Il cremonese, un dialetto di tradizione

CULTURA - Per il glottologo Daniele Vitali si è dimostrato più conservativo rispetto agli altri

FEDERICO PANI
Il dialetto, anche a Cremona e nella sua provincia, è una lingua nella quale capita di imbattersi tutti i giorni, anche nei centri più grandi, dove, pur se insieme all’italiano, è usato molto di frequente come mezzo espressivo. Ma quali sono le sue caratteristiche? È, come si legge da qualche parte, un dialetto già emiliano, oppure è più simile a qualche dialetto lombardo a noi vicino? Ne parliamo con il glottologo Daniele Vitali (nella foto), studioso dei dialetti emiliani, che ha condotto ricerche anche nelle vicine Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia.

Come viene classificato e come si dovrebbe classificare il dialetto cremonese?

«La suddivisione attuale dei dialetti lombardi fa spesso riferimento al “Saggio sui dialetti gallo-italici” di Bernardino Biondelli, pubblicato nel 1853 e redatto secondo criteri dell’epoca, dunque al limite del prescientifico. Il cremonese venne classificato in modo incerto, e da quella classificazione derivarono quelle seguenti, che sono finite per arrivare a parlare di un dialetto di crocevia. Se si adotta un metodo che, a) stabilisce i parametri per definire un dialetto come lombardo – cioè che prenda come riferimento il capoluogo regionale – e b) si basa sull’ascolto dei parlanti, posso dire che il cremonese (escludendo il cremasco) è senza dubbio un dialetto lombardo con un suo profilo specifico e che, al suo interno, presenta dei tratti tipici dei dialetti sia orientali che occidentali della Lombardia».

Ci può fare qualche esempio di alcune delle sue caratteristiche?

«Una vistosa, che lo accomuna ai dialetti emiliani e crea perciò dei fraintendimenti, è la distinzione tra vocali brevi e lunghe (“véeder” vuol dire “vetro”, “véder” invece “vedere”): ma questo tratto non è esclusivo dell’Emilia, e si trovava un tempo in tutta l’Italia settentrionale, dialetti lombardi compresi; sotto questo profilo, il cremonese si è dimostrato più conservativo degli altri dialetti regionali. Il tratto della lunghezza vocalica distintiva non è dunque motivo sufficiente per classificare il cremonese tra i dialetti emiliani. Piuttosto, risulta un dialetto originale, che tiene insieme dei tratti lombardi orientali (come in bergamasco e bresciano) e occidentali (come in milanese e simili). Ad esempio, “brutto” è /brøt/ come a Bergamo e a Brescia, e deriva dal medesimo fenomeno linguistico, ossia da un abbassamento vocalico (da /y/ a /ø/); con le parlate al di là dell’Adda, invece, condivide “liss” e “dritt”, “liscio” e “dritto”, anziché “léss” e “drétt”, come queste parole avrebbero dovuto presentarsi se avessero coerentemente seguito il fenomeno dell’abbassamento vocalico».

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