ECONOMIA • Dopo la nuova operazione Lactalis. Voltini: «Interessi nazionali da tutelare». Boselli: «Normale operazione di mercato»
La nuova operazione della multinazionale francese Lactalis mette in allarme i produttori italiani di formaggio, e divide ancora una volta le associazioni agricole cremonesi. Dopo l’acquisizione di Parmalat, Lactalis, che controlla già tra gli altri i marchi Locatelli, Invernizzi, Galbani, Vallelata e Cademartori, ha acquisito l’intero capitale della reggiana Nuova Castelli. Il nome non dirà molto ai
più, ma basti sapere che si tratta del principale esportatore di parmigiano reggiano ha 13 siti produttivi in Italia e 3 all’estero per un migliaio di dipendenti, e ha fatturato nel 2018 460 milioni di euro. Oltre al parmigiano reggiano, esporta anche mozzarella di bufala campana col noto marchio Mandara, e gorgonzola.
In una nota, Lactalis (che dopo questa operazione controlla ormai circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario) ha detto di aver affermato la sua leadership nella distribuzione dei formaggi italiani dop sui mercati internazionali, dove è presente in 140 paesi, e di essere pronta a sostenere i prodotti italiani dop nel mondo. Un modo per anticipare le polemiche, che però puntuali non si sono fatte attendere. Il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio ha detto che «faremo di tutto per tutelare l’agroalimentare dall’assalto delle multinazionali straniere».
Anche il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini è intervenuto sulla vicenda: «Vigileremo su un blitz che potrebbe cambiare gli equilibri di mercato, mettere a rischio la competitività del sistema produttivo nazionale e aprire le porte alla delocalizzazione, come già purtroppo è avvenuto con la Parmalat. Si è trattato di una vera e propria operazione lampo, messa a segno con la politica “distratta” dal confronto elettorale, che rischia di essere pagata dagli allevatori italiani ai quali la Lactalis ha infatti appena minacciato di ridurre unilateralmente il prezzo del latte alla stalla sottoscritto solo pochi mesi fa, in controtendenza rispetto all’andamento del mercato».
«Ci aspettiamo che su questa vicenda il Governo italiano tuteli gli interessi nazionali – ha commentato Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona e Coldiretti Lombardia – ed intervenga così come fece il Governo francese per i cantieri navali di Saint Nazaire. Nel 2017 Macron bloccò l’acquisizione da parte di Fincantieri della maggioranza del capitale dei cantieri francesi di Saint Nazaire, pretendendo di rinegoziare l’operazione per mantenere in mani francesi il controllo di un’azienda ritenuta strategica». La tutela dei marchi storici è una necessità per l’agroalimentare nazionale dopo che ormai secondo la Coldiretti circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione fino all’impiego della manodopera. Anche in questa vicenda l’agricoltura cremonese ha approcci diversi: se Coldiretti è assai critica, Confagricoltura (a Cremona Libera) è più aperta. Antonio Boselli (già commissario della Libera a Cremona e oggi presidente di Confagricoltura Lombardia, come Voltini salito al vertice regionale) ha parlato di una normale intesa di mercato, cui si deve rispondere con nuove forme di aggregazione, e comunque il mercato rimane nelle mani dei produttori italiani: il formaggio non può essere delocalizzato, pena il cambio del nome.
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