Come orientarsi nella scelta del fumetto

CULTURA - La ricercatrice Carlotta Vacchelli ci introduce in un mondo che da sempre affascina


FEDERICO PANI
La cremonese Carlotta Vacchelli (nella foto), ricercatrice del centro di studi di storia dell’arte Bibliotheca (Roma), con dottorato in Italianistica presso l’Indiana University (Usa), ha un interesse molto chiaro, quanto vasto: i fumetti. Di fumetti scrive anche abbondantemente su riviste accademiche e no. Le abbiamo rivolto qualche domanda a tale proposito.

A volte, c’è l’impressione che il mondo dei fumetti si riduca da un lato a Tex, Zagor e Diabolik, dal-l’altro a Zerocalcare e Ortolani (mentre i più trasgressivi leggono ancora Pazienza). Chiaro che non si riduca tutto a quello. Ci può aiutare a orientarci nel resto?

«C’è ancora un po’ di stereotipizzazione nella percezione comune di che cos’è il fumetto. Come succede in tutte le arti, ce n’è per tutti i gusti: c’è fumetto di evasione e avventura, socialmente impegnato e di inchiesta, fumetto che tratta interiorità e storie personali, rosa, nero, giallo, fantascientifico, erotico, mistigenere, parodico; c’è l’anti-fumetto, il controfumetto, il metafumetto, il fumetto alternativo. C’è il fumetto antifascista e il fumetto fascista. Ci sono fumetti per bambini e fumetti per adulti (o a target misto). È una forma di espressione con una propria storia, che si compone di fasi, momenti di avanguardia e rottura, filoni, tendenze, movimenti».

Può farci qualche nome?
«Cominciamo con le riviste Cannibale e Frigidaire, cenacoli di sperimentazione a fumetti coeve a Pazienza. Qualche nome: Stefano Tamburini, Massimo Mattioli, Filippo Scòzzari, Tanino Liberatore. Tra i primi autori underground italiani ci sono stati Matteo Guarnaccia, Max Capa, Luciano Pradella, insieme agli americani Robert Crumb, Gilbert Shelton, Victor Moscoso, Vaughn Bodé e altri. Attivi su riviste simili, sono stati Igort, Charles Burns, Giorgio Carpinteri, Lorenzo Mattotti, Pablo Echaurren e, appena più giovani, Massimo Giacon, Giuseppe Palumbo, Francesca Ghermandi, Luca Enoch e Gabriella Giandelli. Un’opera a fumetti ne sottende molte altre. Per esempio, Zerocalcare è influenzato dai romanzi di Joe R. Lansdale, dal fumetto francese, come Joan Spiess, o dal britannico Jamie Hewlett, dai Disney di Silvia Ziche. Pazienza leggeva tanto Robinson Jeffers, poeta di culto, quanto Moebius, grande autore di fumetti francese e Carl Barks, famoso per il suo Paperino. Geniali quanto loro, ci sono Gipi, Fior, Ratigher, Dr Pira, Maicol & Mirco, Walter Leoni, Hurricane Ivan, Paolo Bacilieri, Marco Corona, Roberto Grossi, Vincenzo Filosa. Di ultima generazione, Zuzu, Fumettibrutti, Sonno, Risuleo& Pronostico, The Sando, Percy Bertolini (e molti altri)».

Cremona, col suo centro dedicato ad Andrea Pazienza, sembra sensibile al tema, o no?
«Sì. Cremona è molto avvantaggiata in questo senso dal Centro Fumetto “Andrea Pazienza”, che si prodiga nel promuovere la cultura del fumetto, organizzando corsi, mostre, incontri, rassegne e mantenendo una ricchissima biblioteca. È un’autentica fucina di nuovi talenti. Inoltre, l’associazione Arcicomics organizza il Piccolo Festival del Fumetto, che nelle proposte anticipa sempre le scommesse editoriali e i premi dei festival più famosi e frequentati».

Ci parli di qualcosa che le sta particolarmente a cuore?
«Ultimamente leggo fumetti che riguardano la situazione curda - oltre ai più famosi di Zero, quelli di Claudio Calia, Zehra Dogan e Shirwan Can, fondatrice della prima accademia curda di fumetto: è interessante che il fumetto sia stato individuato come una delle arti che è importante praticare in una comunità osteggiata e aggredita, ma auto-organizzatasi per difendere i principi della democrazia nella loro forma più cristallina. Guardo le loro opere applicando la prospettiva della studiosa Hillary Chute, che indica il fumetto come uno strumento particolarmente adatto nell’opera di testimonianza di eventi traumatici collettivi. Con questa ottica mi sto interessando alla rappresentazione del tema della pandemia, un capitolo che potrebbe contare oltre una trentina di fumettisti. Studiare i fumetti dal punto di vista storico-critico nelle università italiane non è semplice: così, io e altri ricercatori abbiamo fondato il gruppo SnIF, Studying ’n’ Investigating Fumetti».

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