ISTRUZIONE • Appello della Fism: a noi un decimo del contributo statale, ma copriamo il 35% del servizio
Benedetta Fornasari
“Prima i bambini: gratuità e parità per l’Infanzia” è la mobilitazione educativa e sociale promossa a livello nazionale da F.I.S.M.-Federazione Italiana Scuole Materne, che chiama a raccolta il mondo delle scuole dell’Infanzia paritarie no profit per chiedere un vero sostegno economico al Governo, alle Regioni e agli Enti locali.
Una battaglia intrapresa nel corso degli anni senza esiti particolarmente soddisfacenti e che, oggi, porta la presidenza di Fism a indire una petizione per portare a casa un risultato a favore dell’attività indispensabile svolta, ormai da decenni, dalle materne di servizio pubblico senza scopo di lucro che in Italia coprono il 35% del servizio scolastico utilizzato da circa 500mila famiglie.
Parità economica, e non solo giuridica, ovvero garantire a ciascuna famiglia un equo trattamento nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale. Questo è l’obiettivo prioritario della mobilitazione che intende finalmente superare le disparità attuali nell’applicazione del Sistema integrato di educazione e di istruzione per i bambini della fascia di età 0-6 anni (decreto 65/2017).
Sergio Canevari, dal 2009 Presidente Provinciale dell’Adasm-Fism (Associazione Diocesana Asili Scuole Materne), che in provincia di Cremona conta 30 scuole dell’Infanzia paritarie, frequentate da circa 1.500 bambini, sottolinea la necessità di incrementare i finanziamenti statali e di consentire l’accesso gratuito al servizio eliminando la retta di circa 1.500 euro (il contributo mensile, calcolato su 10 mesi, oscilla tra i 120 e i 180 euro) che ogni anno scolastico le famiglie devono sostenere in aggiunta alle tasse già previste.
«Le scuole materne statali beneficiano di un contributo medio annuo per bambino di circa 6mila euro, mentre le nostre scuole di circa 600 euro ovvero un decimo. La Regione non ci assegna risorse in quanto non è scuola dell’obbligo e la legge finanziaria del 2021 prevede soltanto un aumento di finanziamenti a sostegno dei disabili, per un totale di 112 milioni di euro, però lo stanziamento complessivo per tutte le scuole paritarie italiane di ogni ordine e grado ammonta a 512 milioni di euro, una cifra insufficiente per la sopravvivenza dei nostri istituti».
L’equiparazione economica poi rappresenterebbe il giusto riconoscimento del rilevante ruolo educativo e sociale ricoperto, in termini di professionalità, competenze e umanità, dal personale delle scuole paritarie di pubblico servizio. «Le famiglie scelgono la qualità delle nostre scuole e del servizio di ispirazione cattolica, nel rispetto della programmazione ministeriale, arricchito da una offerta ampliata che prevede un orario continuativo dalle 7,30 alle 18 così da venire incontro alle esigenze di conciliazione vita-lavoro fornendo un aiuto concreto ai genitori, inoltre garantiamo un servizio sicuro, non interrotto dagli scioperi spesso frequenti in ambito scolastico. Il nostro personale docente è altamente qualificato e formato, tanto quanto gli insegnanti delle scuole pubbliche, ma con un contratto lavorativo meno remunerativo a fronte di un maggior numero di ore settimanali (33 ore rispetto alle 27) e infatti assistiamo alla migrazione del personale che, per ovvie motivazioni economiche, privilegia insegnare nella scuola statale».
L’Italia è fanalino di coda dell’Europa con pochi fondi assegnati e che vengono compensati dalla generosa attività di volontariato, indispensabile per mantenere aperte le scuole: «In Francia, Olanda, Svezia e in tanti altri paesi europei, lo Stato contribuisce per il 90-100% della spesa delle scuole paritarie, secondo il principio della libera scelta educativa approvato dal Parlamento europeo nel 1984. Le scuole paritarie si reggono sul volontariato grazie a presidi e segretari che svolgono tali funzioni a titolo gratuito pur essendo esposti a grandi responsabilità e oneri perché ricoprono un ruolo dirigenziale senza avere le stesse tutele degli altri dirigenti scolastici. Le nostre scuole, infine, se adeguatamente finanziate, e in virtù della capillare diffusione sul territorio, sono una risorsa fondamentale perché possono ospitare anche i bambini più piccoli, da zero a tre anni. È necessario, sempre per adeguarci all’Europa, provvedere allo sviluppo degli asili nido, da noi carenti. Fism sta elaborando una proposta per un intervento strutturale: economico, gestionale e organizzativo da sottoporre innanzitutto al Governo, al Parlamento e, per quanto di competenza, a Regioni e Comuni, riguardo i finanziamenti erogati dall’Unione Europea direttamente alle Regioni italiane».
È possibile sottoscrivere la petizione online al link www.change.org/FISMPRIMAIBAMBINI, o attraverso i canali social, oppure in formato cartaceo presso le scuole paritarie che provvederanno a inviarle alle rispettive Fism Provinciali.
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