Sostanze chimiche nelle droghe leggere



SALUTE • L’allarme è lanciato dal direttore del SerD Poli: anche pesticidi nell’hashish e nella marijuana sequestrata 


benedetta fornasari 
C’erano una volta le cosiddette droghe leggere. Le statistiche nazionali degli ultimi tre anni fotografano un vertiginoso incremento dello spaccio e del consumo di cannabis potenziata vale a dire con una elevata concentrazione di THC, la sostanza psicoattiva presente nei cannabinoidi. L’allarme è lanciato in primis dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno che ha recentemente pubblicato i dati relativi all’anno 2018, segnato dal record dei quantitativi di sostanze stupefacenti sequestrate: il più alto dal 1985. Maggiori controlli da parte delle Forze dell’Ordine oppure un aumento del traffico e dell’uso di droghe? I numeri, purtroppo, parlano chiaro: un aumento del 318,50% del consumo di hashish e del 93,93% di cannabis, a seguire l’eroina con un +59,52% e le droghe sintetiche con un +37,31%, mentre l’assunzione di cocaina è calata dell’11,7%. Roberto Poli, medico specialista in Neurologia e Psichiatria, direttore responsabile del Servizio Dipendenze SerD di Cremona dal 1° dicembre 2018, ha trattato con noi il dilagante fenomeno del consumo di cannabis. 

Il consumo di cannabis, hashish e marijuana è generalmente definito consumo di droghe leggere. E’ una definizione corretta o impropria? 
«È un ossimoro. Semmai, in riferimento alla cannabis nel suo complesso, è appropriato parlare di ex droghe leggere. L’hashish e la marijuana sono sostanze stupefacenti illegali che vengono estratte dalla pianta della cannabis (canapa). Ciò che differenzia le due sostanze, e ciò che differenzia queste due dalla cannabis “light” e dalla cannabis sintetica, è la quantità contenuta del principio attivo tetraidrocannabinolo (THC), responsabile degli effetti psicoattivi. Oggi sentiamo parlare di cannabis potenziata perché è presente una concentrazione di THC superiore anche del 30%. Il problema degli ultimi anni è legato al fatto che nei cannabinoidi sintetici non vi è solo una percentuale molto più elevata di THC rispetto al passato, ma si riscontra anche la presenza di altre sostanze chimiche nocive, i cui effetti non sono ancora scientificamente determinabili. La cannabis viene mescolata con pesticidi, fertilizzanti per l’agricoltura oppure aromi e additivi sicuramente nocivi per la salute che provocano danni sia al sistema nervoso centrale sia all’organismo umano. Una tossicità non ancora nota, ma per certi aspetti paragonabile a quella delle sigarette elettroniche oggi sotto accusa negli Stati Uniti, a seguito di alcuni decessi le cui cause sono in fase di accertamento». 

Le statistiche nazionali indicano un aumento del consumo di cannabis. È così anche nel cremonese? 
«Nel corso del 2018 le persone giunte al SerD di Cremona per utilizzo di cannabis, o su segnalazione della Prefettura o per percorsi volontari, sono state complessivamente 479 di cui 382 nell’area cremonese e 97 nella zona del Casalasco. Del totale solo 47 sono di sesso femminile e la stragrande maggioranza di chi assume cannabis è di giovane età: 2 persone fino ai 14 anni, 25 tra i 15 e i 17 anni, 189 nella fascia 18-24 anni e 263 dai 25 anni in su. Bisogna tenere presente però che esiste una elevata percentuale di consumatori abituali di cannabis che non si recano presso il SerD oppure che entrano in contatto con il nostro servizio per il cosiddetto policonsumo, un mix di dipendenze (droga, alcol, gioco e internet)». 

Esiste una correlazione o un vero e proprio rapporto di causa-effetto tra consumo di cannabis e alcune patologie? 
«Negli ultimi anni la letteratura scientifica parla di psicosi da cannabinoidi, una sindrome indotta o slatentizzata dall’uso di tali sostanze, in particolare quelle ad alto contenuto di THC, e quindi con effetti fortemente psicotizzanti di distacco dalla realtà e di ideazione paranoide. Si possono determinare sintomi psicotici di tipo dispercettivo (allucinazioni), paura e panico, idee deliranti, sino a configurarsi un quadro grave psicotico. Spesso, inoltre, si sovrappone l’uso di altre sostanze mescolate alla cannabis, le cosiddette nuove sostanze psicoattive, che vanno a determinare sindromi psicotiche che sono state efficacemente denominate “spicephrenia” perché mimano la schizofrenia, ma sono indotte da “spice” (termine gergale che definisce alcune droghe). È certo che un’elevata concentrazione di THC determina effetti euforizzanti ed effetti ansiolitici che risultano gradevoli per chi ne fa uso, ma anche effetti di alterazione della senso-percezione con accentuazione della comune percezione sensoriale, specialmente dei colori e della musica. Gli effetti fisici più comuni che derivano dall’uso di cannabis sono la tachicardia, la iperemia congiuntivale (infiammazione oculare), la midriasi (dilatazione della pupilla), e l’aumento della senszione di fame».




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