CALO DRASTICO L’ELENCO DEGLI ADEMPIMENTI E’ ORMAI INFINITO E SCORAGGIA PARECCHI ORGANIZZATORI, CHE GIA’ FATICANO A TROVARE NUOVI VOLONTARI
CI SONO ASSOCIAZIONI CHE NON POSSONO UTILIZZARE TENDOSTRUTTURE, SEDIE E PALCHI PERCHE’ NON PIU’
A NORMA E SONO COSTRETTI A NOLEGGIARLI A CARO PREZZO
VANNI RAINERI
La gente continua a partecipare alle varie feste di paese, ma sarà balzato agli occhi di tutti quanto il loro numero sia drasticamente diminuito negli ultimi anni, e più si va avanti più aumentano le difficoltà organizzative, tanto che sono parecchi coloro che hanno alzato le braccia in segno di resa. Alla base ci sono diversi motivi: per le feste di partito (quasi scomparse, se si pensa ad alcuni decenni fa) è venuto a mancare l’attaccamento della base: resiste qualcosa a sinistra e sul fronte leghista, comunque poco attivo nel Cremonese. Conta poi la sempre maggiore difficoltà a rimpiazzare volontari sempre più avanti con l’età con i giovani: le nuove generazioni sembrano meno propense a darsi da fare, anche se generalizzare è sbagliato.
Ma la componente che più di tutte ha prodotto il ridimensionamento è quella burocratica: le norme sono sempre più stringenti, e a volte difficili da capire, tanto che per qualcuno alla base ci sarebbe una volontà precisa. Non crediamo sia così, ma sta di fatto che i paletti sollevati, soprattutto nella nostra regione, sono ogni anno maggiori. E’ certamente giusto che volontari e clienti siano tutelati in caso di incidenti di vario tipo, ma la rinuncia ad accollarsi responsabilità da parte delle varie componenti porta alla fine a chiedersi se davvero ne valga la pena, anche perché questi limiti tagliano drasticamente anche gli introiti. Vediamo solo alcuni dei tanti paletti. Si parte dalla necessità, da parte del Comune, di stilare entro il 30 ottobre il calendario delle sagre relativo all’anno successivo. Chi la organizza dunque deve stabilire la data precisa anche con oltre un anno di anticipo. Inoltre 40 giorni prima dell’evento al Comune va consegnata una lunga serie di adempimenti, quando anni fa bastava una descrizione generica. Servono la richiesta di occupazione di suolo pubblico e quella per l’utilizzo dei servizi igienici (un tempo si era larghi di vedute, oggi spesso serve fornirsi di bagni chimici, e la spesa sale, per non parlare della necessità dei bagni per disabili). Poi quella per l’utilizzo, qualora fosse previsto, di una struttura metallica per montare la tendostruttura, accompagnata dal piano sicurezza per il montaggio- smontaggio, poi la presenza di un tecnico presente all’operazione che rilascerà il certificato di corretto montaggio. Il tutto corredato da polizze assicurative che coprano eventuali incidenti. Potrebbero servire transenne metalliche, poi serve la dichiarazione di inizio attività, in caso di somministrazione di cibo (quasi sempre accade) la S.C.I.A. con allegate le certificazioni dei volontari formati sulla corretta prassi igienica alimentare (solo il bollettino postale costa 50 euro), poi va compilato il modulo che segue le linee guida sulla base del rischio, e poi serve la relazione tecnico descrittiva della manifestazione pubblica occasionale.
Un capitolo a parte merita l’allestimento degli impianti elettrici con allegata certificazione di conformità, dell’impianto gas. Per il materiale d’arredo le normali sedie non sono più idonee: servono panche opportunamente fissate con corridoi di almeno un metro per defluire. Tanto per non farsi mancare nulla, va fatta la planimetria con il posizionamento degli arredi e l’individuazione dei percorsi di deflusso in caso di allarmi. E poi le barriere antiterrorismo, i jersey ormai noti, il controllo del numero massimo consentito di persone (a limite raggiunto scatta la chiusura degli accessi). Anche il palco necessita di certificazioni di idoneità e di collaudo statico (aggiornati ogni anno) con certificazione di corretto montaggio. Va redatto un piano di emergenza da parte di un tecnico qualificato (e via altri soldi), va individuata una squadra di addetti antincendio (minimo 4) muniti di attestato di idoneità, serve posizionare estintori in diversi punti, quindi le ambulanze. Serve pure un megafono all’interno della struttura (non alimentato con energia elettrica) per comunicare col pubblico in caso di allarmi: il responsabile del megafono deve rimanere in zona. Sempre per l’eventuale evacuazione, servono due uscite di emergenza (che devono essere separate dagli accessi). Che dire poi delle polizze assicurative che coprono tutti i rischi dell’evento, sia per i volontari che per il pubblico? La manifestazione va registrata sul portale Games di Areu (che dovrà dare parere positivo), poi vanno posizionati cartelloni indicanti planimetria con numeri di emergenza, e quindi si compila alla Siae il borderò degli spettacoli fornendo anche i prezzi delle singole portate della cucina. E alla fine, ovvio, si paga, e la Siae non è una voce secondaria, anzi.
Se tutto va bene (mancano certamente altri adempimenti), il giorno dell’evento arrivano gli enti chiamati a dare il via libera: Asst, Vigili del Fuoco eccetera. Prima di iniziare la festa si ritira in Comune l’autorizzazione firmata dal sindaco o dal tecnico comunale, senza la quale l’assicurazione non risponde di eventuali sinistri. Ecco, a questo punto siete pronti per fare la vostra festa. Ma tanti di voi a questo punto non ci arrivano.
L’intervista a tre organizzatori
Abbiamo provato a chiedere ai diretti interessati, vale a dire a chi organizza ancora feste, quale sia la situazione. Per garantirci la massima sincerità delle risposte, manteniamo l’anonimato sulle tre persone che abbiamo contattato. La prima di queste ci dice: «Il mio gruppo continua, ma le difficoltà sono davvero tante, soprattutto di tipo economico: se devi fare un pos, chiamare un ingegnere eccetera la cifra sale. Noi poi avremmo una tendostruttura, ma con le nuove norme siamo costretti a noleggiarne una per limiti nelle uscite di emergenza. Dobbiamo noleggiare le sedie perché le nostre non si incastrano, dobbiamo lasciare il nostro palco in magazzino noleggiando pure quello per problemi alle prove di carico, eccetera. Per carità, è opportuno fissare regole per la salvaguardia dei volontari e degli utenti, però ci sono anche cose che sono esasperanti».
Si ha l’impressione che in alcuni comuni siano meno rigidi. «Dipende dalle norme regionali, nell’ambito della Lombardia dipende molto dall’eventualità che il sindaco si assuma la responsabilità. Il fatto è anche che arrivi al primo giorno di manifestazione senza avere la certezza che quello che hai preparato con tanta fatica riceverà l’ok definitivo. Un altro problema è che oggi i componenti dei gruppi di protezione civile non possono partecipare poiché non rientra nelle loro mansioni. Alla fine devo dire che c’è una certa soddisfazione nel riuscire a fare con le regole che ci sono».
Sentiamo un altro volontario: «Le regole sono tante e gli organizzatori sono preoccupati delle possibili ripercussioni che derivano dalle responsabilità. Poi c’è sempre la paura del maltempo che può far saltare tutto. I paletti sono tantissimi: fino a qualche anno fa si faceva tutto alla garibaldina; molto dipende dall’avere a disposizione strutture adeguate e magari fisse, e non da montare ogni anno. Noi abbiamo sempre cercato di essere in regola, ma non è facile». Il terzo intervistato è assai critico con la nuova normativa: «Certe norme sono studiate a tavolino da persone che non hanno mai organizzato nulla: se si dovesse rispettare alla lettera tutto quanto prescritto diventerebbe impossibile organizzare feste. Ci sono adempimenti che fanno pensare ad un accanimento verso chi organizza». Questione di responsabilità da evitare? «Certo. Si è andati da un eccesso all’altro. Prima c’era molta sufficienza, ora è il contrario: per dire, è difficile trovare operatori deputati alla sicurezza. E’ sempre una questione di responsabilità: quando accade qualcosa c’è qualcuno che deve prendersela, che alla fine è l’organizzatore, ma nessuno ne accetta di alcun tipo, quindi i funzionari cercano di garantirsi in merito alle prescrizioni, talvolta con eccesso di zelo. Per fare un esempio, per bloccare le strade si impongono i jersey, ma in certi posti si utilizza di tutto anche se non regolamentare. Un’altra situazione singolare: recentemente è stata organizzata una grande festa su uno spiaggione del Po ed è stato imposto di indicare le vie di fuga. Su uno spiaggione! Alla fine è un peccato perché questi eventi hanno anche una funzione sociale, rappresentano momenti di ritrovo e di riscoperta delle tradizioni, culinarie e non. Capisco che in passato si è agito spesso con faciloneria, e ben vangano norme più rigide ma serve intelligenza. Fortunatamente da noi il volontariato è sempre vivo: onore a chi riesce ad organizzare ancora eventi».
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