Dove? In spiaggia, in Italia, sul web

operazione vacanze
Le scelte degli italiani Il 79% DeI nostri connazionali rimane all’Interno dei confini, poco piu’ del 20% sceglie l’estero: al primo posto la Spagna, poi la Francia 


L’estate è partita, tanto che pure il clima si è adeguato in fretta (fin troppo) al calendario. Gran parte degli italiani ha iniziato da tempo a pensare alle vacanze che si stanno avvicinando: manca poco più di un mese. Già perché agosto continua ad essere il mese delle vacanze per gran parte dei nostri connazionali. La fortunata minoranza sfrutterà spiagge meno affollate, prezzi più bassi, ristoranti senza code e via dicendo. Rispetto a quanto accadeva solo una decina di anni fa, è molto difficile stabilire le abitudini dei cremonesi: un tempo bastava rivolgersi alle agenzie di viaggi e si aveva un quadro abbastanza completo, essendo coloro che si affidavano al web una minoranza. Oggi il quadro si è profondamente modificato: una ricerca Istat fatta sui dati del 2018 ha stabilito che il 56,2% degli italiani ha prenotato la vacanza (o anche il week end) direttamente (il 46% del totale lo ha fatto sul web), il 36,5% è partito senza alcuna prenotazione e solo il 6,6% si è rivolto ad agenzie e tour operators. I mezzi di trasporto utilizzati sono stati l’auto (59,2%), l’aereo (19,8%), il treno (10%), il pullman (3,8%) e la nave (3,4%). I viaggi nel 2018 sono stati quasi 79 milioni (+19,5%), di cui il 79,3% in Italia +16,7%) e il 20,7% all’estero (+31,4%). Tra questi ultimi, l’83,5% ha scelto l’Europa, con la Spagna prima meta. Come vedremo, quest’anno si prevede che la scelta estera sia in ulteriore, forte, crescita. 
Complessivamente, sempre secondo la ricerca Istat, le mete privilegiate per le vacanze lunghe sono state la Puglia (13,1%) e l’Emilia Romagna (9,9%), per quelle invernali svetta il Trentino Alto Adige (31%). In autunno prevale la Lombardia (14,2%), in autunno la Toscana (14,1%). Quanto all’estero, come detto la Spagna è la meta preferita per le vacanze lunghe (12,6%), la Francia per quelle brevi (17,6%), favorita ovviamente dalla vicinanza. Il turismo è dunque una voce importante e crescente per l’economia nazionale, e anche per la spesa delle famiglie.
Una voce importante soprattutto se si considerano la presenze straniere sul nostro territorio. Nel 2018 gli stranieri hanno speso 41,7 miliardi di euro, il 6,5% in più rispetto al 2017, quando già si era cresciuti del 7,7% rispetto all’anno prima. I pernottamenti hanno raggiunto quota 214 milioni, e i visitatori si avvicinano alla fatidica soglia dei 100 milioni, anche se lo spazio per migliorare è ancora enorme. Si pensi che a livello mondiale al primo posto resiste la Francia, davanti alla Spagna (in calo) e agli Stati Uniti. L’Italia è al quinto posto, alle spalle della Cina. 
La parte del leone la fanno i turisti provenienti dalla Germania. Curioso che l’Italia abbia un numero di strutture ricettive superiore alla Francia. Quanto alle mete principali, il 67% del business è focalizzato in 5 regioni: Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana e Campania. Ma fortunatamente a crescere di più (+13% in ciascuno degli ultimi due anni) è il centro-sud, la vera miniera d’oro che ancora non si riesce a far fruttare per una serie di motivi. 

LA TASSA DI SOGGIORNO 
Le attività collegate al turismo generano in Italia 88 miliardi di euro, ma spesso si tende a spillare il più possibile dal visitatore. Lo dimostra la ritrosia con cui si accolgono giovanissimi che hanno bassa possibilità di spesa, ma che saranno i turismi danarosi di domani, che sceglieranno i loro viaggi anche per l’esperienza accumulata in precedenza. Ma lo dimostra anche l’entità delle tasse di soggiorno, che sono tra le più alte d’Europa. 
La tassa di soggiorno è quella tassa che si paga per il semplice fatto di pernottare in un Comune. In Italia nel 2019 si calcola un aumento del 16,2% rispetto al 2017, che corrisponde a 75 milioni di euro in più incassati dai comuni, che anche in questo modo si rifanno del taglio dei fondi statali. I nuovi comuni italiani che hanno introdotto la tassa nel 2018 sono stati 155, e la stima è che nel 2019 si salga a 1128. Ad introdurre l’imposta sono già stati 51 comuni, mentre altri 46 hanno deciso di aumentarla. Complessivamente la tassa di soggiorno fa incassare in un anno in Italia 800 milioni di euro. L’importo più elevato è quello che si versa a Roma, dove la tassa è di ben 7 euro e comporta un incasso di 130 milioni, contro i 45 di Milano e i poco più di 30 di Firenze e Venezia. All’estero si paga una tassa salata a Parigi (4,4 euro: qui è in vigore da 100 anni), molto meno a Lisbona (1 euro) e a Praga (50 centesimi). Ad Amsterdam e a Berlino invece è calcolata sul 5% del costo del pernottamento, negli Usa ha una parte fissa e una proporzionale mentre in Giappone si applica so- lo al di sopra di certe cifre. 

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