Gli americani e quei 50 ordigni su Cremona Il 10 luglio del ’44 che provocò 132 morti

LA COMMEMORAZIONE • L’obiettivo del bombardamento era la stazione, ma furono colpite parecchie zone limitrofe

Massimo Malfatto
Ieri mattina si è svolta la commemorazione delle vittime del bombardamento su Cremona del 10 luglio 1944 che quest’anno ha voluto anche rendere omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita nella più grande tragedia che ha colpito la nostra città dalla fine della seconda guerra mondiale, la pandemia del Covid-19. Una cerimonia breve ma toccante organizzata dal comune di Cremona e dal Dopolavoro Ferroviario per ricordare le vittime di quella tragica giornata quando le sirene suonarono l’allarme e su Cremona furono sganciati oltre 50 ordigni. L’obiettivo degli aerei americani erano la stazione e lo scalo ferroviario ma furono pesantemente colpite parecchie zone limitrofe: porta Milano e via Palestro, il Cimitero, i campi di mais oltre la Cremonella, via Sauro, via San Francesco e la Cavalli e Poli. Il bilancio fu pesantissimo: 132 morti (di cui 19 militari tedeschi) ed almeno un centinaio di feriti. La categoria più colpita fu quella dei ferrovieri, ben 27 mentre erano al lavoro.
La commemorazione è stata introdotta dallo storico presidente del Dlf di Cremona-Mantova Virgilio Ferrari: «L’Associazione Dopolavoro Ferroviario, che ogni anno si ritrova per ricordare il drammatico bombardamento del 10 luglio, scrive sempre una pagina memorabile della sua vita in comune dando alla realtà delle relazioni un valore che va oltre il semplice ritrovarsi perchè nulla vada perduto di tanti sacrifici che la brutalità della guerra purtroppo annovera tra le sue squallide imprese. La follia umana che si chiama guerra, colpendo stazioni e ponti, distrugge obiettivi d’importanza strategica per gli spostamenti ed in quanto nodi nevralgici per le comunicazioni, interrompe anche le relazioni tra persone impedendone il confronto ed il dialogo».
Uniti nella tragedia del bombardamento quest’anno si ricordano anche i molti parenti, amici e concittadini che hanno perso la vita in questi mesi a causa della pandemia Covid-19. «In questi momenti ci rendiamo conto quanto sia importante la solidarietà e la fratellanza - continua Ferrari -, le uniche risorse che ci sostengono nelle difficoltà quotidiane. Spesso in questo periodo abbiamo detto “nessuno si salva da solo”, per questo non dobbiamo cedere alla tentazione di alzare barriere, di costruire muri solo perché sospettiamo che gli altri possano essere un pericolo oppure perchè (anche se questo è certamente più nobile) temiamo di essere noi un pericolo per gli altri. La conoscenza, il dialogo sono la prevenzione più sicura. Quindi è necessario rispettare le norme, ritornare a frequentarci, a parlarci, a confrontarci, a ricercare soluzioni magari rinunciando ad un po’ della nostra autonomia per trovare intese e nuove soluzioni ai problemi sia sociali sia sanitari».
A seguire Giorgio Rampi, consigliere Dlf, ha portato la sua testimonianza di volontario: «Da ferroviere quale sono stato per 30 anni posso affermare che questa pandemia che ha colpito la città di Cremona ed ha fatto molte vittime tra cui colleghi ferrovieri e familiari è quasi paragonabile al ’44 di cui ricorre il 76esimo anniversario. Onorando il triste ricordo dei caduti nel bombardamento della nostra città si compie un atto di vera umanità».
In chiusura il sindaco Gianluca Galimberti nel suo intervento, andando con la mente al ricordo del fratello della nonna deceduto sotto il bombardamento del luglio del ’44 e alla febbrile attesa di notizie del congiunto, ha sottolineato come spesso, nei momenti drammatici, all’attesa si accompagni purtroppo il dolore. Così è avvenuto anche nei tre lunghi mesi dell’emergenza sanitaria, con i propri cari ricoverati in ospedale, sicuramente ben accuditi ma che non era possibile non solo abbracciare ma nemmeno vedere.
Dopo il discorso del sindaco è stata deposta una corona d’alloro dalle autorità presenti ed il parroco di S.Ambrogio mons. Carlo Rodolfi ha impartito la benedizione. Successivamente la corona è stata portata sotto la lapide collocata su un edificio di quella che un tempo era conosciuta come Porta Milano, ora piazza Risorgimento, e che reca la seguente epigrafe: come questa pietra immutabile il ricordo ed il compianto per i cremonesi vittime innocenti di bombardamento aereo vivranno eterni ammonendo pace tra i popoli. La cerimonia si è chiusa nella chiesa di Sant'Ambrogio dove è stata celebrata la Messa in suffragio di tutti coloro che perirono sotto le bombe.
Alla cerimonia presenti autorità militari e civili, i rappresentanti delle Associazioni partigiane, d’arma e combattentistiche. In rappresentanza del Comune, il presidente del consiglio comunale Paolo Carletti, gli assessori Barbara Manfredini, Rodolfo Bona e Simona Pasquali.

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