Malvezzi, la carta Salvini per la rimonta impossibile

BALLOTTAGGIO
L’ONDATA LEGHISTA NON HA SPINTO COME SPERAVA IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA. IPOTESI APPARENTAMENTO CON GIOVETTI
FUGA DA DESTRA
SONO MIGLIAIA I CITTADINI CREMONESI CHE HANNO VOTATO A DESTRA ALLE EUROPEE E GIANLUCA GALIMBERTI ALLE COMUNALI 


VANNI RAINERI 
Si va dunque al ballottaggio. L’ondata verde, ancor più forte di quanto previsto, non ha consentito a Carlo Malvezzi di prenotare lo scranno di sindaco di Cremona. Anzi, il candidato del centrodestra dovrà recuperare quasi il 5% dei voti rispetto al sindaco uscente Gianluca Galimberti, precisamente il 4,72%, corrispondente a 1744 voti. Non pochi. 
In una tabella abbiamo evidenziato i voti, sia in termini assoluti sia percentuali, raccolti dalle principali 5 liste nelle elezioni europee e amministrative a Cremona. Si tratta di Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Alle Europee l’88,9% dei cremonesi ha scelto uno di questi 5 partiti, mentre alle Comunali lo ha fatto solo il 73,51%. Ci sta, considerando che i due leaders erano sostenuti da liste civiche: ben 5 (oltre al Pd) per Galimberti e una (oltre a Lega, FI e FdI) per Malvezzi. Il punto è che proprio Galimberti, nonostante le altre 5 liste (che assieme hanno raccolto il 16% dei consensi) ha sfruttato l’incremento di voti del Pd alle Comunali: il 3% in più, corrispondente a 850 cittadini. 

MALVEZZI 
Ben diverso il quadro nel centrodetra, dove non basta il 4,4% ottenuto dall’unica lista civica (Viva Cremona) per giustificare la fuga di voti da chi nell’urna ha espresso voti diversi a seconda della scheda. Forza Italia è stata votata da 2876 elettori (7,98%) alle Comunali, 3518 (9,56%) alle Europee, Fratelli d’Italia da 1589 (4,41%) alle Comunali e ben 2559 (6,95%) alle Europee, e addirittura la Lega da 9023 (25,03%) alle Comunali a fronte dei 13158 (35,74%) delle Europee. Se ne deduce che 4135 elettori della Lega (il 31,5% di chi ha votato Salvini) hanno spostato il suo voto alle comunali, e lo stesso hanno fatto 970 elettori di Fratelli d’Italia (il 37,9%). Complessivamente, oltre un terzo degli elettori di Salvini e Meloni non hanno votato Malvezzi nella scheda amministrativa. E qui sta tutta la differenza, ed il lavoro che attende Malvezzi da qui al 9 giugno. 

GALIMBERTI 
Al contrario, il Pd ha raccolto 10084 voti alle Europee ed è salito a 10933 alle Comunali. Ne consegue che i 5600 voti circa andati alle 5 liste civiche arrivano in gran parte da elettori del centrodestra che hanno deciso di non sostenere Malvezzi (poco più di un migliaio si sono diretti verso Giovetti). Alcuni, certo, arrivano anche dai 5 Stelle che mancano all’appello di Nolli. La cosa si spiega con due constatazioni: il sindaco uscente ha un appeal che va oltre le forze politiche che lo sostengono, e il centrodestra ha pagato a caro prezzo, come preventivato, il percorso ad ostacoli che ha portato alla candidatura di Malvezzi quando il candidato ufficiale sembrava essere il leghista Zagni (che non a caso ha avuto un botto di consensi personali). 

GLI ALTRI CANDIDATI 
Luca Nolli ha pagato il calo del Movimento 5 Stelle e nel complesso ha ottenuto un risultato deludente: il 5,73% per 2116 voti (5 anni fa Lucia Lanfredi prese il 6,14%, pari a 2348 voti). I rimanenti 4 candidati hanno raccolto le briciole. Giovetti ha superato il 3%, ma beffardamente entrerà in Consiglio comunale solo in caso di vittoria al ballottaggio di Galimberti. Sul fronte della sinistra la Berardi ha raccolto l’1,45%, Madoglio lo 0,66%, mentre Ratti di CasaPound non è andato oltre lo 0,82%, perdendo una manciata di voti (20) rispetto al 2014. 

PREFERENZE 
Nonostante il successo al primo turno del centrosinistra, ci sono personaggi noti che non sono riusciti ad entrare in Consiglio (nemmeno nell’ipotesi di successo di Galimberti), come gli assessori uscenti Maurizio Manzi, Alessia e Barbara Manfredini. Nel centrodestra non ce la farebbe nemmeno nel caso di una clamorosa rimonta di Malvezzi l’ex assessore Jane Alquati. Recordman di preferenze, dopo il citato Alessandro Zagni (1134), è Santo Canale del Pd (371). 

LE STRATEGIE 
Galimberti ha la strada in discesa, ma deve fare molta attenzione. Oggi intanto partirà una biciclettata dalla sede elettorale alle ore 16 per arrivare a Parco Po lungo il fiume, col progetto “Cremona, si può”. Dal canto suo Malvezzi ha un solo obiettivo: convincere i potenziali elettori che al primo turno gli hanno voltato la faccia. E’ in arrivo un jolly prezioso: Salvini sarà a Cremona lunedì per tirargli la volata in vista del secondo turno. Saprà il Capitano convincere i suoi seguaci a votare l’indigesto candidato di Forza Italia? Ma per sperare nella grande rimonta Malvezzi deve anche valutare il possibile apparentamento con Giovetti, che come detto, in caso di una sua vittoria, non entrerebbe nemmeno in Consiglio comunale. Pur agendo sottotraccia, è assai probabile che in queste ore un tentativo di accordo lo si faccia. E’ vero che le tensioni per il recente cambio di direzione di Forza Italia sono forti, ma in ballo c’è il governo della città: un assessorato potrebbe chiudere la partita. 

CANDIDATI EUROPEE 
Su tre candidati cremonesi, solo uno ce la fa: è Massimiliano Salini, confermato in Forza Italia nella circoscrizione Nord Ovest, secondo con oltre 37mila preferenze (5 anni fa furono meno di 29mila) alle spalle del solo Berlusconi e davanti a Lara Comi, terza ma probabilmente ripescata al posto del leader, candidato in tutte le circoscrizioni (a parte il Centro lasciato a Tajani). Salini non ha pagato la discesa agli inferi del mentore Formigoni e il momento di crisi di Comunione e Liberazione. Niente da fare per Christian Di Feo del Movimento 5 Stelle e per Dario Balotta di Europa Verde. 

IL QUADRO NAZIONALE 
Cremona non è certo il solo caso in cui la figura del sindaco va oltre le appartenenze politiche. Basta vede la vicina Bergamo, storica capitale del Carroccio, dove si è confermato Giorgio Gori per il centro-sinistra. Gori ha ottenuto oltre il 55% già al primo turno, mentre il leghista Stucchi si è fermato al 39%. Alle Europee il Pd è risultato il primo partito per un’incollatura sulla Lega (sopra il 32%), ma il centrodestra aveva la maggioranza assoluta. 
Certo chi avesse pronosticato dieci anni fa una Lega dietro al Pd a Bergamo e a Milano ma prima in Sardegna e, nettamente, nel Lazio sarebbe stato preso per pazzo. Ma è ormai la politica liquida, quella che vede scostamenti pesanti di elezione in elezione, anche da un anno all’altro. Se prima di Tangentopoli un incremento dello 0,1% era festeggiato a champagne, dopo quel 1992, con l’avvento di Berlusconi, il quadro è cambiato sensibilmente. Ma è nell’ultimo decennio che gli elettori si sono sganciati da impostazioni ideologiche. In fondo Forza Italia e Pds, poi Pd, sembravano aver sostituito i vecchi punti di riferimento della destra e della sinistra, oggi questo quadro bipolare non esiste più. Si assiste sempre più frequentemente a crescite repentine e crolli altrettanto fragorosi, tanto che non pochi osservatori hanno avvertito Matteo Salvini della fine che potrebbe fare, ricordando quanto accadde a Berlusconi, a Monti, a Renzi, allo stesso Di Maio. Va detto però che, al contrario dei precedenti, Salvini ha avuto il boom dei consensi nel periodo in cui è stato al governo, mentre per tutti gli altri ha pesato una speranza seguita dalla disillusione. A meno che Salvini abbia saputo convincere gli elettori italiani di essere all’opposizione... Di Maio non paga solo l’aver governato, probabilmente anche lo scontro frontale con la Lega nelle ultime settimane. Al sud non ha replicato il boom di consensi del 2018 nell’attesa del reddito di cittadinanza, ma è soprattutto nel nord che i grillini sono crollati nei consensi: qui un peso determinante dovrebbe aver avuto l’opposizione all’autonomia, dopo che furono proprio tra i promotori dei referendum in Veneto e Lombardia. In Lombardia sono passati da oltre il 20% di un anno fa al 9,3%, in Veneto addirittura da quasi il 25% all’8,9%. Che accadrà ora al governo? Salvini ha lanciato segnali di pace, e ci mancherebbe, qualche problema in più sul fronte giallo: un’opposizione ancora più dura nei confronti della Lega potrebbe affossare ulteriormente il Movimento, il via libera alle richieste leghiste forse farebbe ancor peggio. Accoglieranno il suggerimento del Fatto Quotidiano di tornare all’opposizione? Anche perché sono in arrivo tempi grami sul fronte dell’economia, e delle scelte non facili da prendere. 

I CASI IN PROVINCIA 
Non poche le sorprese in provincia. Del Casalasco ci occupiamo a parte. Nel Cremasco grande successo personale di Rossoni, rieletto sindaco a Offanengo con oltre il 75% dei voti. Ribaltoni del centrodestra a sorpresa a Pandino, Agnadello e Bagnolo. Nel Cremonese vantaggio risicato a Vescovato, dove il sindaco uscente Maria Grazia Bonfante ha perso per soli 6 voti contro Gianantonio Conti. Situazione al limite a Pessina Cremonese, dove Ester Stanga è stata eletta per un solo voto di vantaggio su Odelio Pari. Nei due comuni i perdenti chiederanno di andare al riconteggio dei voti? Situazione curiosa a Bonemerse, dove correvano tre candidati tutti di area moderata: ha prevalso Ferrarini, che probabilmente ha saputo convincere gli elettori di sinistra privi di un riferimento preciso. Dappertutto, nei comuni in cui era presente una sola lista, si è raggiunto il quorum del 50% dei votanti, ma assolutamente anomalo quanto avvenuto a Persico Dosimo, dove Giacomo Zaffanella ha ottenuto 956 voti contro 992 schede tra bianche e nulle. Ha pagato la campagna costruita dagli avversari, che pur non essendosi presentati hanno puntato sull’arrivo del commissario. Il commissario arriverà presto, ma non siamo certi che si tratti di una grande conquista. 

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