Scintille futuriste in Biblioteca

CULTURA - Il 3 maggio viene inaugurata la mostra sull’avanguardia artistica di Marinetti



ALESSANDRO ZONTINI
Come un fulmine a ciel sereno, il giorno 20 febbraio 1909, sulle pagine del quotidiano francese “Le Figaro”, veniva pubblicato il “Manifesto del futurismo” redatto e stilato da F.T. Marinetti. Concepito come reazione all’imperante cultura borghese di fine Ottocento e, nel dettaglio, al Romanticismo, al Decadentismo e, soprattutto al “passatismo”, il Futurismo si poneva come movimento inteso a stravolgere l’arte, la letteratura, la poesia, ricorrendo ad espedienti innovativi e grandemente modificativi di quelli che erano stati i canoni letterari e artistici imperanti fin ad allora. L’arte e la letteratura non sarebbero più state le stesse e Marinetti, con questo innovativo manifesto programmatico, intendeva non solo rivoluzionare i pregressi movimenti artistici e letterari compiendo quella che sarebbe stata probabilmente la più colossale rivoluzionaria innovazione intellettuale degli ultimi secoli, ma anche penetrare a fondo la società dell’epoca, scolpirla e modellarla secondo quelli che lo stesso autore considerava i dettami estetici e filosofici della rivoluzione futurista. Il Futurismo fece breccia nella cultura, dapprima quella italiana e, in seguito, finì per contaminare i movimenti di avanguardia in tutt’Europa. Anche Cremona non fu immune dalla tempesta futurista che colpì l’immaginario artistico di tanti autori. Nel territorio cremonese operarono vari interpreti del futurismo che, a loro modo e secondo originalissime capacità artistiche, hanno contribuito a rendere importante ed unico questo movimento d’avanguardia. Vediamo qualche nome. Enzo Mainardi (Ticengo 1898-Cremona 1983), poeta e pittore, fondatore nel 1925 dell’innovatore mensile futurista “La Scintilla”, rara pubblicazione di straordinaria bellezza grafica, Gino Bonomi (Trigolo 1888-1980), autore di romanzi e poesie e per dirla con F. T. Marinetti, “un futurista perché originalissimo in tutte le sue esplosioni liriche e perché sempre animato dalla sua profonda religione del nuovo. Il suo spirito è impetuosissimo. Perciò tipicamente improvvisatore. Non corregge, non rilegge”. Un autentico virtuoso, dunque. E poi Mario Stroppa, detto “Marius” (Pandino 1880-1964) l’incredibile eclettico artista autore di innumerevoli studi di architettura, scenografie, bozzetti, studi, progetti e realizzazioni riscoperto, da un punto di vista rigorosamente filologico, solo in anni recenti grazie all’Ordine degli Architetti di Cremona che, per volontà del suo presidente Bruna Gozzi e, grazie al preciso lavoro di Luciano Roncai ed Elisabetta Bondioni, ha consegnato agli studiosi, nel 2014, un importante catalogo riccamente illustrato che ripercorre la vita e le opere di questo “Leonardo” cremonese. La città del Torrazzo ha visto, poi, alcuni momenti, seppur sporadici e disomogenei, di celebrazione del futurismo. Ad esempio, negli anni ’20 e ’30 la società “Filodrammatica” ebbe a rappresentare alcune delle note composizioni teatrali, di sapore illusorio, irrazionale e grottesco, (tra le quali si segnalano per una loro auspicabile, debita, rivalutazione, “La campana d'argento” (del 1913), “L'uccello del paradiso” (del 1919), “La danza del ventre” (del 1921), “Allegoria della primavera” (del 1923) del poeta Enrico Cavacchioli, celebre vincitore del Premio Nazionale della rivista "Poesia" diretta da F. T. Marinetti con la sua raccolta di poesie “L'incubo velato” (Edizioni di Poesia, Milano, 1906). Poi, nel corso degli anni ’30, a riprova che l’obiettivo di Marinetti di contaminare la società con i dettami e i canoni dell’estetica futurista, anche nella fascistissima Cremona di Roberto Farinacci si tennero, in occasioni istituzionali, banchetti il cui menù prevedeva la somministrazione di piatti i cui nomi erano di chiara matrice futurista quali l’ortocubo, i datteri al chiaro di luna, l’insalata tricolore, etc. a metà tra il futurismo e l’innovativo slancio lessicale dannunziano. Nei decenni successivi la fine della Seconda guerra mondiale, salvo pochi sporadici studi e trascurabili iniziative, Cremona non ha più voluto (o potuto?) celebrare l’avanguardia artistica creata da F. T. Marinetti. Si avvertiva, dunque, da troppo tempo, la necessità di valorizzare gli artisti futuristi cremonesi con un evento che ne celebrasse degnamente le gesta da troppo tempo colpevolmente trascurate.

Ecco, allora, che mercoledì 3 maggio alle ore 15.30, l’Associazione “Scintille”, gagliardamente capitanata da Silvia Locatelli, presso i locali della locale Biblioteca Statale, inaugurerà la mostra “Scintille futuriste a Cremona” che vuole andare a colmare quel vuoto generatosi da un atteggiamento di grande disinteresse per la grande avventura dell’avanguardia artistica marinettiana. La mostra, che si avvale della preziosa collaborazione di Raffaella Barbierato, direttore della Biblioteca Statale di Cremona, di Federico Zanoner, direttore della “Casa d'Arte Depero” di Rovereto, della professoressa Maria Elena Versari, di Riccardo Sozio e dell'Archivio Marinetti di Milano è curata da Guido Andrea Pautasso, da Franco Moschi e dalla stessa Silvia Locatelli. I tre curatori hanno dato corpo ad un progetto che era in lavorazione da tempo ma che, anche a causa della sospensione di qualsiasi attività dovuta alla pandemia da Covid-19, era stato momentaneamente accantonato.

L’esposizione, che si annuncia dettagliata e filologicamente corretta secondo un’abile capacità che da sempre contraddistingue i tre curatori, ripercorrerà le vicende del futurismo cremonese e dei suoi esponenti mediante l’esposizione al pubblico di libri, giornali, riviste, manifesti, fotografie e documenti manoscritti originali provenienti da alcune prestigiose collezioni private e dai vari fondi della Biblioteca Statale di Cremona. Un appuntamento, dunque, cui non mancare. La cittadinanza è “futuristicamente” avvisata.

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