Io la penso così

L'editoriale


di daniele tamburini 

Il percorso del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte è partito in salita. Certamente non è grave l’episodio del curriculum, forse la stampa ha deliberatamente esagerato nei toni e nella sostanza, ma è apparso un po’ come un voler abbagliare la platea, mentre, credo, occorrerebbero misura e attenzione, anche nell’esposizione pubblica. Ma il punto non è questo. Il punto si gioca sul futuro del Paese. 
Io non so se questo nuovo governo rappresenterà un vero cambiamento, non so se saranno realmente capaci di amministrare migliorando le cose. Non ho le conoscenze e la competenza per valutare compiutamente il valore, la fattibilità e la sostenibilità del loro programma politico. Ma il Paese chiede un governo, le elezioni si sono svolte e hanno dato il responso, e per questo, e perché non credo che sia tempo di partigianerie preconcette, non sono contento dei continui ostacoli che da mesi si profilano all'orizzonte sulla via della soluzione della crisi politica. Di un paio di cose sono convinto. La prima: al punto in cui siamo giunti, qualcuno che rovesciasse il tavolo era necessario. La seconda: se l’Europa davvero vuole combattere i populismi e l’antieuropeismo, i toni minacciosi e ricattatori sono i meno adatti. Personalmente, da cittadino, faccio quindi gli auguri al presidente del Consiglio incaricato e al presidente della Repubblica, perché conducano la nave in porto. Confesso che nutro fiducia e soprattutto speranza che possa esser fatto finalmente qualcosa di buono. Poi sarò sempre pronto a cambiare idea in qualsiasi momento, quando però qualcuno me ne darà motivo. 

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