LA LETTERA • Serve imitare l’esempio degli Usa. L’esperienza di Carlo Stassano (Interflumina)
Vanni Raineri
Dopo la cerimonia inaugurale di ieri, oggi è il giorno in cui iniziano ufficialmente le competizioni olimpiche. Per i risultati vi rimandiamo alle pagine sportive, qui approfittiamo del momento più importante dello sport mondiale per addentrarci in un rapporto, quello tra sport e scuola, che nel nostro Paese attende da anni di evolversi assegnando alla pratica sportiva il valore che merita e che altrove gli viene riconosciuto.
Lo spunto viene dalla lettera aperta che due parenti di atleti dell’Eridanea Casalmaggiore, Raffaella Passera (madre di Carlo Invernizzi) e Giada Brambilla (sorella maggiore di Maicol), hanno letto in occasione degli auguri ad Alessandra Montesano, atleta della Canottieri Eridanea in partenza per Tokyo.
Sul tema abbiamo sentito il parere del professor Carlo Stassano, che oltre che fondatore e presidente dell’Atletica Interflumina Èpiù Pomì, è Stella d’Oro al merito sportivo del Coni, e da tempo è impegnato per favorire la pratica sportiva anche nel suo valore inclusivo: si pensi al grande contributo dato dalla società casalasca alla diffusione dello sport paralimpico.
«Condivido il pensiero espresso nella lettera - ci dice Stassano -, in Italia in realtà ci sono situazione variegate, a macchia di leopardo. Le esperienze che ho vissuto nell’arco di 50 anni in ambito scolastico mi dimostrano, e anche oggi è così, che esistono realtà che dipendono da provveditori illuminati ed altre che invece non hanno alcuna attenzione per l’educazione fisica e lo sport, e questo vale sia per i presidi che per gli insegnanti. Il mondo della scuola è coordinato dal ministro per la Pubblica Istruzione, che ha a disposizione programmi ministeriali all’altezza, ma che non vengono applicati. Il dramma riguarda soprattutto la scuola primaria, che vanta programmi all’altezza dei paesi europei più avanzati ma che non sono presi in considerazione. I bambini della primaria sono spesso affidati a insegnanti che non hanno alcuna competenza se non quella pedagogica, che è fondamentale ovviamente, ma sono necessarie competenze motorie per incidere sula fisiologia e sulle complessità anche ai fini della salute. La scuola italiana è arretrata poiché è lasciata alla discrezionalità e alla capacità dei presidi».
In queste condizioni i genitori possono fare poco. «La svolta deve partire dal governo, che proprio dall’esempio degli Usa deve capire quanto sia rilevante l’incidenza dello sport anche sul pil».
LA LETTERA
“Mens sana in corpore sano”! scriveva il poeta latino Giovenale. Del resto filosofi, studiosi e pedagogisti di ogni epoca, fin dall’antichità, hanno sempre sottolineato l’inseparabile rapporto tra corpo e mente, e come dall’allenamento di entrambe queste componenti trova giovamento il benessere complessivo dell’individuo. Studi recenti dimostrano questa correlazione: i ragazzi che praticano regolarmente attività fisica ottengono voti migliori, hanno una capacità di concentrazione e di apprendimento maggiori, così come hanno una più elevata capacità di autocontrollo ed in media ottengono punteggi più alti nei test di intelligenza; è stato poi osservato che i ragazzi che fanno sport dedicano in media 3 ore in più alla settimana allo studio casalingo rispetto ai loro compagni più sedentari (rif. Università di Montreal, in Annals Journal of Health Promotion), perdono meno giorni di scuola avendo meno assenze ingiustificate, oltre ad essere meno coinvolti in risse e atti vandalici.
Nonostante questi incoraggianti dati empirici la realtà, specie nel nostro Paese, è che molti ragazzi e ragazze che praticano sport, soprattutto a livello agonistico, affrontano parecchie difficoltà derivanti dalla gestione del doppio impegno scolastico-sportivo. E proprio l’impegno scolastico, purtroppo, è una delle principali cause del fenomeno del cosiddetto “drop out” o abbandono sportivo. Ciò anche a causa, in alcuni casi, dello scarso sostegno da parte delle istituzioni scolastiche alla pratica sportiva di alto livello e, in casi meno numerosi, ma comunque presenti, della poca comprensione da parte degli insegnanti dell’impegno richiesto dagli allenamenti e delle difficoltà derivanti dall’essere studenti e atleti.
La realtà italiana, in questo specifico ambito, se paragonata a quella statunitense è drammatica: mentre negli USA all’attività fisica viene riconosciuto lo stesso valore delle altre materie e la maggior parte dei ragazzi pratica uno o più sport (impegno sostenuto anche attraverso importanti borse di studio), in Italia assistiamo al fenomeno inverso per cui all’aumentare dell’impegno richiesto nello studio, specie nei livelli di istruzione superiori, corrisponde un aumento vertiginoso della sedentarietà giovanile e l’abbandono della pratica sportiva.
Fortunatamente alla Canottieri Eridanea abbiamo ottimi esempi e testimonianze di come sia possibile coniugare lodevoli risultati scolastici con l’impegno sportivo agonistico di alto livello, con risultati altrettanto eccellenti. Lo sanno bene gli atleti del gruppo Allievi, Cadetti, Ragazzi e Juniores che continuano i loro brillanti percorsi di studi fra scuole medie e superiori; lo dimostrano Andrea e Mattia che da pochi giorni hanno terminato il loro percorso liceale, conseguendo rispettivamente la maturità classica (con lode) e la maturità scientifica. Non possiamo poi non ricordare Alessandra Montesano che, dopo le prime esperienze europee e mondiali con la nazionale juniores, ha ottenuto una prestigiosa borsa di studio per frequentare il corso di Strategic communication con specializzazione in business e marketing alla Ohio State University, dove completerà i suoi studi dopo la fantastica esperienza olimpica che la attende a Tokyo.
Un plauso a questi ragazzi e atleti è dunque d’obbligo. Ragazzi che ogni giorno ci insegnano quanto è importante la pratica sportiva sin dall’infanzia dalla quale apprendono importanti doti e risorse, come la capacità di sapersi organizzare, la flessibilità e l’elasticità mentale, capacità trasversali che saranno per loro fondamentali per il raggiungimento dei loro obiettivi non solo sportivi, ma anche di studio e professionali. Oltre a ciò non dimentichiamo poi che lo sport trasmette ai nostri giovani valori importantissimi, come la disciplina, l’autonomia, il senso di responsabilità per gli impegni presi, ne favorisce la crescita culturale, civile e sociale. Semplicemente apprendono ogni giorno la correlazione esistente tra l’impegno e il successo: nulla ci viene calato dall’alto, solo il lavoro, la costanza, l’impegno e il sacrificio rendono possibile raggiungere i propri sogni e le proprie ambizioni. Davvero, la pratica sportiva è una palestra di vita: difficilmente su una pista da atletica o su di un campo di regata, pensando ai nostri canottieri, si può migliorare avendo unicamente doti fisiche, ma limitate doti mentali.
Per concludere sarebbe un’importante segnale per le giovani generazioni se le istituzioni, e le scuole primariamente, riscoprissero l’importanza dello sport quale fattore per lo sviluppo completo e armonioso della personalità, e incentivassero con maggior vigore la pratica sportiva fin dalla primissima infanzia, come accade in altri paesi a noi vicini e lontani.
Speriamo allora che il protocollo siglato pochi giorni fa dal Ministro dell’Istruzione e dalla Sottosegretaria di Stato, Valentina Vezzali (che ben sa quanto impegno occorre per diventare campioni!), sia finalmente una svolta per diffondere realmente l’attività sportiva nelle nostre scuole, accanto alle materie “più tradizionali”.
Complimenti ai nostri ragazzi e ricordate: “mens sana in corpore sano”.
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