Mete magiche a meno di due ore da Cremona

A Butrio (Pavia) sorge l’Eremo di Sant’Alberto, arroccato su un promontorio. Le dighe del Panperduto (Varese) risalgono alla seconda metà del XX secolo 


Un'escursione nella natura: l'eremo di Sant'alberto 

Chi ama le escursioni non può esimersi dal visitare l’Eremo di Sant’Alberto di Butrio, nei pressi del borgo di Ponte Nizza, in provincia di Pavia, raggiungibile attraverso una bella escursione a piedi. L'edificio sorge infatti su un rilievo roccioso a quasi 700 metri di altezza immerso nell’incanto e nel silenzio dell’Oltrepo Pavese. Fondato nell’XI secolo dall’eremita benedettino a cui è dedicato, si compone della chiesa di Santa Maria, di quella di Sant’Antonio e di quella consacrata a Sant’Alberto che racchiudono affreschi della fine del Quattrocento. All’interno si trova anche un piccolo negozio di prodotti locali come miele, spezie, tisane e liquori. Sant’Alberto di Butrio è un’oasi di pace dove la fede, l’arte e la storia nobilitano l’incanto di una regione ancora inviolata dell’Appennino vogherese. 

L'ESCURSIONE. 
Si parte in località Bagnaria. Il primo tratto dell’itinerario è caratterizzato da bei panorami mentre il secondo, che si svolge sulla dorsale denominata “Costa della Mula”, è dolce e boscoso. All’ingresso di Bagnaria si imbocca a sinistra la Via Rio Castello e la si percorre per 100 m. In prossimità di una curva si tiene la destra e, pochi metri dopo, si arriva a un bivio. Si sale verso destra prendendo quota e passando sul margine di un grande vallone di erosione e, dopo un buon tratto, si arriva ad un bivio, da cui si gira a destra, salendo per un sentiero un po’ ripido e sconnesso. Dopo questo tratto il cammino diventa meno ripido e si volge gradualmente verso destra, percorrendo un bosco fino ad arrivare al ciglio di una falesia panoramica dove godere della vista sulla Valle Staffora. Si sale ancora per pochi metri, quindi si rientra nel bosco e, dopo un paio di tornanti, si arriva ad un grande slargo dove la strada si biforca. A quel punto si gira a destra e si va avanti, lungo un’ampia dorsale boscosa, detta della “Costa della Mula”. Ai due bivi si svolta a sinistra per giungere all’ingresso del paesino di Bosco e, tenendo sempre la sinistra, si prosegue su una stradina asfaltata che conduce all’albergo Sant’Alberto. Di fronte all’albergo si prende la stradina che in breve tempo porta all’Eremo. 

LA STORIA DELL'EREMO – Fu lo stesso Alberto, membro, pare, del casato dei Malaspina, a dare il via alla costruzione dell'eremo intorno al 1030, quando si trasferì a vivere in solitudine nella vicina valletta del Borrione, ove tuttora vi è una piccola cappelletta a lui dedicata. Egli aveva guarito miracolosamente un figlioletto muto del marchese di Casasco (Malaspina), e questi, per riconoscenza, gli edificò una chiesa romanica dedicata alla Madonna in cui sant'Alberto ed i suoi seguaci eremiti potessero celebrare l'Ufficio divino. Costituitisi in comunità, gli eremiti edificarono il monastero di cui rimane attualmente un'ala: il cosiddetto chiostrino ed il pozzo.
A capo della comunità venne eletto sant'Alberto, che rimase abate fino al 1073, anno della sua morte. Successivamente la struttura continuò a crescere in potenza e numero di monaci tanto da divenire un centro spirituale di una vastissima zona. Verso la metà del XV secolo, con l'avvento degli abati commendatari, l'eremo incominciò il periodo di decadenza. Nel 1516 papa Leone X unì l'abbazia a quella di San Bartolomeo in Strada di Pavia.
Nel 1543 gli ultimi monaci (olivetani) lasciarono l'eremo per trasferirsi nell'Abbazia di San Pietro di Breme da dove l'anno precedente vi erano giunti i pochi monaci benedettini. Vi rimase solo un sacerdote addetto alla cura delle anime. Seguirono tre secoli di quasi abbandono totale, durante i quali il monastero e parte della torre furono distrutti. Nel 1900 la cura dell'eremo fu affidata a don Orione, che nel 1921 lo ripopolò collocandovi gli Eremiti della Divina Provvidenza da lui stesso fondati nel 1899, e con loro anche un sacerdote in qualità di parroco. 

Lo spettacolo dell'acqua: Le dighe del Panperduto 


Le temperature ormai primaverili mettono voglia, nel fine settimana, di prendere l'auto e di spostarsi per qualche giro in giornata. A questo proposito, una gita fuori porta decisamente consigliabile è quella alla Dighe del Panperduto, che sorge sulle rive del Ticino, a Somma Lombardo (Varese), in una bellissima cornice naturale. L’impianto risale alla seconda metà del XIX secolo: esso venne infatti inaugurato nel 1884 dal progetto di Eugenio Villoresi, solo dopo molti anni di studi e di varianti. Il canale, che qui nasce e che ancora oggi porta il nome del suo illustre progettista, ha trasformato completamente il territorio e le attività ad esso collegato, rendendo fertile una terra poco produttiva e diventando fondamentale nell’economia agricola della campagna a nord di Milano. Pochi anni dopo, all’inizio del ‘900, grazie ai progressi ottenuti nella produzione e distribuzione di energia elettrica, venne inaugurato anche il canale Industriale; esso si forma dallo stesso snodo idraulico del Canale Villoresi e viene utilizzato tutt’ora per alimentare diverse centrali idroelettriche presenti lungo il suo corso. 
La diga del Panperduto rappresenta uno degli snodi idraulici più importanti della Lombardia, dove parte delle acque del fiume Ticino vengono deviate per formare il Villoresi, canale utilizzato per l’irigazione, e il canale Industriale, fondamentale per la produzione di energia. Il complesso, restaurato recentemente, è costituito da un edificio di presa di notevole valore storico e architettonico posto sul percorso ciclopedonale europeo E1, nel tratto che collega il Lago Maggiore al capoluogo milanese. In questo luogo l’acqua è la protagonista assoluta: lo sguardo viene attratto dalla complessità dei percorsi da essa compiuti fra l’ambiente fluviale e le opere di derivazione e canalizzazione. 
La diga del Panperduto e tutto il complesso sistema idrico che qui si sviluppa sono rimasti quasi immutati dalla loro nascita e continuano ancora oggi a ricoprire un ruolo fondamentale sia nell’economia che nella cultura del territorio in cui sono inseriti. 
Il complesso del Panperduto offre molti servizi turistici: camere, museo, bar/caffetteria e bottega dei prodotti gastronomici locali, laboratori e visite scolastiche, visite guidate, eventi ed escursioni nella natura. Presso il Panperduto sorge il Museo delle Acque Italo Svizzere, che sorge al centro dell’isola di Confurto: un antico edificio, un tempo destinato alle attrezzature per la manutenzione, ristrutturato secondo elevati standard di risparmio energetico e sostenibilità ambientale pur mantenendo le caratteristiche tipologiche e costruttive originarie. 
A fianco del museo sorge il “Giardino dei Giochi d’acqua”, uno spazio gioco per comprendere e sperimentare il movimento e la potenza dell’acqua. Una vasca di accumulo permette il funzionamento dei giochi d’acqua: installazioni viti di Archimede, mulini, canaline, paratoie e pompe permetteranno ai bambini (ma anche agli adulti) di apprendere la forza idrodinamica e cinetica delle acque. Per le giornate di Pasqua e Pasquetta (21 e 22 aprile) e per il 25 aprile verranno organizzate delle visite guidate. 

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