In Regione mancano 20mila insegnanti

ISTRUZIONE • Sono tante le incognite sull’anno scolastico che inizierà in settembre

Benedetta Fornasari
Mancano poco più di due mesi al suono della prima campanella post Covid-19. Regioni, Enti locali, Organizzazioni Sindacali e Dirigenti scolastici sono già saliti sulle barricate contro le linee guida per la ripresa delle lezioni in presenza, recentemente emanate dal Ministero dell’Istruzione, e invocano un protocollo nazionale. Il 14 settembre si tornerà in aula, ma le incognite sono tante, troppe. Molteplici sono infatti i nodi da sciogliere sulla scuola del futuro.
I NUMERI DELLA COMUNITA’ SCOLASTICA E IL PERSONALE DOCENTE Sulla base dei dati del MIUR il numero di classi della scuola statale ammonta a circa 370mila unità a cui corrispondono più di 7,5 milioni di studenti, con la Lombardia che conta oltre 1 milione di alunni suddivisi in quasi 55mila classi. Numeri ragguardevoli già noti prima del Coronavirus e che, a maggior ragione al tempo dell’emergenza sanitaria, testimoniano l’esigenza di porre la scuola al centro delle azioni del Governo. Concorsi bloccati, docenti precari e cattedre vacanti, invece, dicono altro.
I sindacati chiedono assunzioni immediate e un incremento dell’organico per scongiurare innanzitutto il pericolo di una riduzione del tempo scuola. In Italia, per l’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, si contano 85.150 cattedre scoperte, di cui quasi 20mila in Lombardia, con una previsione di oltre 50mila supplenze da assegnare (Fonte: Flc Cgil Lombardia).
LE MISURE ORGANIZZATIVE La prolungata sospensione dell’attività scolastica ha messo in crisi l’intero sistema educativo. La sperimentazione forzata della didattica a distanza se da un lato ha consentito di esplorare nuove modalità di apprendimento, dall’altro ha evidenziato tutti i limiti tecnologici e sociali tipici dell’e-learning.
Ciò premesso, è necessario riaprire le scuole adottando però adeguate misure di sicurezza, di prevenzione e di tutela della salute.
Capisaldi del piano scuola sono le poderose azioni anticontagio: ridefinizione della numerosità delle classi per garantire il rispetto del distanziamento fisico di un metro e per evitare il sovraffollamento delle cosiddette classi pollaio; riorganizzazione dei luoghi dell’apprendimento mediante l’incremento del numero di aule, il recupero di circa 3mila edifici scolastici dismessi o inutilizzati, l’identificazione di nuovi ambienti per la didattica (palestre, musei, teatri e addirittura spazi all’aperto come i parchi). Infine, non è da escludere la ridefinizione del monte ore delle discipline scolastiche.
Ogni realtà scolastica deve poi fronteggiare i problemi relativi al servizio mensa e trasporto. Si sta valutando l’opportunità di effettuare la refezione in due o più turni oppure di prevedere il pranzo in classe, mentre per quanto riguarda la mobilità degli studenti, soprattutto per le scuole secondarie di secondo grado dei grandi centri urbani, si sta considerando una differenziazione dell’inizio delle lezioni al fine di ridurre il carico di persone sui mezzi pubblici nelle fasce orarie di punta.
SICUREZZA E IGIENE La rigorosa igiene delle mani e personale e l’approfondita pulizia dei locali e delle superfici di contatto si confermano i principi cardine per contrastare la diffusione del Coronavirus. Le mascherine non sono obbligatorie per gli alunni di Svizzera, Francia e Regno Unito mentre il Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile Italiana si riserva di prendere una decisione definitiva, in merito all’utilizzo di questo ormai comune dispositivo di protezione, nell’imminenza della riapertura delle scuole. In tal senso sarà determinante l’evoluzione della situazione epidemiologica. Ad oggi appare plausibile togliere l’obbligo almeno per i bambini delle elementari.

Commenti