Ciclabili rosse, cremonesi divisi Ma uno studio difende la scelta



VANNI RAINERI
In fondo è un gran sollievo polemizzare senza che ci sia di mezzo la pandemia, e dopo due anni Cremona ha trovato nelle strisce rosse di via Giuseppina una nuova fonte di discussioni. Da giorni sui social è un attacco continuo alla scelta degli amministratori, mentre i favorevoli, come spesso avviene, intervengono in misura molto minore. Ovviamente le minoranze consiliari hanno colto la palla al balzo per mettere in cattiva luce le scelte di chi amministra, e anche i media si sono occupati della questione.

Parliamo ovviamente delle piste ciclabili che si stanno realizzando in alcune aree della città. Nei giorni scorsi, nonostante l’inizio lavori fosse noto, hanno avuto un effetto scioccante le strisce rosse che hanno fatto capolino in via Buoso da Dovara e lungo tutta la via Giuseppina, su entrambi i marciapiedi, soprattutto per il colore rosso vivo prescelto. Nel mirino anche l’attraversamento di cordoli e irregolarità dovute all’asfalto non in perfette condizioni e all’azione delle radici delle piante che separano il marciapiedi dalla carreggiata. Fatto sta che battute, meme e ironie varie non sono mancate.

Il marciapiede dunque ospita un doppio tracciato: quello color rosso per le bici e quello più esterno riservato ai pedoni, che non cambia colore. Come detto, il primo intervento è in corso da qualche giorno tra via Buoso da Dovara e via Giuseppina, fin oltre l’ospedale, mentre prossimamente toccherà alle ciclabili di via Milano e di via Sesto. Almeno, queste sono le tre aree che fanno parte del progetto complessivo, per un importo di 433mila euro di cui 200mila finanziati dalla Regione Lombardia col bando Strade Sicure. Importo che non si limita alle colorazioni, ma comprende altre operazioni, come la rotonda di Cavatigozzi.

Gran parte delle critiche sono state formulate dopo la sola colorazione rossa, un rosso acceso, alla quale poi sono state aggiunte le strisce bianche che la delimitano, oltre alla segnaletica, che indubbiamente rendono più elegante il tutto, o almeno meno impattante.

Ovviamente il rosso vivo ha la funzione di evidenziare la presenza della pista ciclabile soprattutto per gli automobilisti nei punti di intersezione, dove cioè ci sono attraversamenti stradali. Chiaro che quel rosso di traverso per chi transita in auto, così visibile, rappresenta da sé un allarme per abbassare la velocità di transito.

Qualcuno dei “contestatori” ha ricordato l’esperienza di alcuni anni fa in corso Garibaldi, con l’esperimento delle strisce azzurre mai più ripetute, ma il paragone non regge: quelle avevano una sola funzione estetica, il tratto comune riguarda le critiche piovute in merito alla scelta urbanistica.

Qualche critica è costruttiva: ad esempio c’è chi propone di colorare di un grigio idoneo il tracciato pedonale, per ottenere un binomio grigiorosso che celebri la grande stagione della Cremonese.

IN EUROPA E NEL MONDO

Normalmente, sia in Italia che negli altri paesi europei, le ciclabili hanno solo la linea bianca (a volte gialla) di demarcazione, e a volte la colorazione della superficie è presente solamente nei pressi delle intersezioni e di altre aree critiche, con l’obiettivo di rendere più visibile agli automobilisti la presenza del tracciato. La scelta di non colorare l’intera ciclabile è dettata per lo più da motivi economici. Nei Paesi Bassi, patria dei ciclisti, le piste ciclabili sono in genere tutte colorate, ma il colore è presente nell’asfalto che viene posato, non si procede alla successiva colorazione. Ovviamente il colore presente nell’impasto dell’asfalto lo rende molto più durevole: è vero che i costi sono superiori, ma la manutenzione molto inferiore. Le colorazioni variano a seconda dei paesi e delle città: a Vienna sono verdi e blu, a Monaco di Baviera nere. In generale nel mondo sono rosse, gialle, verdi e blu.

OLANDA, PATRIA DEI CICLISTI

Chi è stato in Olanda ha notato come in ogni strada ci siano due piste ciclabili per i due sensi al fianco della carreggiata, e anche nelle città l’attenzione alle esigenze dei ciclisti è massima. D’altra parte nel Paese il numero di biciclette è superiore al numero di abitanti, unico caso al mondo. Qualche anno fa a Utrecht, per ovviare alle necessità dei viaggiatori, è stato costruito nei pressi della stazione ferroviaria il parcheggio per bici più grande del mondo, in grado di ospitare 12.500 veicoli: è un parcheggio sotterraneo su più piani sotto la stazione per sole bici. Arriveremo mai a questo livello? L’Olanda ha iniziato a percorrere la politica bike-friendly dagli anni Settanta per ovviare alle tante vittime di incidenti stradali. Risultati che sono arrivati: oggi un olandese pedala in media circa 1.000 km ogni anno.

LO STUDIO TEDESCO

Un gruppo di ricerca tedesco ha compiuto, nella primavera del 2021, uno studio focalizzato sugli effetti generati dalla colorazione delle piste ciclabili. I risultati mostrano un maggiore livello di sicurezza stradale e e una migliore interazione tra gli utenti. Il 77% dei ciclisti tedeschi intervistati (nella fattispecie di Berlino, dove le piste sono di color verde) apprezza la completa colorazione, e il 66% ritiene di sentirsi più sicuro; una percezione di sicurezza che motiva più persone ad utilizzare la bici. Si è verificato poi che la presenza di ciclisti sui marciapiedi riservati ai pedoni è diminuita dal 13% al 7%: il motivo sembra la scarsa sicurezza percepita viaggiando in strada senza la colorazione. Ultimo dato, pure di segno positivo, riguarda i parcheggi delle auto in sosta vietata sulle piste ciclabili, che si sono ridotti del 40%.

Piercarlo Bertolotti, presidente Fiab

Non daremo giudizi fino al compimento

Disposizioni ministeriali non seguite

Piercarlo Bertolotti, presidente Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) di Cremona e coordinatore regionale lombardo, in merito al progetto delle ciclabili rosse preferisce attendere prima di esprimere un giudizio definitivo, ma che abbia forti riserve appare evidente.

«Ho già avuto modo di annunciare che finché i lavori non saranno terminati non daremo giudizi. Per il momento attendiamo, poi invieremo come Fiab un comunicato al Comune e alla stampa. L’opera l’avevamo progettata, il Comune ha deciso di fare scelte diverse rispetto al nostro progetto».

Intende che il tracciato voi l’avevate individuato nella carreggiata e non sul marciapiede.

«Certo, come previsto dalle disposizioni ministeriali. Il progetto che realizzammo a fine 2020 era quello, che prevedeva comunque il mantenimento di un tracciato per le bici lente anche sul marciapiede».

In questo modo avremmo avuto due corsie per ogni lato destinate alle bici, oltre alla terza per i pedoni.

«I ciclisti che tengono una certa velocità non sarebbero stati frenati rimanendo nella carreggiata, mentre ora rischiano di scendere e salire di continuo. Il ministero ha emanato precise disposizioni, e loro hanno deciso di non seguirle».

Ma allora perché l’assessore Simona Pasquali afferma che la collaborazione con la Fiab è preziosa?

«Anch’io dico che la collaborazione col Comune potrebbe essere preziosa. Se poi mi informassero… Noi da parte nostra forniamo indicazioni importanti sfruttando la competenza di ingegneri, architetti e altri che lavorano ai progetti».

E sul colore rosso che dice?

«Il colore mi interessa relativamente. Avevamo chiesto al Comune di non pitturare i marciapiedi ma loro considerano il progetto definitivo».

Dal Comune si afferma che la pista ciclabile nella carreggiata avrebbe provocato problemi per le auto in sosta e le fermate degli autobus.

«Certo, ma sappiamo tutti che ogni medaglia ha almeno due facce. Questa è solo una. Si può dire che le bici sono pericolose, ma non sono forse pericolose le auto per chi viaggia in bici?».

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