. Solo il 5% dei cittadini usa i mezzi pubblici, che sono obsoleti e non arrivano nel cuore della città. Il risultato è che in centro sono transitati 30mila mezzi in meno in un anno, e i passaggi pedonali sono calati dell’1,5% (9mi- la). Con questo turnover di aperture e chiusure di negozi, dobbiamo interrogarci del perché la formula sia fallita. Perché anche qui è stato usato il metodo della ideologia. Serve un corridoio per collegare via Manzoni a via Marconi per non allungare i percorsi, e quindi inquinare, ed evitare il disorientamento dei cittadini di fronte ai varchi». 

Ha parlato di mezzi pubblici obsoleti. Abbiamo chiesto a Galimberti come mai a Cremona siano stati acquistati bus diesel mentre nelle città vicine sono arrivati mezzi a metano o elettrici. Ha risposto che dipendeva dal bando, che va cambiato. 
«Km l’ha venduta lui: il comune aveva una partecipazione. Ma il tema è sul tipo di città che vogliamo. Credo che il trasporto pubblico cittadino vada semplificato nelle tratte, fatto con mezzi elettrici di dimensioni ridotte che portano la gente nel cuore della città, con una frequenza rapida e abbonamenti a buon mercato. Oggi i mezzi in a cune strade non transitano più, e paradossalmente ci sono “elefanti” che circolano in vicoli stretti creando intasamento e rallentando il traffico. Tutto il tema va ripensato». 

Un tema caro a Malvezzi è quello dei contenitori urbani.
«Questi immobili vanno restituiti alla città, come il vecchio ospedale e altri oggi fermi. Si tratta di immobili di grandi dimensioni il cui acquisto e ristrutturazione non erano economici, per questo non partimmo con la giunta Perri. Il criterio è la concessione a lungo termine, in modo che l’operatore non sia costretto ad investire subito sull’acquisto, ma si ragiona con lui. La priorità è restituirli alla collettività». 

Per l’ex Manfredini ha proposto nel frattempo un parcheggio temporaneo.
«Quello dell’aumento dei parcheggi è un altro tema, finalizzato anche all’abbassamento del prezzo orario. La nostra filosofia è completamente diversa rispetto alla semplice gestione quotidiana. La sistemazione della piazzetta Coppetti di via Goito è un affronto a un uomo che si è distinto per la ricerca della bellezza: è una spianata di ghiaia aberrante di stampo sovietico; noi vorremmo realizzare un parcheggio con rotazione a pianterreno e una piazza rialzata con punto ristoro ed esposizione stabile delle opere di Coppetti». 

Sempre il sindaco annuncia la chiusura dell’inceneritore nel 2024. 
«Impossibile. Galimberti ha fatto come Totò quando vendette la fontana di Trevi. Ha venduto la maggioranza di Lgh a A2a abbassando la quota di proprietà dal 30% al 15%: chi ha acquistato quell’impianto l’ha pagato per il valore reale ma anche per la prospettiva di business collegata. Se hai il 15% come puoi incidere sulla scelta di soggetti che hanno come scopo generare business? E’ una promessa senza vergogna, siamo al teatro dell’assurdo. Noi chiediamo che l’inceneritore sia fatto funzionare bene, con sistemi all’avanguardia per garantire il rispetto dell’ambiente. Poi quell’impianto è collegato al teleriscaldamento, quindi se cambiassimo fonte di approvvigionamento dovremmo realizzare una centrale a turbogas o a biomasse, con un megaintervento a spese dei cittadini, costretti a pagare una bolletta maggiorata del 30%». 

Sta di fatto che il nostro è un inceneritore ormai di vecchia concezione.
«Esiste uno studio commissionato da Comune, Regione e Arpa in cui si scandagliano dieci possibili scenari. E’ emerso che quelli che garantivano un maggiore equilibrio economico e ambientale con scadenza 2024 erano il revamping e l’abbattimento per farne uno più potente. Le scelte vanno fatte e la politica deve assumersi le responsabilità, senza che prevalga l’ideologia». 

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