COLDIRETTI «L’agroalimentare è vivo ma chiede condizioni per potersi esprimere»

intervista a PAOLO VOLTINI • «Per combattere il falso made in Italy servono i nomi delle aziende che importano alimenti dall’estero e li vendono con marchi nazionali» 


Un recente rapporto evidenzia la stagnazione dell'economia italiana. eppure, l’Italia è la terza maggior economia dell’Unione europea, e la seconda manifattura del Continente. È un grande Paese esportatore, con un avanzo commerciale cresciuto da 31 miliardi del 2010 a 89 miliardi del 2018 al netto delle risorse energetiche. Ha una enorme ricchezza privata. Eppure sui mercati finanziari è un Paese a rischio, che non riesce a crescere in modo significativo. Cosa ci aspetta alla ripresa autunnale? Qual è il punto di vista a partire dall’agroalimentare? 
«Le ragioni della mancata crescita dell’economia italiana sono diverse. Una ricerca scientifica presentata qualche mese fa all’Ambrosetti Club e presentata a Cernobbio ha misurato gli effetti sulla crescita del fattore lavoro, del fattore capitale e dalla cosiddetta “energia del sistema” che comprende tutti quei fattori che caratterizzano il contesto, il cosiddetto sistema-Pa- se in cui operano le imprese. Ebbene, nel decennio 1995- 2016, il contributo alla crescita del fattore lavoro e del fattore capitale in Italia è stato paragonabile a quello della Francia e addirittura superiore a quello ella Germania; viceversa, in Italia a differenza di tutti gli altri paesi analizzati, il sistema-Paese ha rappresentato un freno alla crescita. Le ragioni dipendono dal sistema burocratico, dalla lentezza amministrativa e da tutto ciò che nel Paese rende difficile fare impresa. Nonostante tutto, l’agroalimentare italiano ha comunque saputo dimostrare grande vitalità e grandi potenzialità che però richiedono alcune condizioni per potersi esprimere in tutta la loro forza. Queste condizioni fanno riferimento alla trasparenza delle filiere, all’etichettatura di origine, ai controlli sulle materie prime e sui prodotti importati poiché le nostre imprese devono poter competere ad armi pari nel mercato globale. Oggi, il mercato globale dell’agroalimentare è assolutamente “opaco” e privo di molte regole. Questo ha sviluppato un enorme mercato di falso cibo Made in Italy, che vale molto di più di quanto l’Italia stia esportando. Parto da un dato: il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo è salito ad oltre 100 miliardi, con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un fenomeno che rischia di moltiplicarsi, con le nuove guerre commerciali a partire dai dazi Usa nei confronti dell’Unione Europea e con le insidie legate a trattati europei, come il Ceta, che non tutelano il nostro agroalimentare. A far esplodere il falso, che ruba all'Italia trecentomila posti di lavoro, è stata paradossalmente la “fame” di Made In Italy all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche, come dimostra l’embargo russo, con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato. 
Nonostante il record fatto segnare nelle esportazioni agroalimentari Made in Italy che nel 2018 hanno raggiunto il valore di 41,8 miliardi, oggi più di due prodotti di tipo italiano su tre venduti nel mondo sono falsi con il fenomeno del cosiddetto italian sounding che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti».

Il settore agroalimentare è una grande risorsa per il nostro Paese. Che misure occorrerebbero per rafforzare e tutelare chi produce il vero made in Italy? 
«ll settore agroalimentare italiano si identifica in modo crsscente, a livello globale, come un modello unico e integrato, sostenibile e ad alto contenuto di efficienza ed innovazione. Coldiretti, insieme ad autentici campioni dell’agroalimentare italiano, ormai più di cinquanta grandi realtà, ha dato vita a “Filiera Italia”, nata come alleanza e rappresentanza dell’eccellenza agroalimentare italiana. La creazione di Filiera Italia risponde all’esigenza di un’unica rappresentanza di questa straordinaria realtà, che potrà finalmente presentarsi unita agli appuntamenti nazionali ed internazionali, con una sola voce, tesa alla valorizzazione del made in Italy. Che propone un modello in cui si saldano tutte le fasi del- la filiera, dalla produzione agri- cola alla trasformazione alla distribuzione. Filiera Italia è un’associazione per la distintività del cibo, del sistema agroalimentare, dei suoi produttori e della trasformazione. Leve essenziali per dare risposte in termini di sviluppo dell’economia e dell’occupazione nel Paese. Abbiamo avanzato varie proposte. Per contra- stare il fenomeno del falso Made in Italy agroalimentare si ha necessità di azioni legali in alcuni paesi UE, rafforzando uno scambio di comunicazioni con l’ICE (agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) per individuare i mercati esteri dove il fenomeno è più diffuso. Abbiamo chiesto al Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Economico di lanciare un piano straordinario basato su tre direttrici: la prima riguarda la piena attivazione degli strumenti legali vigenti, la seconda delle campagne di comunicazione nei paesi in cui siamo più imitati spiegando cosa sia la vera italianità, il terzo prevede nessuna sottoscrizione di accordi internazionali in cui la tutela dei prodotti non sia assoluta. Quello agroalimentare è un settore strategico, che crea sempre maggiore occupazione futura e giovanile». 

Una azione concreta da chiedere al Governo?
«Nella lotta contro il falso ma-de in Italy è essenziale che siano resi disponibili al più presto i nomi delle aziende che importano alimenti dall’estero per rivenderli sotto la copertura di marchi nazionali. Grazie allo storico pronunciamento del Consiglio di Stato del 6 marzo 2019 è finalmente caduto il segreto di Stato sui cibi stranieri che arrivano in Italia. E’ ora importante definire in tempi rapidi le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni relative alla destinazione dei prodotti agroalimentari stranieri importati in Italia. Sarà finalmente possibile sapere, ad esempio, da dove viene il latte impiegato in yogurt, latticini o formaggi di una determinata marca. Finora una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati sulle importazioni senza significative ragioni. Una mancanza di trasparenza che va combattuta anche con l’emanazione in tempi brevi dei decreti per dare piena attuazione alle norme sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti approvata con la legge sulla semplificazione, per valorizzare la produzione agroalimentare nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli».

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