Sacco e Vanzetti: la condanna e la riabilitazione postuma

9 Aprile 1927 • I due anarchici di origine italiana sono condannati a morte


PAOLO A. DOSSENA
Una “guerra per finire la guerra”.

Letto oggi, qui in Europa, il discorso di Woodrow Wilson del 2 aprile 1917 sembra un brutto scherzo. Quel giorno il presidente statunitense chiede al Congresso degli Stati Uniti una dichiarazione di guerra al governo tedesco, enfatizzando l’altruismo americano: “Non abbiamo nessuno scopo egoistico da difendere”. Occorreva capire che quella americana sarebbe stata una guerra per la democrazia, una “guerra per finire la guerra”.

Gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania il 6 aprile, ma, naturalmente, quel conflitto (stravinto dagli americani) non sarebbe stato l’ultimo della storia. Anzi, di guerre, da quel giorno in avanti, se ne sono viste in quantità.

Comunque, quando un paese deve scendere in guerra, di norma esso si spacca con scambi di accuse pesantissime e la parola “traditore” diventa la più usata. Accade anche negli Stati Uniti di quell’aprile del 1917, dove si forma un clima pesantemente ostile verso isolazionisti, pacifisti e neutralisti di ogni colore e tendenza. Inoltre è imposto il servizio militare di leva, quindi cominciano a verificarsi fughe all’estero, e tra quelli che riparano in Messico c’è anche un gruppetto di italo-americani, tra i quali Bartolomeo Vanzetti e Ferdinando Nicola Sacco.

Sacco e Vanzetti

Il primo dei due, Vanzetti, viene dal nord dell’Italia (è nato nel 1888 in Piemonte); il secondo, Sacco, proviene invece dal sud della Penisola (è nato nel 1891 in Puglia). I due hanno diverse cose in comune: sono quasi coetanei, escono entrambi da famiglie agiate ed entrambi hanno deciso di emigrare negli Stati Uniti nel 1908. Le analogie non si fermano qui, perché i due italiani si stabiliscono nello stesso Stato – il Massachusetts – dove si guadagnano il pane lavorando duramente e dove prendono a frequentare il circolo anarchico di Luigi Galleani.

Questi è un altro piemontese, anche lui proveniente da una buona famiglia cattolica, agiata al punto da consentirgli di studiare giurisprudenza all’Università di Torino. Galleani appare negli Stati Uniti nel 1901, dopo aver sperimentato, per le sue attività sovversive, le galere della Francia, della Svizzera e dell’Italia.

In America Galleani continua a predicare il suo radicalismo rivoluzionario attraverso un settimanale – “Cronaca Sovversiva” – che finisce anche nelle mani di Sacco e Vanzetti, i quali si avvicinarono alle idee e al gruppo di Galleani, da loro ben presto venerato come “il patriarca del movimento”.

Sacco e Vanzetti si radicalizzano

“Cronaca sovversiva” propaganda l’uso dell’azione diretta in forma violenta e la violenza rivoluzionaria, incluso l’uso della dinamite e l’omicidio.

Sia Vanzetti sia Sacco accettano e fanno proprie queste idee. Fra i due Sacco (che in Puglia era stato un progressista moderato) è l’elemento più militante e pronto a fare uso della violenza. Ma anche Vanzetti si è radicalizzato in modo assoluto: ha completamente rimpiazzato le sue vecchie idee religiose (in Piemonte era stato cattolicissmo, al punto da essere bullizzato come “bigotto”) con l’idea che la violenza sia un mezzo di lotta legittimo per il rovesciamento dello stato. Sacco e Vanzetti ripudiano altresì la proprietà privata, ritenendosi degli anarco-comunisti rivoluzionari. Può darsi che l’estremizzazione radicale di Sacco e Vanzetti si sia verificata per aver sperimentato sulla propria pelle il modo in cui venivano trattati gli immigrati negli Stati Uniti.

Comunque, nel corso delle agitazioni del 1916 Sacco e Vanzetti, divenuti entrambi militanti anarchici, fanno conoscenza. Nel 1917 “Cronaca Sovversiva” si schiera contro l’ingresso in guerra degli Stati Uniti, incoraggiando i militanti a non rispondere alla chiamata alle armi. Un gruppetto di seguaci di Galleani – tra cui Sacco e Vanzetti, divenuti nel frattempo cittadini americani – decide di riparare sotto falsa identità in Messico per evitare la leva. Tuttavia, non riuscendo a trovare lavoro, i due tornano negli Usa dopo pochi mesi.

Al rientro nel Massachusetts Vanzetti si unisce a un gruppo anarchico che sarà poi accusato di attacchi dinamitardi, anche se non è accertato che il piemontese vi abbia preso parte.

Il 15 aprile 1920 a Braintree, sempre nel Massachusetts, un paymaster (impiegato addetto al pagamenti degli stipendi) e la sua guardia stanno trasportando il payroll (ammontare delle retribuzioni) aziendale, quando vengono aggrediti e uccisi da due individui. I due assassini, afferrato il contante, fuggono in automobile.

9 aprile 1927

Il 5 maggio 1920 Sacco e Vanzetti vengono arrestati per questo crimine.

Saranno ritenuti colpevoli il 9 aprile 1927, e saranno condannati e giustiziati con la sedia elettrica il 23 agosto 1927.

Oggi i libri di storia e le enciclopedie si sono grosso modo orientati verso questo giudizio: il processo a Sacco e Vanzetti si è basato su prove indiziarie ed è avvenuto in un momento storico particolare: non si era ancora sopita l’ostilità verso chi era stato contro la guerra, mentre si era diffusa una grande paura a causa di un’impressionante serie di scioperi scoppiati in tutti gli Stati Uniti tra il 1919 e il 1920. Questi scioperi si verificano mentre l’armata rossa marcia su Varsavia e mentre a Berlino, Monaco di Baviera e in tutti i paesi a est della Germania scoppiano isurrezioni comuniste. Infine, il fatto che Sacco e Vanzetti fossero immigrati non ha giocato a loro favore.

Ci sono numerosi elementi che fanno fortemente dubitare dell’equità del processo. Di questo, oggi come allora, sono convinti in molti, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Per esempio Benito Mussolini riteneva che alla base della sentenza contro Sacco e Vanzetti ci fosse un pregiudizio ostile agli italiani.

Comunque sia, il caso resta particolarmente controverso e famoso: in America tutti gli anni si pubblicano vari libri sull’argomento ed è un dato di fatto che il 23 agosto 1977, il cinquantesimo anniversario delle esecuzioni di Sacco e Vanzetti, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis ha ufficialmente dichiarato che “ogni stigma dovrebbe essere rimossa per sempre dai loro nomi”.

Il processo USA un giudizio non imparziale

(p.a.d.) L’eciclopedia Treccani è uno strumento molto equilibrato, solido e affidabile. Alla voce “Sacco, Ferdinando” si legge: “Già nel 1927 Felix Frankfurter, professore di legge a Harvard e futuro membro della Corte suprema, indicò sull’Atlantic Monthly le discrepanze giuridiche del processo e la possibilità che i due fossero innocenti… Negli anni la storiografia si è concentrata soprattutto sulle dinamiche del processo, dividendosi fra innocentisti e colpevolisti. Più recentemente le posizioni sono andate intersecandosi e vi è stato chi ha sostenuto che solo Sacco potesse aver preso parte alla rapina, mentre Vanzetti sarebbe stato coinvolto solamente in seguito essendogli stata affidata la pistola sottratta alla guardia privata. La storiografia è però concorde nel ritenere che le pregiudiziali etniche e politiche siano state effettivamente alla base della parzialità del giudizio della corte… Infatti, dopo l’esecuzione di Sacco e Vanzetti si registrarono imponenti manifestazioni di protesta, fra cui si distinse quella di fronte all’ambasciata americana a Parigi”.

Commenti