L'Educazione Civica torna tra i banchi

La novità, da settembre, coinvolgerà tutti gli studenti per un numero di ore annue non inferiore a 33 



Era il 1958 e Aldo Moro, che era allora Ministro della Pubblica Istruzione, introdusse due ore mensili di educazione civica a cura dell’insegnante di storia. Poco dopo, l’insegnamento fu abolito. E poi reintrodotto. Da allora, il destino dell’educazione civica è stato altalenante, seppur dominato alcune costanti, come la mancata equiparazione con le altre materie didattiche e la discrezionalità nell’insegnamento. Le cose cambieranno. La Camera ha approvato una legge che ne prevede l’introduzione come materia curricolare. In sostanza, la disciplina farà la sua comparsa anche sulla pagella, anche se resterà trasversale, cioè sarà svolta durante le lezioni di altre discipline, così da non gravare sugli studenti e sul budget, con ore aggiuntive. La novità arriverà a settembre e riguarderà tutti gli studenti, dalle elementari al diploma, per un numero di ore annue non inferiore a 33. Cioè almeno un’ora a settimana. Se la trasversalità già esisteva, a fare la differenza sarà l’introduzione di un programma chiaro, di verifiche obbligatorie e di un voto a fine quadrimestre. A occuparsene, per ogni classe, sarà un docente coordinatore che, periodicamente, dovrà confrontarsi con gli altri professori. Le due anime della materia saranno quelle già delineate dal provvedimento preso dall’allora ministro Gelmini nel 2008: un’anima giuridica e una civica. Il provvedimento ha fatto discutere non solo il mondo della scuola. Per farsi un’idea, ecco un assaggio di quanto si tratterà: Costituzione italiana; istituzioni nazionali, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale; Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; educazione alla cittadinanza digitale (con un focus sulla credibilità e sull’affidabilità delle fonti); elementi fondamentali di diritto, in particolare di diritto del lavoro; educazione ambientale, sviluppo ecosostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari; educazione alla legalità; educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni; educazione stradale, educazione alla salute e al benessere; educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva.
«Sono dell’avviso che la materia vada insegnata in tutte le scuole di ordine e grado», dice Francesca Reali, insegnante di diritto ed Economia presso l’I.I.S. Arcangelo Ghisleri di Cremona.
«Per quanto ci riguarda, i nostri studenti dalla prima alla quinta sono già inseriti nel programma di educazione alla legalità, di cui è capofila il Liceo D. Manin». Quando le si chiede perché è importante istituzionalizzare universalmente l’insegnamento dell’educazione civica, risponde: «La domanda giusta è: perché proprio ora? Io credo che ci sia stata un’abdicazione generale da parte delle agenzie educative tradizionali: la famiglia per prima e, a seguire, la chiesa – la cui morale è percepita in modo sempre meno necessario – e, naturalmente, anche la politica. Manca la comunità sociale e il senso di appartenenza nei suoi confronti. In più, il senso di rispetto dell’autorità, soprattutto a scuola, c’è sempre meno. E se la vita dei ragazzi è spesso anarchica, ciò non è dovuto a un bisogno di libertà, ma a un’assenza di regole. E non lo dico solo da insegnante: lo dico anche, e soprattutto, da cittadina».

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