fiere zootecniche, l’unità ritrovata

Roberto Zanchi «la sostenibilita’ delle produzioni e’ un punto fondamentale. in fiera se ne parlera’ e tante aziende presenteranno innovazioni»


VANNI RAINERI
Inizia mercoledì la nuova edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali, il main event di Cremonafiere. A tal proposito abbiamo sentito il presidente Roberto Zanchi, in ca-ica da poco più di un anno. 
Che edizione sarà? 
«Direi che questa edizione delle Fiere Zootecniche, che certamente rappresenta il clou delle nostre manifestazioni per tradizione ed importanza , potrebbe definirsi di continuità e innovazione. Continuità nel solco di una tradizione pluriennale che ha portato la fiera non solo a raggiungere il traguardo n. 74, ma a livelli di rinomanza e reputazionali elevatissimi. Innovazione perchè il modello fieristico tradizionale ha dovuto negli ultimi anni trasformarsi profondamente per venire incontro alle esigenze di espositori e visitatori con un’offerta sempre meno tradizionale e sempre più incentrata anche sugli eventi, che anche in questa edizione saranno numerosi e di altissimo livello. In termini dimensionali siamo sui livelli della scorsa edizione, che consideriamo più che soddisfacenti tenuto conto del contesto non particolarmente favorevole, in generale e per il settore».

Il pianeta chiede sempre più un’agricoltura sostenibile. Se ne parlerà in Fiera? 
«Certamente, la sostenibilità delle produzioni è un punto fondamentale su cui si incentra l’attenzione anche delle istituzioni nazionali e internazionali. In fiera se ne parlerà in diversi modi, in primo luogo in occasione delle novità – molte sono proprio su questo tema- presentate dagli espositori durante i convegni; l’obiettivo è fornire una visione sul settore, sulle scelte strategiche e sulle soluzioni concrete a disposizione degli operatori. Saranno numerose le aziende che presenteranno innovazioni in chiave di zootecnia di precisione e agricoltura 4.0, ad esempio: dalla riduzione di emissione di CO2 nelle lavorazioni agricole alla riduzione dell’uso di antibiotici in allevamento e ancora alle energie rinnovabili da fonte agricola. Oltre alle aziende anche le associazioni parleranno di questo tema così importante, ad esempio: “Sviluppare filiere sostenibili per l’agricoltura e la zootecnia italiana” di giovedì 24, organizzato da ANAFIJ e Coldiretti Cremona, “Agricoltura Sostenibile e produttività - a garanzia della salute umana” di sabato 26 organizzato dalla Libera Associazione agricoltori Cremonesi, oppure ancora altri eventi legati alle linee dettate dalla PAC 2020 in tema di zootecnia sostenibile».

Il problema dazi è una mannaia pronta a cadere sui produttori italiani, specialmente sui prodotti caseari. E’ ottimista su una soluzione che li eviti, o li limiti? 
«I dazi in sé possono essere uno strumento utile per cautelare le produzioni nazionali contro produzioni estere favorite da condizioni privilegiate, ma non è certo questa la ragione dei dazi recentemente imposti ed appena entrati in vigore, che non sono altro che un’altra declinazione del sovranismo che in questo momento fa presa, in modo diverso, su larga parte della popolazione mondiale. Tra l’altro mi pare di capire che l’Unione Europea potrà fra qualche tempo, in base alle stesse regole internazionali che consentono agli USA di imporre i dazi che sono entrati in vigore in questi giorni , imporre a sua volta dazi su prodotti USA per pressoché il medesimo peso. Credo che per l’amministrazione Trump si tratti anche di una mossa elettorale, coerente con l’impronta protezionistica cui è improntata tutta la sua azione economica. Questo tipo di problematiche ci saranno sempre nella misura in cui vi saranno spinte protezionistiche; a mio avviso dobbiamo imparare ad affrontarle diversamente, perché ad esempio trovo assurdo che i prodotti caseari italiani debbano essere penalizzati da dazi introdotti per aiuti di stato concessi al consorzio Airbus, al quale tra l’altro l’Italia neppure partecipa. Questo problema, così come quello delle sanzioni, va risolto a livello di sistema, attraverso fondi comunitari o nazionali a seconda dei casi che sostengano i settori ingiustamente colpiti da queste misure».

Il 22 luglio scorso si è arrivati a un accordo tra le associazioni che sembra porre fine alle grandi tensioni che hanno investito Cremonafiere negli ultimi anni. Cosa è successo in questi tre mesi? E il Consorzio Agrario dunque tornerà in Fiera? 
«Certamente, mi fa piacere poterle confermare che il Consorzio Agrario tornerà in Fiera in questa edizione dopo diversi anni di assenza e penso che questo sia di per sé un risultato significativo, perchè il Consorzio è patrimonio della nostra comunità tanto quanto la Fiera, che ha certamente sofferto di questa prolungata assenza. In questi tre mesi, preso atto di quanto concordato tra i soci, abbiamo messo fine al contenzioso con il Consorzio con una transazione che è stata prodromica al suo ritorno in Fiera. Dal punto di vista societario abbiamo avviato le modifiche che consentiranno il ritorno ad un ampio consiglio in cui tutti i soci possano essere rappresentati; queste modifiche entreranno in vigore con l’approvazione da parte dell’Assemblea non appena compiuto l’iter autorizzativo delle istituzioni pubbliche».

Il blocco del 20% (Apa, Coldiretti, Consorzio Agrario) non partecipò nel 2018 alla sua elezione dopo i 5 mandati consecutivi di Piva. Quanto ha contato il suo arrivo per smorzare la tensione tra le associazioni? 
«In quel momento credo che chi favorì la mia nomina sentisse la responsabilità di dare alla società un Presidente in un momento in cui si rischiava che, per i contrasti esistenti, ci volesse ancora molto tempo prima di trovare l’accordo. All’inizio il mio arrivo non ha smorzato la tensione tra i soci, in un secondo momento credo che la ricomposizione sia stata trovata attraverso la consapevolezza che il protrarsi dei dissidi, che peraltro non avevano più ragion d’essere per il vnir meno dei motivi che ne avevano determinato l’insorgere, avrebbe messo a serio rischio la riuscita delle fiere zootecniche».

Si parla da tempo della possibilità di partnership con altre Fiere. Ci sono novità? E in quali forme potrebbero realizzarsi?
«Lo sviluppo ed il rilancio dell’attività di CremonaFiere richiede risorse che in questo momento la società non ha. Queste risorse possono o essere reperite attraverso un aumento di capitale sottoscritto da soci e/o da terzi oppure possono essere ricercate forme di partnership con altri enti fieristici. Ci sono stati dei contatti con Fiere di Parma, che verranno ulteriormente coltivati nell’immediato futuro. Le forme possono essere le più diverse, quello che interessa è ovviamente che il partner creda nelle nostre manifestazioni, sia disposto ad investire quanto necessario al loro sviluppo e rilancio, ed accetti i nostri punti fermi, volti ad assicurare che le manifestazioni si tengano a Cremona, che l’organizzazione aziendale attuale venga preservata, e che possibilmente venga assicurato un maggior utilizzo del quartiere fieristico».

Che serve per guardare al futuro con ottimismo? 
«Penso che, rispetto all’anno scorso, possiamo guardare al futuro con ottimismo proprio in virtù della ricomposizione dei dissidi del passato che avevano portato a significative assenze ad una Fiera che invece deve essere, come lo era in passato, il punto di riferimento di tutto il mondo della zootecnia. Se la società sarà capace di reperire nuove risorse sarà certamente in grado di utilizzarle in maniera mirata in primis proprio per il rilancio delle Fiere Zootecniche».

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