Da Mike Bongiorno a Carlo Conti Quei quiz che hanno parlato di noi

TELEVISIONE • Storia, geografia, attualità e costume: le carenze culturali del piccolo mondo in onda prima del tg 


VANNI RAINERI 

La televisione ha indubbiamente avuto un ruolo di rilievo nel crescere ed unire gli italiani del dopoguerra. Oggi le si chiede un compito meno alto, di intrattenere, tra l’altro un target che non rappresenta più l’intera popolazione, poiché le fasce più giovani, sia per informarsi che per intrattenersi, utilizzano più il web. L’offerta della televisione ci dice di noi molto più di quanto possiamo pensare di primo acchito, in quanto racconta parecchio di come siamo, e di come vorremmo
essere. E in questo senso i quiz televisivi sono la cartina al tornasole per eccellenza.
La nostra trasformazione è evidente osservando come si sono “evoluti” nel tempo i quiz. Da Mike Bongiorno a Carlo Conti il passo è lungo. Negli anni Cinquanta Lascia o raddoppia lasciava sbigottiti i telespettatori sulle conoscenze infinite dei partecipanti al gioco, evidentemente scelti in una élite circoscritta. Oggi il pubblico vuole sentirsi protagonista, e possibilmente più istruito e arguto rispetto ai concorrenti, tanto da poterli insultare. Il web gli dà la possibilità di interagire in prima persona, la tv no, ma può sopperire lasciando credere al telespettatore di essere migliore di chi in tv ci va. Da questo punto di vista è interessante un raffronto tra due citazioni fatte in tempi diversi da Umberto Eco. Poco prima di morire asserì che “facebook dà diritto di parola a legioni di imbecilli”, ma egli stesso in passato scrisse il volume “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, in cui scrisse tra l’altro che il telespettatore amava non il concorrente bensì il presentatore, che rappresentava (Mike appunto) la quintessenza della mediocrità. Da qui l’importanza delle gaffe, che Mike, da persona intelligente, usava spesso in modo artificiale. Importante è che lo spettatore non provi un senso di inferiorità, e oggi ciò avviene con l’identificazione non più col presentatore bensì col concorrente. Infatti il conduttore, più che l’intrattenitore, è il gran cerimoniere, mentre il concorrente ha il ruolo di far credere a chi osserva di essere migliore, di provare un senso di gratificazione. Meglio quindi che le domande siano non solo facili, ma tendenti al tranello, e magari con più risposte, per evidenziare le carenze culturali. Addirittura è possibile che chi fa errori gravi riesca comunque a diventare campione, e magari a riconfermarsi tale. 
I casi di risposte che gridano vendetta sono tantissimi. Vediamo alcune delle risposte più gustose, per farci un paio di risate. Un argomento scivoloso è la storia. Il colmo arrivò con L’Eredità (il quiz più soggetto a figuracce) di Carlo Conti, che chiese a 4 concorrenti in quale anno Adolf Hitler fu nominato cancelliere della Germania. Le possibili risposte erano 4: la giovane Ilaria rispose 1948, un tal Matteo provò con 1964, lasciando a Tiziana due sole opzioni: 1933 o 1979. Ovviamente Tiziana optò per il 1979. Tra l’altro pochi minuti dopo la stessa Ilaria rispose che Mussolini ricevette a Palazzo Venezia Ezra Pound nel 1964. In un’altra occasione, emerse che Scipione l’Africano fu uno dei sette re di Roma. 
E passiamo alla geografia, vero pozzo di gaffes. Sempre all’Eredità (e qui si mescolano la conduzione di Conti con quelle di Frizzi e Insinna) ci fu chi rispose che il versante italiano del Monte Bianco si trova in Sardegna (le opzioni erano solo due, l’altra risposta ovviamente era la Val d’Aosta), secondo un altro il muro del pianto si trova a Berlino, mentre il Principato di Monaco non confina con alcun altro stato. E che dire di quella studentessa di Scienze del Turismo (?) secondo la quale Oristano si trova in Puglia, Pordenone in Lombardia e Vercelli nel Lazio? Altra domanda: quale fiume nasce in Perù, la Dora Baltea o il Rio delle Amazzoni? Risposta scontata: la Dora Baltea... E ancora: la più importante città della Florida è Otranto, mentre la penisola con Positano e Amalfi è la Sicilia. Ad “Avanti un altro” un concorrente rispose che lo stato più esteso dell’Europa è l’America. 
Non molto più alto il voto in letteratura. Una studentessa di Lettere asserì che “Il vecchio e il mare”di Hemingway era ambientato in Francia, mentre risulterebbe che Giovanni Verga nacque in Piemonte. Altra domanda: l’impresa di Fiume fu condotta da Foscolo o D’Annunzio? Foscolo, of corse. E che dire del fu Mattia Bazar? Passando all’arte, la Cappella Sistina fu affrescata da Machiavelli, e anche in matematica i limiti sono evidenti: un concorrente che vantava di avere 5 lauree alla domanda “quanti sono mille metri?” rispose “un centimetro”, mentre su 4 concorrenti nessuno seppe rispondere quale fosse la data di nascita di un ragazzo che nel 2017 avrebbe compiuto 24 anni. Altre chicche: è vero che solo i dentisti sanno cuocere la pasta al dente, mentre la risposta a “si cucina sbattendo le uova” è “la farina”. 
Un abisso rispetto alle domande impossibili alle quali sapeva rispondere Massimo Inardi, l’indimenticato campione di Rischiatutto, sempre targato Mike. Si pensi che dopo sei puntate vinte, il conduttore dovette leggere le domande senza conoscere le risposte, poiché si accusava il campione bolognese di telepatia col conduttore. Il preveggente Mike Bongiorno, nell’ultima partecipazione dello stesso Inardi nella finale del 1972, disse testualmente: «Se mi risponde a quest’ultima domanda, si parlerà di lei anche nel 2000, quando si faranno quiz di altro tipo». Parole sante. 
Quei quiz furono un grande fenomeno di costume, tanto che Paolo Villaggio fu protagonista di due scene memorabili in due film passati quasi inosservati. In uno, da concorrente, seppe ricordare i nomi di tutti gli spettatori presenti in un settore dello stadio Maracana in occasione di un Brasile-Uruguay, in un altro fu il presentatore del “Disgraziometro”, in cui vinceva il concorrente che si dimostrava più sfortunato. Stravinse tra l’ovazione del pubblico un signore che esplose in diretta, fulminato già alla prova pulsante. Entusiasta il Villaggio mai così cinico, il cui motto era: “E ricordate che la vostra felicità sono le disgrazie del vostro prossimo”. Perché, oggi non vale?

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