Montini e la politica d’altri tempi

EVENTI • Interessante incontro con l’ex senatore tra riflessioni e aneddoti 


di Vanni Raineri 
SORBARA DI ASOLA – Un tuffo nel passato della politica, quando la prima repubblica era agli sgoccioli, accerchiata dall’inchiesta Mani Pulite, dalla mafia con le sue stragi, dalla protesta montante della Lega Nord, dall’indignazione popolare fomentata da trasmissioni televisive fino ad allora “ingessate”. 
Lo ha regalato l’ex senatore cremonese Walter Montini, nato nel 1951 e nel 1992 entrato al Senato giusto con la minima età necessaria di 40 anni. Montini fu a lungo sindaco di Gabbioneta Bina- nuova, poi in Senato dal 1992, anno in cui iniziò l’opera demolitrice di Di Pietro, al 1994, anno della “discesa in politica” di Berlusconi. Poi è rimasto a lungo a Roma al fianco prima di Andreotti poi del sindaco Veltroni, fino quando nel 2010 fu richiamato dal sindaco cremonese Oreste Perri che lo volle suo capo di gabinetto. Svariati gli altri incarichi che ha ricoperto e ricopre così come è vasta la sua opera di autore di saggi e collaborazioni editoriali. Oggi è professore a contratto di Sociologia dell’Ambiente e del territorio all’Università di Brescia e presidente della Fondazione Casa di Riposo San Giuseppe di Isola Dovarese nonché dell’Associazione delle Residenze socio-sanitarie della provincia di Cremona. 
Montini è stato il relatore della conviviale del Rotary Club Piadena Oglio Chiese che si è tenuta giovedì sera alla Locanda Gastaldo, e sono state diverse le riflessioni, oltre che gli aneddoti, che hanno suscitato l’interesse dei presenti. Montini è partito dal recente messaggio di papa Francesco in occasione della 52a giornata mondiale della pace sul tema della “buona politica”, per poi accennare alle tesi di Paolo VI sulla necessità che un politico sia dotato di onestà, competenza e condotta personale adeguata per perseguire il bene della comunità. Onestà che deve essere, ha affermato Montini, una precondizione, e non solo per chi fa politica. 
L’ex senatore ha ripercorso gli anni al Senato in cui fece parte della Commissione Commercio e Attività Produttive presieduta dall’odierno ministro Paolo Savona, e della Commissione Antimafia 
Un momento della presentazione avvenuta nella sala d’aspetto della futura sede presieduta da Luciano Violante. «Erano gli anni in cui si arrivava in Parlamento a conclusione di una intensa attività di partito, termine che oggi si pronuncia con vergogna» ha aggiunto evidenziando la frattura col presente. Oggi che «si è passati dai comizi ai tweet». Sempre in primo piano la figura di Giulio Andreotti, di cui fu segretario dal 1990 al 1992. «Erano anni ben più turbolenti di oggi: Mani Pulite, il dissolvimento dei partiti e l’annullamento di personaggi politici». Come Severino Citaristi, simbolo di Tangentopoli tanto che detiene il record di 74 avvisi di garanzia. «Provavo a scherzare con lui sugli avvisi che arrivavano a raffica. Ho un suo diario che un giorno dovrà vedere la luce: a sostenerlo fu la fede». 
E poi: «Ho sempre avuto pudore a parlare dei miei rapporti con Andreotti; ero uno dei pochi a dargli del tu: proprio ieri mi ha telefonato sua figlia per dirmi che sono stato citato come uno dei due che andavano con lui a Messa dopo le pesanti accuse che gli furono rivolte». Poi un curioso aneddoto: «Quando il sindaco Veltroni (del Pci) mi chiese di fare il suo segretario di gabinetto, ero restio, io che sono e resto democristiano. Chiesi ad Andreotti che mi rispose: “Vai, che abbiamo bisogno di uno nostro lì”. E infatti poi mi dava spesso bigliettini in cui si chiedevano sostegni per progetti solidali e persone bisognose. Quella in Campidoglio fu un’esperienza esaltante, ma ho imparato da Andreotti, Martinazzoli, Fanfani, De Mita e altri che servire gli altri è l’unico guadagno nella vita. Un giorno chiesi ad Andreotti cosa pensasse di Berlusconi. “Lui dice e fa cose che noi non potevamo nemmeno pensare” mi rispose». 
Sulla politica di oggi: «A Roma un giovane mi ha chiesto di fare il nome di un attuale politico che vede la politica come servizio: fui in seria difficoltà. Mi venne solo in mente un passo dell’Antico Testamento: “Un politico saggio educa il popolo, un sovrano ignorante porta il popolo alla rovina”. Il popolo necessita di governanti intelligenti». E ancora: «Provo amarezza nel vedere come vanno le cose oggi: chi ha vissuto coi personaggi sopra menzionati fa fatica a dialogare con Carfagna, Quagliariello e compagnia. La politica non esiste più come ricerca del bene comune e del compromesso. La mia critica è sul metodo: non posso vedere un ministro che cerca sempre l’intervista. La politica è studio, riservatezza. Condanno metodo e linguaggio. Oggi mi occupo di case di riposo e dico che fra 5 anni questo sistema di welfare non ci sarà più, e chi pagherà la retta degli ospiti anziani? Il politico deve avere la visione generale, ricordiamo che le casse rurali e le cooperative nacquero dalla chiesa. Oggi qual è il politico in grado di vedere lontano?». Errori in quegli anni? «Ma certo, ad esempio le baby pensioni concesse. Usciranno però anche gli errori di magistrati e politici, ma oggi è troppo presto». E’ la società che trascina verso il basso la politica o il contrario? «E’ la società, ma una è lo specchio dell’altra». L’Europa? «Ha basato la sua esistenza più sull’aspetto economico e finanziario. Ora l’Europa o ha uno scatto o è finita». La bella serata si è conclusa con un service del club, col presidente Gianmario Delvò che ha donato una dotazione di impianto audiovideo di ultima generazione da posizionare nella cappella del 700 della Casa di Riposo San Vincenzo che è in fase di restauro. 

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