IL TENENTE COLONNELLO, LUIGI REGNI, GIÀ COMANDANTE DELLA COMPAGNIA DI CASALMAGGIORE, IN PASSATO HA INDAGATO SUL MOSTRO DI FIRENZE E SU UNA SERIE DI SEQUESTRI
Vanni Raineri
«Dovrei andare io da uno psicologo, per me questa vicenda è stata pesante a livello psicologico». A pochi mesi dalla pensione, il Tenente Colonnello Luigi Regni, comandante della Compagnia Carabinieri di Guastalla, nel cui territorio poco più di un anno fa è avvenuta la tragedia della giovane pakistana Saman Abbas, non riesce a darsi pace.
Era il primo maggio del 2021 quando i genitori e lo zio hanno accompagnato Saman fuori di casa con una scusa, e sono rientrati poco dopo. Il corpo della giovane non è più stato rinvenuto, nonostante le approfondite ricerche. I Carabinieri si presentarono, grazie ad una loro intuizione, due giorni dopo davanti a casa Abbas, ma non trovarono i genitori: solo lo zio e il fratello. Altri due giorni, il 5 maggio, e non c’era più nessuno. Le brutte sensazioni a quel punto hanno preceduto le immagini video di una telecamera che ha ripreso la scena descritta. Da lì la testimonianza del fratello, la fuga dei genitori nel Paese di origine, e l’arresto dello zio, imputato dell’esecuzione materiale dell’omicidio, e dei due cugini, tutti e tre in carcere. La storia della ragazzina che rifiuta le nozze combinate dalla famiglia e trova riparo in una comunità protetta è nota a tutti gli italiani.
Pochi giorni fa è stato annunciato che il 17 maggio inizierà il processo con l’udienza preliminare nel tribunale di Reggio Emilia. Cinque gli imputati: i tre arrestati e i genitori irreperibili. Le autorità pakistane non hanno nemmeno risposto alle richieste di rogatoria internazionale. I reati ipotizzati: concorso in sequestro, omicidio e soppressione di cadavere.
Anche gli esami su frammenti ossei ritrovati nella zona non hanno mai dato risultati, e ancora è ignoto dove si trovi il corpo di Saman.
Pochi giorni fa è stato reso pubblico il video che mostra, pochi minuti dopo la mezzanotte tra il 30 aprile e il 1° maggio, Saman che esce di casa accompagnata dai due genitori, che poco dopo rientrano da soli. Il padre poi esce e ritorna con lo zainetto che aveva la figlia. Sembra che nel campo ad attenderli ci fossero proprio lo zio e i due cugini.
«Credo abbiate visto il video - afferma ancora il Tenente Colonnello Regni -. Io lo vedo da un anno e ancora mi chiedo dove la ragazza possa essere. Ormai non riesco più a passare di lì».
Luigi Regni ha condotto a lungo le ricerche, difficili per il terreno molto ampio e tutte le incognite del caso, ma non ha potuto ovviamente entrare nei dettagli della vicenda giudiziaria. L’incontro è avvenuto mercoledì sera in una conviviale alla Clochette di Solarolo Rainerio del Rotary Club Casalmaggiore Oglio Po, di cui Regni è socio onorario. In realtà il tema principale della serata era “Come aiutare giovani ed adolescenti a crescere nella sensibilità sociale e nel rispetto della legalità”, ma la discussione non poteva non toccare anche il celebre caso che ha avuto luogo a Novellara, a pochi km dalla nostra provincia.
A Regni chiediamo se quella vicenda abbia alzato il velo su situazioni del genere.
«Nel Reggiano - risponde - siamo molto ben organizzati, e i miei comandanti di stazione hanno contatti quotidiani con le scuole e i servizi sociali. C’è una grossa comunità indiana e pakistana, organizzata e inserita anche nel mondo del volontariato».
LUIGI REGNI
Originario di Alessandria, classe 1962, è sposato e ha due figli. Arruolatosi nei Carabinieri nel 1983, per 5 anni ha operato a Firenze dove si è occupato anche delle indagini sul mostro di Firenze e di alcuni sequestri di persona. A Ventimiglia fino al 2003, da quell’anno fino al 2012 è stato Comandante della Compagnia di Casalmaggiore. Poi 4 anni al Comando Legione di Bologna e dal 2016 comanda la Compagnia di Guastalla. Tra le onorificenze, è stato insignito a dicembre della Medaglia Mauriziana, che si ottiene con dieci lustri (50 anni, ma contano doppio gli anni di comando) di carriera militare senza note di demerito. Si tratta di una medaglia che viene data agli ufficiali e ai sottufficiali delle forze armate con Decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Difesa.
LE BABY GANG
Dunque il tema della serata riguardava la legalità tra i giovani, dopo i tanti casi di vandalismo che vedono protagonisti adolescenti e anche preadolescenti.
Come ha illustrato il presidente del Club Luigi Borghesi, Regni è noto per il suo impegno tra la gente, per il rapporto coi cittadini e anche per la costante presenza nelle scuole. «Sono nato in una caserma - ha raccontato - e lo stare sempre vicino alla gente è la raccomandazione che mi diede mio padre. Noi carabinieri produciamo sicurezza, o cerchiamo di farlo con passione mettendoci la faccia. Così come facevo a Casalmaggiore, anche nel Reggiano vado in diverse classi di ogni ordine. Anche quest’anno ho incontrato centinaia di ragazzi. Sono cambiati gli schemi: prima della pandemia si parlava soprattutto di droga e fumo. Sui giovani d’oggi non dobbiamo generalizzare. Cerco di smontare i bulli: perché per pochi elementi, spiego, dovete essere tutti additati come violenti? Importante è mettere da parte questi “intoccabili” di cui si ha paura, e racconto loro cosa accade quando individuiamo i responsabili di danneggiamenti e risse. Una volta convocati in caserma per essere restituiti ai genitori, alla nomina di un difensore ad inizio verbale mostrano la loro vigliaccheria».
Come ha detto, generalizzare è sempre sbagliato.
«I ragazzi mi chiedono spesso se il loro modello dovrebbe essere quello degli adulti che si insultano di continuo su Facebook. Gli rispondo che anche loro non devono generalizzare, si tratta anche qui di una piccola minoranza. Gran parte dei ragazzi si comporta bene, importante è emarginare i pochi violenti. Ho fatto loro i complimenti poiché indossano quasi tutti la mascherina. Dobbiamo pensare che per tanto tempo non hanno potuto festeggiare compleanni, non hanno fatto la foto di fine anno, non hanno potuto mangiare la pizza, giocare o vedere partite. La pandemia ha tolto molti di quelli che sarebbero diventati ricordi preziosi. I più piccoli poi mi hanno commosso, mi parlano delle bombe e della guerra: credo che servirebbero ore dedicate ai temi di attualità anche per loro».
Il ruolo dei genitori è profondamente cambiato.
«Il problema è che alle riunioni sul tema vanno sempre i genitori dei ragazzi più tranquilli, gli altri hanno sempre da fare».
E non dobbiamo pensare che i ragazzi problematici siano individuabili per strato sociale.
«Queste piccole bande sono formate sia da stranieri che da italiani, anche di buona famiglia. Purtroppo pesa spesso l’assenza delle famiglie, che poi danno la colpa alle istituzioni».
Ha notato, gli chiediamo, differenze nel comportamento dei ragazzi rispetto agli anni scorsi?
«Al “tana libera tutti” dal Covid ci aspettavamo un’escalation che non c’è stata, mentre molti sono stati costretti a convivere con le violenze in famiglia durante la pandemia. Anche per i giovani nei primi mesi non c’è stato un aumento di criticità, in seguito i casi sono davvero esplosi. Il fenomeno deve preoccupare, ma, ripeto, parliamo di una minima parte di loro. È diminuita molto l’età problematica: abbiamo problemi con 11-12enni che usano cellulari, ma a quell’età essere collegati con il mondo non è consigliabile, tanto che compiono reati per spirito di emulazione. La presenza dei Carabinieri nelle scuole serve anche a spiegare che chiedere soldi al compagno per restituirgli il cellulare si chiama estorsione».
GLI INTERVENTI
Alla serata erano presenti dirigenti sportivi come Carlo Stassano, presidente dell’Interflumina che un anno fa fu vittima di un episodio vandalico pesante (incendio nella sede), sindaci come l’onorevole Giuseppe Torchio che da tempo lamenta nella sua Bozzolo una preoccupante escalation di violenze e danneggiamenti, oltre alle dirigenti scolastiche di Casalmaggiore: del Romani Daniela Romoli, della Diotti Cinzia Dall’Asta e della Marconi Sandra Guidelli.
Stassano ha ricordato ai presenti che tutti siamo stati giovani ed è fondamentale comprendere: «Il trinomio da prendere nella massima considerazione è famiglia-istituzioni-sociale fatto di associazionismo. Il tessuto sociale giovanile va governato; nelle associazioni il giovane va in forma libera, e lì si può incidere. Sono problemi rilevanti ma vanno affrontati con la fiducia verso i ragazzi».
«Nei piccoli comuni - ha detto Torchio - è dura trovare risorse per fare interventi. Fanno danni di ogni genere, dai parchi alle rampe per disabili, e accade da tre anni. C’è gente che se ne frega letteralmente di quel che fanno i figli, l’oratorio funziona ma non è sufficiente, e io devo avvalermi di psicologi ed educatori, ora che la psichiatria infantile è stata abolita nei consultori. Qui la privatizzazione non può nulla, non c’è business, deve intervenire il pubblico. Bozzolo ha avuto l’ultimo anno 21 nati e 120 morti, c’è un’involuzione e una caduta economica preoccupante. Spendiamo tanto in prevenzione, 600mila euro all’anno di servizi sociali sono tanti per un paese: il Pnrr deve intervenire anche per queste esigenze. Mi complimento coi Carabinieri che entrano nelle scuole: questi problemi non li risolviamo con le ronde, ma con l’informazione, va ricreata un’educazione familiare e serve investire nella povertà. Non dobbiamo essere lasciati soli».
Anche dalle dirigenti scolastiche è arrivato un grazie alle forze dell’ordine, sempre disponibili.
Dai giovani che fanno danni agli adulti agli adulti che azzerano la volontà dei giovani (il caso Saman) il passo è stato breve.
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