Gli studenti cremonesi in un questionario: noia e depressione

 


 Vanni Raineri

Quali sono gli stati d’animo più frequenti degli studenti cremonesi? Chi pensa che il lockdown abbia portato tranquillità, serenità ed entusiasmo è completamente fuori strada: gli stati d’animo più frequenti sono stati nell’ordine ansia, preoccupazione, stanchezza, nervosismo, solitudine, incertezza, irritabilità, tristezza e rabbia. Sono questi i primi 10, quelli positivi seguono a distanza.
Questo è solo uno dei risultati di un questionario messo a punto dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Cremona, e lo ha presentato colui che di quell’ufficio è stato il dirigente fino a un mese e mezzo fa, e che ora è in attesa di una possibile conferma: il professor Fabio Molinari.
Molinari è stato ospite di una conviviale interclub organizzata dai Rotary Club Casalmaggiore Oglio Po e Piadena Oglio Chiese, e che si è tenuta mercoledì sera alla Clochette di Solarolo Rainerio: finalmente un evento in presenza dopo tanti organizzati online. Tra gli ospiti, della serata, la dirigente scolastica dell’Istituto Scolastico Marconi di Casalmaggiore Sandra Guidelli e il sindaco di Rivarolo del Re Luca Zanichelli.
Il tema della serata era “Le conseguenze psicologiche della pandemia negli adolescenti”, relatore Fabio Molinari, Dirigente dell’Ufficio Scolastico territoriale di Sondrio e appunto per quasi due anni a Cremona, ora sede vacante. Molinari si è distinto per le tante iniziative organizzate (si pensi solo nell’ultima settimana ai webinar sulla Costituzione con Giuliano Amato e Filippo Patroni Griffi, per non parlare del 700° anniversario dantesco), nonostante la sua permanenza abbia coinciso con il periodo pandemico, e per aver portato il suo importante ruolo fuori dalla scuola e nella società.
La pandemia ha lasciato conseguenze di tipo economico e sociale, la cui portata valuteremo nelle prossime settimane. In particolare, sta emergendo con evidenza il disagio psicologico dei ragazzi. Dobbiamo ammettere che, nonostante si sia messa in risalto nei mesi del lockdown la presunta scarsa attenzione dei giovani, questi stanno mostrando grande responsabilità nella vaccinazione. Ci sono già le prime ricerche che dimostrano come il virus abbia lasciato strascichi psicologici rilevanti, e per questo è ancor più importante il sondaggio fatto tra i ragazzi cremonesi.
All’inizio del suo intervento Molinari ha letto estratti di un giornalino della scuola realizzato a Sondrio, nel quale emerge come all’inizio il lockdown fosse considerato un regalo del destino, poi pian piano si è trasformato in disagio, quando non in un incubo, provocando depressione e desiderio di tornare tra i banchi.
«Gli studenti - ha detto Molinari - hanno affrontato questo lungo periodo in modi diversi ma i problemi sono stati di tutti. A Cremona ci siamo detti: perché non proporre un questionario in forma anonima per capire il fenomeno? Ebbene, nessuno sperava che arrivassero ben 9000 risposte. Su questa base, ho chiesto all’Università Cattolica di approfondire i dati per ricavarne un percorso di formazione per i docenti».
Quindi il dirigente scolastico ha elencato alcune delle risposte. In totale le domande poste sono state 67, le analizziamo tutte dividendole in categorie.
GENERALI
Innanzitutto l’età: quasi il 95% degli intervistati ha un’età compresa tra i 14 e i 18 anni, e l’84% vive con entrambi i genitori. L’80% ha fratelli o sorelle, e il 59% possiede animali domestici.
DIDATTICA A DISTANZA
Il 62% ha sempre partecipato alle lezioni online, il 36% aveva problemi di connessione, il 19% faceva fatica a concentrarsi. Chi non accendeva la telecamera lo faceva per problemi di connettività (44%). Cosa manca rispetto allo stare in presenza? Socializzare con gli amici per il 79,5%, la presenza fisica dei coetanei per il 51%, gli stimoli per darsi da fare per il 46%, le gite per il 41,5%; il rapporto con gli insegnanti segue al 24%. Le conseguenze negative della Dad: per il 57% la minor voglia di studiare, per il 50% l’umore peggiorato. In media il 32% dei ragazzi afferma di avere uno-due compagni che ha smesso di frequentare le lezioni, il 53% è soddisfatto di come sono state organizzate le lezioni a distanza, il 36% si dichiara poco soddisfatto e il 7% per nulla. Lo strumento più utilizzato è stato il pc (81,5%), seguito da smartphone (12%) e tablet (6,5%). Il 78% dei ragazzi era l’unico utilizzatore dello strumento, l’84% lo faceva in una stanza tutta sua e l’88% svolgeva gran parte dell’attività da solo.
ASPETTI PSICOLOGICI
Il 61,5% ha risposto di non aver sofferto di disturbi del sonno. Tra le preoccupazioni, la salute propria e dei familiari (73,5%), la vita sociale e affettiva (51,5%), non poter praticare sport (37%), non poter vedere i nonni (32,5%), non poter progettare il futuro (28%), il rendimento scolastico (24%), le condizioni economiche della famiglia (23,5%), il rapporto col partner (16%). Molto interessante la domanda sugli stati d’animo prevalenti: noia (67,5%), preoccupazione (60,5%), stanchezza (56%), ansia (55%) e tanti altri sentimenti negativi. Il primo positivo è la tranquillità, solo per il 27,5%, ma quasi il 26% indica espressamente la depressione. Questi stati d’animo sono stati condivisi con gli amici (59%), coi familiari (44,5%), con psicologi (3,5%) e coi docenti (solo il 2,5%), il 23,5% con nessuno. Come è stata gestita la rabbia? Al 48% sembrava di sprecare il proprio tempo compromettendo il futuro, il 46% aveva spesso improvvisi cambi d’umore, il 40% si sentiva spesso debole, senza energie, il 25% ha perso interesse verso gli hobby che faceva prima; le risposte che seguono sono preoccupanti: il 19% ha avuto la sensazione che non fossero rispettati i suoi diritti, il 18,5% ha provato senso di soffocamento, il 17% ha avuto esplosioni di rabbia o comportamenti violenti mai avuti prima del lockdown, il 4,5% ha avuto comportamenti autolesivi procurandosi tagli e ferite. Il 48,5% non ha mai raccontato i propri stati d’animo a compagni e insegnanti, il 39,5% lo ha fatto raramente, l’11% spesso. I due terzi dei ragazzi considerano la scuola un posto sicuro, un terzo no. La casa invece è un luogo sicuro per il 93% di loro. Un aspetto positivo: nel periodo di emergenza sanitaria la relazione coi familiari è rimasta uguale per il 63,5%, è migliorata per il 23% e peggiorata per il 13,5%. Sono lievemente peggiorate invece le relazioni con persone che non si sono potute vedere. Le emozioni negative provate nel lockdown sono state molto superiori (75,5%) a quelle positive (24,5%). La capacità di gestire i problemi personali non sembra aver risentito, ma il 58,5% afferma di avere avuto difficoltà a tenere a mente quello che stava facendo. Oltre la metà degli intervistati afferma che durante i mesi del Covid ha sentito le difficoltà accumularsi al punto da non poterle più superare, e oltre il 55% pensa che quest’anno sia un anno sprecato. L’83% ha sentito maggiormente la necessità di incontrare altre persone in presenza. Lo spazio di casa è stato percepito soffocante o troppo stretto dal 38,5%, e il tempo trascorreva più lentamente per il 51%. Il futuro? Dopo l’emergenza tutto tornerà come prima per il 34%, si starà con gli altri in modo diverso utilizzando di più pc e smartphone per il 22%, si sarà più uniti di prima per il 21%, si continuerà ad avere paura per il 14%.
BENESSERE
Tra gli hobby, il 76% utilizzava i social, il 72% ascoltava musica, il 71% chattava con amici o li chiamava, il 53% giocava coi videogiochi, il 48,5% si allenava, il 44% si dedicava ai suoi interessi, il 41% guardava la tv, il 36% cucinava e faceva i lavori domestici, il 16% leggeva. Era il 61,5% a sentire di più il bisogno di connettersi per combattere la noia. Hai iniziato a usare tabacco, alcool o sostanze stupefacenti? Il 76% non ne ha mai fatto uso, il 18,5% ne faceva uso già prima, solo il 5,5% ha iniziato. Quanto al sonno, prima del Covid l’81% andava a dormire prima di mezzanotte, percentuale che è scesa al 51%. Il 36,5% ha dormito almeno un’ora nel pomeriggio. I tempi di connessione sono ovviamente aumentati: il 16% stava connesso almeno 5 ore al giorno, percentuale balzata al 46,5% (Dad esclusa!). Al 72% è capitato spesso nei non accorgersi del tempo che passava mentre era connesso online, e il 33% ha provato la sensazione di non riuscire a scollegarsi dal web.
ALIMENTAZIONE
Pizza e focacce per il 62,5%, snack dolci per il il 51,5%, patatine e snack salati per il 50%: non proprio l’alimentazione ideale. Il 60,5% afferma di aver mangiato cibo poco salutare 1-2 volte la settimana. Il 44,5% mangiava come al solito, il 37% più del solito, il 15% meno. Il 40% è aumentato di peso, il 20% è diminuito. Al 58% capitava di non fare colazione (per il 40% era una novità). Il 59% non ha avuto il desiderio di perdere peso, mentre il 30,5% cercava di mangiare meno e l’11% a volte saltava i pasti. Afferma di aver mangiato meno sano del solito il 25%, più sano il 18,5%. È elevata (36,5%) la percentuale di chi afferma di aver mangiato a volte in modo esagerato.
ATTIVITÀ FISICA
Il 57,5% ha fatto movimento da solo, il 15,5% con la società sportiva, il 29% seguendo le proposte dell’allenatore o dell’insegnante. Il 62,5% prima della pandemia praticava sport, il 18,5% saltuariamente, il 19% mai. Il 41,5% non ha svolto l’attività motoria proposta in Dad, solo il 37% ha acquistato attrezzature per fare attività fisica in casa, e solo il 27% ha utilizzato regolarmente le attrezzature che già possedeva. Il 61% però pensa, una volta terminata l’emergenza, di riprendere a praticare sport, il 9,5% di iniziare e il 4,5% di cambiare sport. Solo il 30% si sente in forma, il 30% ha poca forza e il 14% ha problemi fisici. Il 53,5% ha percepito il suo corpo più trascurato.
DARK WEB
Il 12% dei ragazzi afferma di aver scambiato a volte messaggi, audio, immagini o video a sfondo sessuale via smartphone, social o chat, il 4,5% sostiene di averlo fatto spesso. Il 19% ha assistito ad episodi di discriminazione o bullismo online. Afferma di aver subito comportamenti offensivi l’8,5%, ma complessivamente la frequenza di questi episodi si è mantenuta stabile.
COVID
Il 63,5% afferma di aver avuto qualcuno tra familiari, amici o vicini di casa in ospedale per il Covid, il 15,5% ha avuto lutti in famiglia, e il 78,5% ha visto i propri genitori preoccupati della pandemia.
Questa la conclusione di Fabio Molinari: «Queste risposte devono aprire una riflessione in vista della riapertura di settembre, partendo dai presupposti emersi. I dati di questo questionario dovranno essere tenuti in considerazione da chi mi sostituirà. Probabile che queste risposte non le abbiano dette a nessuno, e a volte ci domandiamo se non abbiano colto i segnali che ci hanno lanciato».
Già in passato ci siamo occupati di questi aspetti, scoprendo quanto siano aumentati nella nostra provincia atti di autolesionismo e disturbi alimentari tra ragazzi e adolescenti. Scopriamo così che nel piano pandemico che non è mai stato aggiornato da anni, mancava anche l’aspetto della gestione della crisi, fatta con una corretta informazione e con professionisti della comunicazione. Invece, più della consapevolezza è stata veicolata la paura, e tutti, in modo diverso, lo abbiamo subito.
Il sindaco Zanichelli ha ricordato l’escalation di atti vandalici che hanno colpito anche il suo Comune: «Da soli sono bravi ragazzi, assieme diventano esplosivi». «È un tema complesso - ha risposto Molinari -: emergono perdita di senso del limite, volersi mettere in evidenza. Quando scattano le dinamiche di gruppo, per evitare l’esclusione ci si aggrega. Chiaro che vanno trovate soluzioni».

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