PRIMO PIANO • Il decreto crescita cerca di combattere la fuga di pensionati e ricercatori offrendo incentivi allettanti
VANNI RAINERI
Via dall’Italia. Mentre l’Italia chiude le frontiere sul fronte sud, prosegue la fuga a nord, dove se ne vanno soprattutto giovani in cerca di lavoro e di esperienze, e verso ovest ed est, dove si rifugiano sempre più anziani in cerca di luoghi caldi in cui la propria pensione possa lievitare grazie alle agevolazioni fiscali. Si calcola che siano oltre 5 milioni gli italiani residenti all’estero, ma qui serve fare una valutazione: si pensi solo agli iscritti all'Aire nei nostri comuni, che consistonoin tanti sudamericani che hanno ottenuto la cittadinanza italiana grazie agli avi emigrati dal Cremonese a fine Ottocento.
L’Inps calcola comunque che siano 370mila i beneficiari di pensione italiana all’estero (e oltre 300milioni di euro le pensioni versate che varcano i confini), dei quali però solo 16.500 emigrati dopo aver raggiunto l’età della pensione. L’incremento è comunque superiore al 100% rispetto al 2010, quindi si tratta di un fenomeno in pieno sviluppo.
E proprio per frenare questo fenomeno il governo è intervenuto introducendo bonus fiscali a chi rientra. Il vantaggio fiscale all’estero è indubbio: si calcola che per una pensione di 20mila euro, in Italia si applica una tassazione superiore al 20%, in Spagna inferiore al 10% mentre in Germania e in gran parte dei paesi dell’est è praticamente pari a zero. Se si sceglie un paese in cui il costo della vita non è particolarmente elevato, ecco che per una coppia di freschi pensionati si aprono prospettive allettanti. Non pochi ad esempio sono coloro che si sono diretti alle Isole Canarie (territorio spagnolo), dove il clima è favorevole anche d’inverno, e in Portogallo.
Il governo ha inserito nel decreto crescita una serie di bonus, che vanno oltre il fenomeno dei pensionati, ma toccano anche i giovani ricercatori, con benefici complessivi che vanno dal 65% a quasi l’intero importo previsto. L’Europa non è in grado di uniformare i regimi fiscali tra i paesi membri, che creano una concorrenza interna? Ebbene, allora noi italiani smettiamola di essere vittime e iniziamo a fare proposte allettanti. E’ questo il senso del provvedimento legislativo. Sono 6 i profili interessati dai bonus, vediamoli.
STRANIERI I beneficiari devono aver vissuto 9 degli ultimi 10 anni in un paese straniero. Costoro pagheranno un sesto del normale sui redditi di fonte estera, mentre nulla cambierà sui redditi di fonte italiana.
PENSIONATI STRANIERI L’incentivo è rivolto a pensionati stranieri (residenti all’estero negli ultimi 5 anni) a patto che scelgano di vivere in un comune del Sud Italia con popolazione inferiore ai 20mila abitanti. L’obiettivo è frenare lo spopolamento dei piccoli centri meridionali. Chi aderisce, pagherà circa un quinto, cioé un’imposta sostitutiva del 7% l’anno sui redditi di qualunque tipo prodotti all’estero.
RICERCATORI Qui si vuole favorire soprattutto il rientro dei ricercatori italiani espatriati. I beneficiari sono ricercatori e docenti che hanno svolto la loro attività all’estero negli ultimi due anni, e decidono di trasferirsi in Italia per proseguire la loro attività. L’Irpef da pagare per costoro sarà fissa del 10%, con uno sconto che può superare il 90%.
LAVORATORI I lavoratori di ogni tipo residenti all’estero negli ultimi due anni ma che spostano in Italia la loro attività avranno diritto a un reddito imponibile pari al 30% per 5 anni, e del 50% per i successivi 5.
LAVORATORI AL SUD Se poi questi lavoratori si trasferiscono in una delle 8 regioni meridionali, l’imponibile per i primi 5 anni scende al 10%, con grandissimi vantaggi economici.
CAMPIONI DELLO SPORT
L’ultima tipologia è quella degli sportivi professionisti residenti fiscali all’estero negli ultimi due anni che si trasferiscono in Italia e si impegnano a rimanervi almeno due anni. L’imponibile sarà del 50% per 10 anni. Il vantaggio qui è percentualmente più ridotto, ma si tratta di cifre superiori. Questo è il caso che favorisce le società di serie A di calcio nel convincere stranieri a giocare nel nostro campionato.
Ognuna di queste tipologie presuppone ovviamente la permanenza in Italia per un certo numero di anni. Passati quelli, che faranno? Torneranno all’estero? Può essere, intanto richiamiamoli. A patto naturalmente di fare arrivare a tutti loro le giuste informazioni: è vero che è molto conveniente, ma lo è molto poco per gli altri paesi, che non faranno certo di tutto per promuovere l’iniziativa made in Italy.
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