Pd argine contro populismo e destra divisa

VERSO IL VOTO - Luciano Pizzetti traccia un bilancio dell’attività
di Sottosegretario. «LeU preferisce avvantaggiare Fontana» 




di Vanni Raineri

Proseguiamo l’incontro coi politici che si candidano sul territorio col cremonese Luciano Pizzetti, Pd, secondo nella lista plurinominale per la Camera del Pd dietro a Maria Elena Boschi.

Partiamo da un suo bilancio sulla attività di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

«Il lavoro e l’impegno sono stati intensi. Ho seguito provvedimenti importanti per il Paese e per i cittadini. Tra questi le leggi di bilancio, la legge istitutiva delle unioni civili, quella sul fine vita, le modifiche alla legge Fornero, quelle sugli Enti Locali, la legge di contrasto alla povertà e diverse altre. Anche provvedimenti minori seppur specificamente significativi, ad esempio la legge sull’Inno nazionale o quella costituzionale per il passaggio del Comune di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Ho lavorato molto anche a riforme di sistema, a mio avviso importantissime. La riforma Costituzionale, una pessima gestione politica l’ha resa invisa ai cittadini ma resta un’esigenza fondamentale se si vuol rendere l’Italia più capace di affrontare le sfide del futuro. Democrazia e decisione debbono trovare una sintesi più proficua altrimenti prevarranno populismi e decadenza. La legge elettorale post porcellum, l’Italicum, con una sintesi equilibrata tra rappresentanza e governabilità. A seguito dell’esito negativo del referendum sulla riforma della Costituzione la Corte Costituzionale ha modificato quella norma, rendendo necessaria un’ulteriore nuova legge elettorale. Quella attuale, che io non condivido nell’impianto e perciò non ho concorso alla sua stesura. Come vede, esperienza interessante ma assai movimentata sul fronte dei rapporti tra Governo e Parlamento. Resta il fatto inoppugnabile che abbiamo governato nel tempo della crisi economica più devastante dopo quella del 1929 e sotto una pressione migratoria altrettanto devastante sul piano sociale. In questo contesto abbiamo fatto scelte che, in sintonia con la ripresa internazionale, stanno accompagnando l’Italia fuori dalla crisi, come rilevano tutti gli indicatori economici a partire dagli aumenti della produzione e dell’occupazione». 

Veniamo al nostro territorio. E’ notizia recente lo stanziamento di quasi 24 milioni per le opere sui ponti del Po di Cremona, San Daniele, Casalmaggiore e Dosolo. Un risultato importante e sollecito. Quali tempi si prospettano per la riapertura in particolare del ponte chiuso di Casalmaggiore e per la realizzazione futura del nuovo ponte? 

«L’attenzione al territorio è stata sempre l’altra faccia del mio impegno. Un parlamentare è nazionale ma porta con sé il proprio vissuto e cerca di aiutare le comunità che lo hanno eletto. In sono figlio di queste terre che ben conosco, non sono un nominato catapultato. Sono molte le questioni locali che con buon esito ho seguito. La statizzazione dell’Istituto musicale pareggiato di Cremona che stava ferma al palo da vent’anni, l’avvio delle procedure per trasformare la ex caserma Manfredini in cittadella della sicurezza, la costruzione della nuova caserma dei Vigili del Fuoco a Crema, lo stanziamento di notevoli risorse per l’ammodernamento e il raddoppio selettivo della ferrovia, il potenziamento delle università che agiscono da noi, le risorse per l’edilizia scolastica e la riqualificazione delle periferie, la riorganizzazione dei Tribunali. Non ultima la legge per l’abbattimento e il contenimento delle nutrie. E molto altro. Anche l’emergenza ponti. Muovendo dalla chiusura del ponte di Casalmaggiore, per affrontare la situazione in tempi rapidissimi abbiamo inserito 35 milioni nel primo provvedimento utile. Di questi, quasi venti sono stati stanziati per i ponti di Casalmaggiore, San Daniele e Cremona. Anche il ponte di Dosolo beneficerà di risorse consistenti. Con queste risorse si porta a soluzione la questione dei ponti di San Daniele e Cremona, si affronta l’emergenza del ponte di Casalmaggiore in attesa della costruzione di un nuovo ponte da parte di Anas. È assolutamente indispensabile e sarà un mio impegno prioritario nella prossima legislatura se verrò eletto».


Lei ha iniziato il suo impegno politico come consigliere comunale di Ca’ d’Andrea, il suo comune, che sarà uno dei primi a scomparire a seguito della fusione con Torre. Il processo di fusione sta procedendo al rallentatore, e le province sono svuotate di contenuti. Come ne usciamo? 

«Condivido molto i processi di fusione tra Comuni per potenziare i servizi ai cittadini e togliere molte comunità dall’abbandono. Con le leggi di bilancio si sono postate risorse importanti a sostegno dei processi di fusione e si sono fatte norme di vantaggio per i Comuni che li attivano a rilento perché sono regolati direttamente dalla Costituzione che prevede il referendum tra i cittadini delle comunità coinvolte. Spesso nel nome di un’identità locale ormai perduta i cittadini respingono le fusioni non essendo a conoscenza dei vantaggi.
Vanno a rilento anche perché la bocciatura del referendum costituzionale ha impantanato la legge Delrio che generava ulteriori sostegni alle fusioni. Le Province sono riformate, sono diventate la casa dei Comuni e mantengono funzioni importanti, ad esempio sulla viabilità, la tutela ambientale, la rete scolastica. Come tutti sono state penalizzate dal taglio sui bilanci determinato dall’enorme debito pubblico generato in anni passati. Ma la marcia è stata invertita e molte risorse sono state loro attribuite ad esempio sulla viabilità (1 miliardo e 650mila euro) con la legge di bilancio di quest’anno. L’Area Vasta tra Cremona e Mantova non era solo una riorganizzazione istituzionale, è una prospettiva di sviluppo comune tra territori contigui e ricchi di opportunità da valorizzare e promuovere. Ci accomunano molti interessi, ci separa una rete di collegamenti stradali e ferroviari totalmente inadeguati e perciò da potenziare».

Con questa legge elettorale è assai probabile che nessuna coalizione possa avere i voti per governare da sola. E’ inevitabile questa resa all’ingovernabilità dopo il no al referendum del 4 dicembre 2016, o si poteva ottenere un risultato diverso? 

«L’ho detto allora e lo ribadisco ora, la vittoria del no è stata un danno per il Paese. Renzi ha sbagliato atteggiamento, come già aveva fatto sulle trivelle, caricando il referendum di significati e conclusioni politiche impropri ma noi non votavamo su Renzi bensì per l’Italia. Dopo quella sconfitta è stato tutto più difficile perché i tentativi di rinculo a vecchie logiche si sono manifestati alla massima potenza. Questa legge elettorale suggella quel rinculo in un Parlamento indebolito. Dalla vittoria del no abbiamo perso tutti. Renzi è stato sconfitto e l’Italia non ha vinto. Siamo riprecipitati in stallo, la legge elettorale di ciò è frutto. Ripeto ora ciò che sostenni allora, dopo il referendum occorreva tornare subito al voto perché si era sfaldata la relazione tra Istituzione e popolo. Per ricomporre quella frattura». 

A proposito della probabile necessità di alleanze allargate dopo il voto, nei vari schieramenti sono stati candidati, in modi diversi, esponenti vicini alle segreterie: i maliziosi dicono che servirà per controllarli meglio al momento di fare scelte difficili di alleanze. 

«Non sempre è così ma troppo spesso sì. È la legge elettorale che genera questa condizione incresciosa, accentuata da un’offerta politica tripolare che rende difficile la governabilità. Comunque sia l’alternanza tra gli schieramenti è netta e i cittadini sono chiamati a scegliere. Tra un populismo che rincorre i problemi ma non li affronta e per quanto nuovo è già intriso dei più vecchi difetti, una destra che al proprio interno è divisa su tutti gli obiettivi strategici, un centrosinistra che con responsabilità e senza demagogia sta portando gli italiani fuori dal tunnel».

La mancata alleanza con LeU rischia di pesare soprattutto nel voto regionale, che è a turno unico. Non c’erano proprio spazi per arrivare a un accordo come avvenuto nel Lazio? E perché la sinistra, come conferma anche la nascita di soggetti quale Potere al Popolo, tende sistematicamente a dividersi? 

«Nelle condizioni in cui è l’Italia la divisione a sinistra è una sciagura. Al di là delle responsabilità di ciascuno, sciagurata è stata proprio la scissione dal Pd. La nascita di LeU alimenta divisioni e frammentazioni come dimostra la loro polemica rivolta prevalentemente contro il Pd, ben più che contro la destra di Salvini. La vicenda lombarda è una palese dimostrazione di ciò. Piuttosto che far vincere Gori preferiscono andar da soli avvantaggiando Fontana della razza bianca. La divisione è purtroppo il male endemico della sinistra, una sorta di sindrome di Nimby: mai col mio vicino, piuttosto vinca la destra. In barba a valori e ideali tanto conclamati. Ha ragione Prodi. Spero in un ravvedimento operoso, sarebbe ben meglio prima delle elezioni ma andrebbe bene anche dopo».

In occasione del recente referendum sull’autonomia lombarda lei, impegnato al governo anche nelle Questioni Regionali, si è schierato per l’astensione. Crede che la trattativa Stato-Regione porterà risultati apprezzabili? 

«Non ho voluto partecipare ad una manifestazione politica ingannatrice che nulla aveva a che fare con un referendum, tant’è che ai partecipanti non era richiesta la tessera elettorale. È stato uno spreco di risorse per avviare la campagna elettorale leghista, tentando di occultare il non fatto di questi anni dalla destra lombarda sul federalismo. Ho avuto talmente ragione che il giorno successivo al referendum farlocco, peraltro non partecipatissimo, Maroni si è accodato al presidente dell’Emilia Romagna che nel frattempo si era attivato compiendo gli atti necessari e avviando un’utilissima trattativa col Governo per la presa in carico di funzioni importanti. Il tutto senza inutili e costosi pseudo referendum. Ricorda la consistente spesa per i tablet con cui effettuare il voto? Dicevano che era un investimento perché sarebbero poi stati dati alle scuole. Ennesima bugia, per gli studenti e i professori sono inutilizzabili».

Commenti