La vita post Covid: nulla sarà come prima

 SOCIETÀ • Ingressi a stadi e cinema, nuove modalità di lavoro, trasporti pubblici, turismo: cosa cambierà finita l’emergenza


Vanni Raineri 

Incrociando le dita, è lecito sperare che l’azione congiunta della migliore conoscenza del virus, della campagna di vaccinazione e dell’arrivo della bella stagione possano portare ad un netto miglioramento delle nostre condizioni di vita, riportandoci almeno alla situazione dell’estate scorsa, quando la speranza di aver messo alle spalle buona parte delle nostre paure si è scontrata poi con la dura realtà di un virus che non voleva saperne di abbandonarci.
Oggi si discute di parziale riapertura già da fine aprile, e di ritorno a qualcosa che assomiglia alla normalità da giugno. Già, ma cosa sarà la normalità? Se proiettiamo la nostra attenzione nei prossimi anni, possiamo immaginare come sarà la nostra vita? Di studi, ricerche e articoli su questo tema non ne abbiamo trovati, proviamo comunque ad immaginare il mondo che ci attende.
NUOVE ABITUDINI IGIENICHE Probabilmente le mascherine continueremo ad indossarle per un po’, soprattutto in certi ambienti e in certi momenti, come nel picco dei virus influenzali stagionali. Ricordate quando osservavamo in tv anche con ironia tutti quei giapponesi che circolavano per strada con mascherina ancor prima dello scoppio del Covid? In realtà lo facevano sia per una forma tutta orientale di rispetto sia perché memori delle conseguenze della spagnola e più recentemente della Sars. Quanto a rispetto e memoria, noi europei avremmo qualcosa da imparare, fatto sta che in Giappone il Covid ha avuto un impatto molto meno rilevante. Oltre che mascherarci, in futuro saremo molto più attenti all’igiene delle nostre mani, vero e proprio ricettacolo di germi e batteri. Chi ha una certa età ricorda certamente i continui richiami dei nonni che ci avvertivano di lavare frequentemente le mani: retaggio proprio della spagnola che ebbe effetti drammatici proprio un secolo fa. Possiamo immaginare che anche stavolta per decenni sentiremo maggiore la necessità di tenerle il più possibile pulite.
STADI E SPETTACOLI OPEN AIR Difficile oggi immaginare spalti stipati come in passato, sia per disposizioni governative sia per un nostro comprensibile, e giustificato, timore di stare ore gomito a gomito con persone sconosciute. Possibile immaginare che gli stadi siano ridisegnati con un numero di spettatori inferiore. Va detto che le ultime ricerche hanno stabilito che molto raramente il coronavirus si trasmette all’aperto, quindi è possibile che le modifiche non siano di notevole impatto. La prima prova sarà l’esordio degli Europei di calcio a Roma in giugno, quando dovremo garantire l’accesso per coprire un quarto della capienza, come concordato con l’Uefa.
TEATRI E CINEMA Caso opposto per gli affollamenti in spazi chiusi, quindi. Un grande problema consisterà nel decidere il tipo di accesso agli spettacoli indoor: teatri, cinema ma anche discoteche e palazzetti dello sport. Possibile che si renda necessario ridisegnare gli spazi riservati ai clienti, con conseguenze economiche pesantissime per settori che già sono in difficoltà, sia per le necessarie modifiche strutturali che per una capienza ridotta che abbasserà gli introiti. Servirà il sostegno dello Stato in particolare agli eventi culturali, e probabilmente dovranno lievitare i costi degli ingressi.
UFFICI Anche gli uffici affollati dovranno essere radicalmente modificati. Lo spazio vitale attorno all’impiegato è destinato ad ampliarsi, ma anche l’uso dello smart working sarà probabilmente più massiccio rispetto al passato. Anche per questo sarà necessario garantire connessioni più rapide e sicure di quanto non avvenga oggi, soprattutto nei piccoli centri di provincia.
DISTRIBUZIONE DEMOGRAFICA Ma smart working significa lavoro da casa, e la conseguenza è la scelta del luogo in cui vivere, non necessariamente vicino al luogo di lavoro. Connessioni decenti e l’abitudine sempre più diffusa agli acquisti online potrebbero favorire il ritorno dei cittadini nei piccoli borghi a scapito delle grandi città.
BAR, RISTORANTI E NEGOZI Ovviamente la ricaduta del Covid sarà anche per gli esercizi commerciali, in particolare per quelli che in piccoli spazi sono soliti radunare diverse persone. Le modifiche dipenderanno anche dalla volontà dei clienti di privilegiare i luoghi “sicuri”.
TRASPORTI PUBBLICI È impossibile negare il contributo dato alla circolazione del virus dal trasporto pubblico, scolastico e non solo. Pendolari stipati come sardine in treni, bus e metro sono stati la normalità, ma non potrà più essere così. Anche in questo caso per fronteggiare le nuove richieste si renderà necessario far lievitare i prezzi in conseguenza ai costi da sopportare.
CODE E che dire delle code infinite davanti agli sportelli pubblici? Già i servizi online hanno contribuito in passato a ridurre il fenomeno, e c’è da scommetterci che lo faranno ancor più in futuro. Lo sportello fisico sarà frequentato solo da chi non ha dimestichezza col web, e le distanze minime dovranno essere assicurate.
VOLI E TURISMO È assai probabile che anche il turismo risentirà della pandemia. Probabile che si accentui il fenomeno del turismo esperienziale, esploso già da anni, vale a dire un turismo che non si limiti alla “visita” ma alla condivisione di un’esperienza, di vita, enogastronomica, culturale. Potrebbero beneficiarne le località minori, a misura d’uomo in ogni senso, anche fisico. Cremona, e l’asse del Po, se sapranno muoversi per tempo potrebbero trarne enorme vantaggio.

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