Paolo Bodini: «Dico sì al nuovo ospedale, purché...»


Vanni Raineri
Primario in ospedale, sindaco di Cremona e poi senatore, protagonista del rilancio della liuteria cremonese. Chi meglio di Paolo Bodini può dire la sua sui temi più caldi del momento? La pandemia, l’impegno nel conflitto ucraino, il valore che Cremona può spendere nel mondo.

Ci sembrava un incubo la pandemia, ora con i venti di guerra sembra quasi di rimpiangerla.
«Magari rimpiangerla no. Intanto stiamo uscendo dalla pandemia ma non ne siamo fuori: ci sono dati che preoccupano e nessuna certezza. Probabile che passeremo un’altra estate tranquilla ma l’autunno potrebbe riservare sorprese. L’elevato tasso di vaccinazione ci dà un vantaggio ma l’attenzione va mantenuta alta. È vero che appena tiriamo un sospiro di sollievo arriva la botta della guerra in Europa, frutto di una invasione ingiustificata che ci pone tutti in uno stato di allarme, poiché il rischio di estensione del conflitto è concreto. Dobbiamo fare di tutto, come comunità, per arrivare ad un cessate il fuoco e a una trattativa».

Lei oggi è esponente di Articolo Uno, che era presente alla manifestazione di Firenze con chi sottolineava la necessità di fermare la guerra ma anche indicando in Putin il responsabile.
«Articolo Uno condanna l’aggressione di Putin e chiede una forte e immediata pacificazione. Un dibattito interno c’è stato sulla questione armi: non c’è unanimità, ma personalmente credo che in questa fase sia giusto sostenere la gente che cerca di resistere a fronte di una sua richiesta, sia pur considerando che le armi non sono mai la soluzione».

Qualcuno tende a distinguere tra armi di difesa e armi di attacco.
«È difficile fare una simile distinzione. Gli ucraini ora cercano di difendersi, il che potrebbe consentire loro di arrivare a una trattativa in posizione di maggior vantaggio per non arrendersi completamente all’invasore. Io sono un pacifista, ma la legittima difesa è… legittima».

Oggi la crisi energetica riporta in agenda il tema del nucleare.
«La fusione non c’è, almeno è un discorso futuribile, mentre il nucleare civile è pericoloso e quello bellico sarebbe da abolire ma mancano le trattative per farlo. Ospitare armi nucleari in Europa non favorisce la pace».

E chi ritiene che la loro disponibilità agisca come deterrente?
«Con 14mila testate in giro per il mondo parlare di deterrenza è follia. Più che della deterrenza, credo nel valore del dialogo. Dobbiamo ridurre gli arsenali: se Usa, Russia e Cina si accordassero sarebbe possibile. L’Europa deve crescere come polo di dialogo e di ragionevolezza: è l’unico posto al mondo in cui ci sono vere politiche sociali e ha mostrato, sia nella pandemia sia per l’adozione degli eurobond, di poter unirsi per riequilibrare i rapporti con la Nato».

In una nostra recente intervista, il Generale Tricarico disse che una diversa distribuzione del peso nella Nato si avrebbe solo con una maggiore partecipazione europea alle spese per gli armamenti.
«Io la vedo diversamente: vorrei che le spese militari si riducessero dappertutto. Le spese militari riducono le spese per il sociale. La Nato nacque in reazione al Patto di Varsavia, poi è sopravvissuta ed è una concausa della guerra in Ucraina. Per la pace dobbiamo far funzionare l’Onu al di là del potere di veto. Dobbiamo applicare le due encicliche di Papa Francesco, “Laudato si’” e “Fratelli tutti”, per avere un mondo migliore».

Sui social è un fiorire di esperti di pandemia che si sono trasformati in esperti di strategia militare, e circolano commenti davvero inqualificabili.
«Il mio è un giudizio ambivalente: i social hanno un grande potenziale per la circolazione delle idee, soprattutto nei paesi che le oscurano, ma richiedono una capacità di critica per leggere gli eventi. La loro esplosione è stata consentita dall’essere di controllo privato, ed è tempo che ci sia un regolatore pubblico per garantire equilibrio. In generale viviamo in un mercato libero che richiede sistematicamente l’intervento dello Stato. Si riconosca che la legge del mercato non è sufficiente. Serve un fisco equo e progressivo, anche per combattere l’antipolitica. Io ho votato contro il taglio dei parlamentari, credo che il nostro sistema vada rafforzato, non indebolito, a partire dalla selezione della classe politica scelta dai cittadini».

Parliamo di liuteria, partendo dal progetto di recupero della casa di Stradivari.
«Si tratta di un’iniziativa lodevole, che rafforza l’immagine della liuteria favorendo il turismo. Le risorse private hanno consentito di procedere alla ristrutturazione: come Museo del Violino siamo pronti a creare sinergie. A proposito: credo che a Cremona manchi una casa di Monteverdi, un luogo fisico che si potrebbe ricreare attraverso una ricerca storica sul posizionamento nella città. È una mia idea che lancio».

Sinergie nella liuteria cremonese: un obiettivo non sempre facile.
«È vero che c’è sempre stata una diversificazione, ma come avviene nelle varie categorie. Il liutai sono come gli artigiani, ma sono più sotto la lente di ingrandimento quindi sembra che la loro conflittualità sia più forte, ma anche in campo medico le cose non sono diverse. È la nostra società che tende a creare divisioni. Direi che negli ultimi 20 anni le cose sono migliorate, anche per l’azione portata avanti dal sindaco Galimberti che ha prodotto un sensibile miglioramento anche come vetrina internazionale della città: i dati di afflusso turistico pre-Covid in città erano significativi».

Certo il Museo del Violino ha rappresentato un volano.
«Iniziai ad interessarmi di liuteria nel mio ultimo mandato da sindaco, quindi ho alle spalle 25 anni di promozione della liuteria. Ho fatto missioni all’estero per conoscere collezionisti, e da questo impegno è nata “Friends of Stradivari”. L’apertura del museo ha rappresentato lo slancio maggiore, ma il terreno era stato preparato con cura».

Il fatto che il turismo moderno sia “esperienziale” avvantaggia quel che può offrire una città come Cremona.
«Assolutamente sì. La liuteria caratterizza Cremona sviluppando un immaginario collettivo, ed è questa la strada da perseguire. Cremona è una bella città, come altre città d’arte, ma è sulla liuteria che possiamo far leva».

Mi ha sempre affascinato l’immagine di un negozio di liuteria nella nebbia, ma mi sembra che tanti cremonesi non colgano questo potenziale.
«Ho amici che sono incantati da Cremona, dove trovano quel che non si aspettano. Le botteghe sono un elemento di fascino come lo è la nebbia: fanno parte dell’immagine della città che va curata».

Veniamo alla sua esperienza di sindaco a cavallo del millennio.
«Un’esperienza interessante e formativa: allora ero focalizzato sulla mia formazione medica e sulla carriera, per cui mi ha aperto nuovi mondi. Era anche un momento positivo: si usciva da Tangentopoli, il che ha favorito che la scelta cadesse su di me, c’era una tensione civica oggi un po’ persa. Si credeva nella rinascita della città, e la partecipazione civile aveva portato all’esperienza dell’Ulivo. Direi che c’era più tensione positiva, mentre la demonizzazione della politica l’ho vissuta male».

Non a caso da allora i sindaci di Cremona siete stati lei, Perri e Galimberti, di provenienza molto lontana rispetto ai partiti. Come se i politici di professione fossero degli appestati.
«Il ruolo dei partiti è stato demolito. Ai miei tempi erano in crisi ma ancora forti e strutturati; nel tempo hanno perduto forza e capacità formativa. Uno dei punti che ritengo più importanti di Articolo Uno è l’applicazione nell’art. 49 della Costituzione della definizione per legge di cosa sia un partito politico, che deve essere un’istituzione democratica che abbia una base e che fa congressi, con organismi elettivi, trasparenza dei bilanci e delle fonti di finanziamento. Mi stanno bene i finanziamenti pubblici purché siano trasparenti, e accompagnati dalla massima severità per chi ruba».

Lei ha lavorato tanti anni al Maggiore. Cosa pensa del progetto del nuovo ospedale?
«Credo che la realizzazione di una nuova struttura sia una cosa positiva perché l’attuale, cui sono affezionato, è datata e difficilmente modificabile: ho visto tanti interventi con qualche miglioramento ma non strutturale. Va considerato che oggi sono cambiati i modelli degli ospedali, pensiamo ai contenuti tecnologici. L’ospedale attuale è dispersivo dal punto di vista energetico, con sistemi di riscaldamento e ascensori obsoleti. Detto che vedo con occhio positivo la realizzazione di un nuovo ospedale, sono critico sul fatto che non si sia definito per bene cosa conterrà questa scatola. Servono assicurazioni che i livelli siano potenziati, serve la presenza di una D.E.A. di II livello ma nessuno l’ha ancora garantito. Lo scetticismo nasce dal depotenziamento visto negli anni. Dobbiamo riappropriarci di questo ospedale».

Se ci fosse stata una maggiore programmazione si sarebbero evitati costosi interventi anche finanziati dalle associazioni in una struttura destinata ad essere demolita.
«La notizia del finanziamento è arrivata come un colpo di fulmine. È una transizione che va gestita senza che si getti via un patrimonio. Penso alla discussione surreale su Area Donna: i cambiamenti vanno concordati, mentre si convoca sempre a posteriori. C’è difficoltà di dialogo, mentre la popolazione con un suo comitato civico va coinvolta a livello decisionale, per scelte condivise».

Non possiamo non chiudere con l’antico amore di Bodini: il basket. Il momento non è facile.
«Siamo tutti molto preoccupati. Abbiamo vissuto begli anni con mezzi miracoli. Oggi seguo più la Vanoli che la Juvi ed è un grosso dispiacere che si rischi la categoria ma il budget è quello che è, poi si è aggiunta la sfortuna sotto forma di partite perse di un soffio e infortuni. La speranza è che si continui ad avere il basket di alto livello, non credo per due squadre poiché le forze economiche sono quello che sono».

C’è chi chiede un cambio tecnico in panchina.
«A me Galbiati è simpatico. Credo che la scelta sbagliata sia stata fatta su alcuni giocatori, in particolare stranieri»


Chi è Paolo Bodini  sindaco, senatore, paladino della liuteria

Paolo Bodini, classe 1948, è medico in pensione. Diplomato al Manin, laureato in Medicina e Chirurgia a Pavia nel 1973, l’anno successivo inizia l’attività di medico presso il Reparto di Medicina II dell’Ospedale di Cremona, di cui diviene primario nel 1992. Nel 1995 inizia la carriera politica, eletto sindaco di Cremona grazie al sostegno di una coalizione di centrosinistra. Nel 1999 viene rieletto sindaco, mantenendo sempre l’attività ospedaliera fino alla scadenza del mandato, nel 2004. Nel 2006 si candida al Senato della Repubblica nella coalizione dell’Ulivo a sostegno del premier Romano Prodi e viene eletto, ma la sua è una delle legislature più brevi: dal 28 aprile 2006 al 28 aprile 2008. Rientra a tempo pieno nei ruoli dirigenziali in ospedale, fino alla data del pensionamento a fine 2016. Nel 2006 viene anche nominato presidente dell’Ente Triennale che organizza il concorso internazionale di liuteria, che contribuisce a trasformare nella Fondazione culturale “Antonio Stradivari”, per promuovere la liuteria cremonese: resta presidente fino al 2010, e nel frattempo coinvolge partner privati e pubblici e incarica Virginia Villa direttore generale e Fausto Cacciatori conservatore. Nel 2009 fonda l’associazione internazionale “Friends of Stradivari”, di cui è tutt’oggi presidente, mentre la presidenza della Fondazione è trasferita al sindaco di Cremona.


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