“Non esistono guerre giuste” Oggi la conferenza di Bonanate

INIZIATIVE • Domani il Forum delle Idee organizza la visita alla cascina natale di don Primo Mazzolari 


Oggi in sala Eventi a SpazioComune, Cremona, e domani, sempre alle ore 15, con ritrovo al Boschetto, due importanti iniziati- ve dedicate a Primo Mazzolari e Lorenzo Milani tra i più rigorosi interpreti dell'articolo 11 della Costituzione italiana. In un mondo dove tornano a crescere le tensioni internazionali e persino il nu- mero dei conflitti regionali, dove è ripresa la corsa al riarmo sia convenzionale che nucleare, riemerge di grande attualità la discussione sulla vera portata dell’Articolo 11 della nostra Costituzione. Con questo articolo l’Italia ha dichiarato ufficialmente il ripudio della guerra e lo ha po- sto tra i 12 principii fonda- mentali della Costituzione, dunque come propria posizione politica, etica, giuridica vincolante. 
Nel suo libro dedicato all’articolo 11 il prof. Luigi Bonanate, docente emerito di relazioni internazionali all’Università di Torino e relatore oggi alle ore 15 in sala Eventi a Cremona, si interroga sul perché questo articolo appaia, allora come oggi, una “fuga in avanti” rispetto alla dura realtà. Un articolo che, nella prima parte del testo, dichiara un ripudio assoluto del ricorso alla guerra e, dunque, un articolo “scomodo” per i vari Governi italiani che più volte lo hanno aggirato o lo hanno depotenziato se non contraddetto nelle concrete scelte di politica estera. E’ il caso dell’articolo 5 della Nato che impegna gli Stati alleati all’intervento militare a fianco del Paese che ha subito un attacco. E’ il caso degli accordi riservati sulle basi militari statunitensi in territorio italiano, senza il rispetto di quelle “condizioni di parità tra gli Stati” di cui parla la seconda parte dell’articolo 11 della nostra Costituzione. E’ il caso delle cosiddette “guerre umanitarie” del Kossovo e dell’Iraq, sostenute dall’Italia senza che vi sia stata nemmeno una legittimazione formale da parte dell’Onu. Ecco perché chi ha capito più in profondità lo spirito dell’articolo 11 della Costituzione italiana sono state quelle personalità “scomode” che hanno maturato una comprensione radicale dell’incompatibilità tra pace e guerra, violenza e nonviolenza, come Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, don Primo Mazzolari. 
Nella Lettera ai giudici, 11 Lorenzo Milani scriveva: «Abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo riandati cento anni di storia italiana in cerca di una “guerra giusta”. D’una guerra cioè che fosse in regola con l’articolo 11 della Costituzione. Non è colpa nostra se non l’abbiamo trovata». E Primo Mazzolari nel suo libro “Tu non uccidere” del 1955 scrive che «a parte che la guerra è sempre criminale, sempre mostruosamente sproporzionata, sempre una trappola per la povera gente, sempre antiumana e anticristiana, sempre inutile strage, perché una soluzione di forza non è giusta e sempre comunque apre la porta agli abusi e crea nuovi scontri: qual è la guerra giusta e quella in- giusta? Può bastare affidarsi alla cronaca pura, alle semplici date, per stabilire chi attacca per primo, chi offende e chi si difende? Tutto è così complesso e intricato: guerra economica, guerra diplomatica, guerra pubblicitaria, guerra fredda». Ecco perché il Forum delle idee ha deciso di dedicare le due iniziative di oggi e domani a don Primo Mazzolari e a don Lorenzo Milani e di dare ai due incontri un titolo co- mune: “Non esistono guerre giuste”. Anche domani infatti, con la visita alla cascina natale di Mazzolari al Boschetto, verrà messa in luce la delegittimazione totale di ogni tipo di guerra operata dal sacerdote cremonese e la sua ostinazione per la pace. Torna oggi di grande attualità anche la seconda parte dell’articolo 11 che dichiara che l’Italia “consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Tale limitazione di sovranità, secondo Bona- nate, assume una centralità mai concepita in passato e diventa un elemento centrale di ogni nuova possibile teoria delle relazioni internazionali. Però, se le Istituzioni sovranazionali rimangono incompiute, come dimostra l’in- sufficiente processo di integrazione europea, se gli Organismi internazionali come l’Onu non sono in grado di mantenere le promesse e gli impegni dei loro stessi Statuti, significa che le difficoltà e i problemi del diritto internazionale non possono essere risolti dal solo diritto, ma piuttosto da una politica coraggiosa e lungimirante che dia nuova forma all’architettura della società internazionale, per sottrarla alla morsa dei soli rapporti di forza tra Stati nazionali, per liberarla dalle sabbie mobili degli egoismi e dei nazionalismi, per renderla effettivamente capace di incidere sulle cause delle ingiustizie e dei conflitti. Quando si nega l’universalità dei diritti umani, quando si respingono i migranti in mare, quando li si lascia tortura- re nei lager in Libia, quando si calpestano le Convenzioni internazionali come quelle di Ginevra, pure sottoscritte dall’Italia, si è già in una logica di guerra. Il migrante considerato nemico, criminalizzato in partenza come potenziale terrorista, giudicato “clandestino” senza permettergli di appellarsi alle garanzie del Diritto interno e internazionale, sono scelte che negano giustizia, umanità e ospitalità e alimentano logiche e com- portamenti di ostilità. Con il prof. Bonanate, allievo di Norberto Bobbio, si discuterà del rapporto tra Diritto internazionale e legislazione nazionale e co- me proprio l’articolo 11 della nostra Costituzione contenga una prospettiva alternativa alla logica di guerra e, in stretto collegamento con l’articolo 10, un superamento del sovranismo nazionalista oggi purtroppo tornato in auge in Italia come fosse la so- luzione dei nostri mali. Con don Antonio Agnelli e don Mario Aldighieri, ambedue molto legati alle esperienze sociali e teologiche dell'America latina, si affronterà domenica l'aspetto culturale e spirituale della costruzione della pace che richiede, oggi più di ieri, unità dei popoli e non disunità, dunque una riconversione profonda dei rapporti umani e dei rap- porti politici ed economici. 
Forum delle Idee 

Commenti