Nel Covid crescono le disuguaglianze

 IL CASO • Aumenta la concentrazione della richezza. Duemila persone hanno il 60% delle risorse

Vanni Raineri

Non era difficile immaginarlo, e si è puntualmente verificato. Come in ogni grande crisi, anche il Covid-19 sta ampliando la forbice tra ricchi e poveri, aumentando sensibilmente le disuguaglianze tra i cittadini.
DUEMILA SUPER-RICCHI Sull’argomento si stanno confrontando giornalisti, economisti e sociologi. Già un mese fa Milena Gabanelli aveva occupato il suo spazio Dataroom per spiegare la grande concentrazione di ricchezza mondiale. Dalla ricerca emerge come poco più di 2000 ricchissimi nel mondo hanno più risorse di 4,6 miliardi di persone: per la precisione 2153 persone possiedono il 60% della ricchezza globale. E, come se non bastasse (ma non è certo un controsenso), su quei redditi astronomici ci pagano pure pochissime tasse. Nei primi sei mesi dell’epoca Coronavirus il conto in banca di centinaia di persone negli Usa è cresciuto di svariati miliardi, proprio mentre 50 milioni di lavoratori perdevano il lavoro. Anche restando all’Italia il quadro cambia poco, tanto che Giorgio Armani è passato dai 5,4 miliardi di dollari di inizio aprile agli 8,5 di inizio ottobre. Come è possibile? Non certo grazie alle sfilate e alle vendite in mesi così segnati dalla crisi sanitaria mondiale. Intanto le tasse pagate scendono sempre di più, grazie all’apporto (ben pagato, ovvio) dei migliori esperti fiscali che creano società e spostano nel pianeta capitali e residenze in un batter d’occhio.
EREDITA’ IMMUNI  Salvatore Morelli, docente in Usa, ha fatto uno studio (pubblicato da la voce.info) insieme a Paolo Acciari da cui emerge che le dichiarazioni di successione indicano che i patrimoni ereditati aumentano di valore, e per di più sono sempre più concentrati nelle mani di pochi. Per di più si abbassa il peso della tassazione. Tra l’altro emerge che il flusso annuale dei trasferimenti di ricchezza, che nel 1995 era l’8,5% del totale, nel 2016 è salito al 15% (molto più alto rispetto alla media europea), mentre le imposte di successione sono scese dallo 0,15 allo 0,05% delle entrate totali. La ricchezza dipende sempre più dal fattore ereditario più che dalla capacità, e questo per la società, oltre che ingiusto, è pure dannoso.
LE PANDEMIE STORICHE  Un’altra ricerca, pubblicata dalla stesa piattaforma, condotta dal professore della Bocconi Guido Alfani, analizza gli effetti ridistribuivi delle pandemie nella storia, anticipando le conseguenze sulla distribuzione della ricchezza del Covid-19. Negli ultimi secoli, solo la peste nera del Trecento diminuì le disuguaglianze, poiché favorì l’aumento dei salari. La terribile peste che così duramente colpì l’Italia nel Seicento non mutò sensibilmente la situazione, e così il colera tra l’Ottocento e l’inizio del secolo scorso, ma solo in quanto l’elevata mortalità colpì soprattutto i più poveri, diminuendone il numero. La spagnola del primo dopoguerra, meno mortale, aumentò le disuguaglianze, e le caratteristiche sembrano simili a quelle della pandemia da Covid-19, per cui c’è da attendersi un ulteriore allargamento della forbice tra ricchi e poveri.
DOV’E’ LO STATO?  Martedì di questa settimana Carlo Rovelli ha scritto un interessante articolo sul Corriere della Sera. Parte dal presupposto che i soldi non utilizzati (al ristorante, nei negozi, per viaggiare eccetera) sono rimasti nelle tasche di chi non ha potuto spenderli. Ma parte di questi hanno comunque arricchito alcune aziende: si pensi agli acquisti online. E poi ci sono le Borse che sfruttano l’aumento dei risparmi dei cittadini. A livello mondiale le fasce di reddito povere e medie della popolazione si stanno gradualmente impoverendo, mentre cresce la ricchezza delle fasce alte. E consideriamo che già ad inizio anno si partiva da una situazione di grande squilibrio. Insomma, sembra che il peso economico per salvare le vite e l’economia lo stia pagando la gran parte dei cittadini, cioè quella parte immensa che ha redditi bassi, mentre chi è ricco continua ad arricchirsi. Rovelli non si limita a fotografare la situazione, ma pone il tema della ridistribuzione necessaria, della quale si deve occupare lo Stato, e tocca pure lui l’abbassamento delle aliquote sulle successioni, già irrisorie, le imposte su patrimoni e utili, le aliquote Irpef che avevano un tempo una forbice più ampia. Un’analisi spietata, che con la stessa spietatezza pone una domanda alla politica che necessita di una risposta.

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