Cimice asiatica, allarme per le colture

COLDIRETTI • I danni possono colpire fino al 40% dei raccolti. Il rimedio? La vespa samurai 



benedetta fornasari 

Non c’è tregua per le nostre campagne. Dopo il maltempo, che nel mese di maggio ha flagellato i campi e messo in crisi le produzioni agricole del Nord Italia, ora bisogna fare i conti con l’invasione di sciami di cimici. Non la solita cimice verde che si diffonde con l’arrivo dell’autunno bensì quella marmorata asiatica, di colore marrone, il cui nome scientifico è Halyomorpha halys. Un insetto alieno nel territorio italiano ma noto dal 2012, anno della sua prima comparsa nel nostro Paese, che prolifica in primavera con l’arrivo del caldo. Questa specie originaria dell’Asia orientale, in particolare del Taiwan, della Cina e del Giappone, si riproduce due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta e risulta particolarmente pericolosa per gli alberi da frutta soprattutto meli, peri, peschi, ciliegi e albicocchi. L’allarme cimice asiatica ha colpito maggiormente il Friuli, il Veneto, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e la Lombardia nelle zone del lodigiano e del mantovano, mentre in provincia di Cremona si rilevano consistenti danni alle coltivazioni di kiwi, zucca e piante da vivai presenti nel distretto del casalasco e del cannetese. Secondo Coldiretti, nei terreni invasi da questo insetto, i danni possono arrivare fino al 40% dei raccolti protetti da reti o altre barriere fisiche che comunque non scongiurano il problema. I metodi chimici e quelli meccanici non sono risolutivi, mentre la soluzione sembra trovarsi in natura grazie all’utilizzo dei cosiddetti antagonisti naturali e, nella fattispecie, della vespa samurai scientificamente chiamata Trissolcus japonicus. La Commissione Agricoltura del Senato ha recentemente chiesto al Governo di dare massima priorità all’adozione del decreto ministeriale che prevede un’azione di contrasto all’invasione delle cimici asiatiche immettendo appunto la vespa samurai, una specie non autoctona proveniente anch’essa dall’Asia. In pratica, questo particolare tipo di vespa, priva di pungiglione e quindi non pericolosa per l’uomo, deponendo le proprie uova all’interno di quelle della cimice porta alla nascita di un parassitoide colonizzatore, evitandone così la riproduzione. 
Abbiamo chiesto a Paolo Alloni, responsabile economico della Federazione provinciale Coldiretti Cremona, come si presenta la situazione nel nostro territorio. Quali sono le coltivazioni colpite dalla cimice asiatica? 
«Tra il mese di maggio e quello di agosto l’insetto attacca, oltre a una vasta gamma di piante da frutto, anche ortaggi e cereali come zucca, fagiolino, pisello, mais, soia, pomodoro e altre solanacee. Attraverso il proprio apparato boccale, la cimice perfora il tegumento esterno dei frutti spingendosi in profondità e generando delle aree necrotiche che provocano danni sia qualitativi che quantitativi. In provincia di Cremona si contano già danni rilevanti su coltivazioni di kiwi, cereali, pomodoro e piante con la corteccia tenera come catalpe, betulle, frassini, gelsi, pioppi e robinie». 
Oltre alla vespa samurai, esistono altre specie di antagonisti naturali o altri rimedi efficaci per contrastare la cimice asiatica? «Halyomorpha halys arriva dall’Asia, dove sono presenti limitatori naturali che riescono a mantenerla efficacemente sotto controllo. In Europa e in Italia però è arrivata da sola, senza antagonisti. In Lombardia ci sono tante cimici nostrane tenute a freno da parassiti oofagi, vale a dire che si nutrono di uova, ma che non sembrano essere efficaci contro la cimice asiatica. La lotta biologica all’insetto è oggetto di studi i cui risultati saranno visibili nei prossimi anni. Attualmente, per contenere i danni, possiamo utilizzare i soliti metodi tradizionali come le reti di protezione per le colture o l’uso di insetticidi per i quali, al fine di ottimizzare al meglio gli interventi di difesa, è fondamentale attuare un monitoraggio con trappole a base di feromoni, così facendo si può sapere quando la cimice si muove nel territorio e si possono evitare eccessivi inter- venti come avvenuto negli anni scorsi».


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