A marzo +401% di mortalità a Cremona

ISTAT • Situazione peggiore solo a Bergamo, l’emergenza Covid divide il Paese

Un Paese sempre più spaccato tra Nord e Sud, uomini e donne, ricchi e poveri, disuguaglianze accentuate dall’emergenza Covid. E’ la fotografia dell’Italia 2020 che ogni anno scatta l’Istat nel rapporto annuale.

LA MORTALITA’
Una delle conseguenze più drammatiche della pandemia di Coronavirus in Italia è l'incremento complessivo della mortalità, con picchi soprattutto in alcune regioni, a partire dalla Lombardia. I decessi totali subiscono un rapido e drammatico incremento nel mese di marzo (+48,6% rispetto alla media 2015-2019) arrivando a 80.623 (26.350 in più). L’incremento più marcato dei decessi nel mese di marzo è stato registrato in Lombardia (+188% rispetto alla media nello stesso mese del periodo 2015-2019); seguono l’Emilia-Romagna, con un aumento del 71%, il Trentino Alto-Adige (+69,5%) e la Valle d’Aosta (+60,9%).

I DATI A LIVELLO LOCALE
A livello locale i decessi a marzo aumentano di quasi sei volte nella provincia di Bergamo (+571%), di circa quattro volte nelle province di Cremona (+401%) e Lodi (+377%), triplicano o quasi a Brescia (+292%) e Piacenza (+271%), sono più che raddoppiati a Parma (+209%), Lecco (+184%), Pavia (+136%), Pesaro e Urbino (+125%) e Mantova (+123%).

LA NATALITA’
A fronte di una fecondità reale in costante calo dal 2010, il numero di figli desiderati resta sempre fermo a due, evidenziando un significativo scarto tra quanto si desidera e quanto si riesce a realizzare. «Sono solo 500 mila gli individui tra i 18 e i 49 anni che affermano che fare figli non rientra nel proprio progetto di vita», spiega l’Istat. Altri 2 milioni e 200 mila (più della metà ha superato i 40 anni) non ha figli e non intende averne per ragioni di età o perchè non ha un partner, o per problemi di salute. Invece, ben il 46% degli italiani desidera avere due figli. Il 21,9% tre o più. Solo il 5,5% ne desidera uno. La caduta della natalità potrebbe subire un’ulteriore accelerazione nel periodo post-Covid. Le previsioni parlano di un calo che dovrebbe mantenersi nell’ordine di poco meno di 10 mila nati, ripartiti per un terzo nel 2020 e per due terzi nel 2021. La prospettiva peggiora se si tiene conto dello shock sull’occupazione. I nati scenderebbero a circa 426 mila nel bilancio finale dell’anno in corso, per poi ridursi a 396 mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021.

OCCUPAZIONE E CONSUMI
A metà del 2020 il quadro economico e sociale si presenta eccezionalmente complesso e incerto. Al rallentamento congiunturale del 2019 si è sovrapposto l’impatto della crisi sanitaria e, nel primo trimestre, il Pil ha segnato un crollo congiunturale del 5,3%; i segnali più recenti includono: inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività, una prima risalita del clima di fiducia. Le previsioni Istat stimano per il 2020 un forte calo dell’attività economica, solo in parte recuperato l’anno successivo.

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