“Tecnica del colpo di Stato” il libro maledetto di Curzio


LA STORIA • Malaparte è noto in Italia per “La pelle” e “Kaputt”, ma c’è un libro condannato da tutti i regimi 

alessandro zontini
Curzio Malaparte (nato Kurt Erich Suckert, nel 1898, a Prato) è universalmente conosciuto quale autore di due dei capolavori del ‘900 italiano: “La pelle” e “Kaputt”, libri che la chiesa cattolica aveva incluso nel novero di quelli la cui lettura era vietata, i c.d. libri da “mettere all’indice”. Superfluo, nella presente sede, esaltare la profondità letteraria di Curzio Malaparte o sottolinearne l’incredibile capacità di dipingere quei terrificanti episodi, del secondo conflitto mondiale, da lui vissuti in prima persona e narrati con impeto e con straordinaria capacità descrittiva dovuta, anche, ad una lunga militanza giornalistica che lo aveva portato ad essere attento osservatore della tragicità dei suoi tempi. Fascista, ma sempre in feroce contrapposizione con il regime (cosa che gli costò alcuni mesi di “confino” sia a Lipari che a Forte dei Marmi, a villa Ciano), frequentò Ante Pavelic, il dittatore rumeno Antonescu, il Reichsfuhrer delle SS Heinrich Himmler, fu poi antifascista, poi anticomunista, quindi comunista, infine, sul letto di morte, cattolico (perché, volendo richiamare i dubbi di Blaise Pascal, “non-si- sa-mai”), ha incarnato l’italiano “medio” dei suoi tempi, pur restando scrittore inarrivabile di grande successo (anche e soprattutto internazionale) e molto prolifico. Alcuni suoi lavori sono molto noti e vengono frequentemente ristampati, ad esempio i già citati “Kaputt” (del 1944) e “La Pelle” (del 1949); altri hanno avuta minor diffusione e sono, pertanto, oggetto di accanita ricerca da parte di studiosi e bibliofili. Singolare il caso del volume “Tecnica del colpo di stato”, il testo che, più di ogni altro, gli creò il maggior numero di problemi. Curzio Malaparte concluse l’opera nel 1931 e Benito Mussolini, che ebbe l’opportunità di leggerla in anteprima, la trovò interessante ed acuta, autorizzandone la diffusione. Il duce dovette, però, scontrarsi con, diremmo oggi, l’establishment fascista che, si oppose con forza alla sua stampa e pubblicazione. Il volume, infatti, conteneva, oltre ad accuratissime disamine di carattere storico, una serie di feroci attacchi ad Adolf Hitler che veniva descritto come un Giulio Cesare “in costumino tirolese”, ma con un’evidente nota sprezzante e denigratoria. L’asse Roma-Berlino non era ancora stato neppure ipotizzato e, prima di legarsi alla Germania, Mussolini avrebbe inviato, al Brennero, le proprie divisioni in funzione antitedesca, per proteggere l’Austria dal cancelliere Dollfuss; tuttavia alcuni quadri del PNF iniziavano già a guardare con ammirazione la potenza germanica. Il volume venne, pertanto, recensito e pubblicizzato, ma mai stampato. Curzio Malaparte, volendo evitare di esser coinvolto in vicende politiche molto complesse e potenzialmente pericolose, decise, allora, di rivolgersi all’editore parigino Grasset che inviò in Italia un proprio uomo di fiducia per recuperare il prezioso manoscritto e rientrare, successivamente, in Francia con il plico affidatogli dallo stesso Malaparte. Il libro incontrò i favori del pubblico francese ed i relativi diritti vennero velocemente ceduti in Inghilterra, in Russia, in Francia, in Germania ed in altri paesi europei. “Tecnica del colpo di stato” venne stampato e diffuso, penetrando un po’ ovunque le maglie della censura che, forse, non funzionava troppo bene. Giunto sulla scrivania più importante della Germania nazista, venne letto da Adolf Hitler che, rilevatone l’eccezionale gravità di contenuto ed i toni al limite del diffamatorio contro la sua persona, ne ordinò il sequestro e la distruzione. Le cronache ci riportano la descrizione di un colossale rogo di volumi, a Lipsia, appiccato dal boia con cappuccio ed ascia bipenne in mano a sovraintendere alle “fiamme purificatrici”. Il libro ebbe analoga sorte in Urss, dove i vertici comunisti si prodigarono a denunciarne il contenuto a Stalin: il libro, a giudizio dei vertici del Pcus era considerato di chiara pericolosità poiché, secondo alcuni, di matrice trotzkijsta, secondo altri di orientamento fascista. Sequestrato, per precauzione, su tutto il territorio sovietico, il volume venne distrutto fino all’ultima copia. Per paradosso, con interessante procedimento di vicendevole sospetto, i trotzkijsti di mezzo mondo ne condannarono il contenuto ritenendo “Tecnica” un pericoloso manuale di chiaro stampo comunista sovietico e ne ostacolarono la diffusione. L’accanimento con cui nazisti e comunisti ne condannarono il contenuto, insospettì le democrazie occidentali (Inghilterra e Francia in primis), ove il libro incontrava un buon successo editoriale, e si iniziò ad ostacolarne e a vietarne la circolazione.
Dunque un testo che, singolarmente e trasversalmente, preoccupava fascisti, nazisti, comunisti, trotzkijsti e democratici (anche il già citato Dollfuss ne ordinò il sequestro su tutto il territorio austriaco). Il volume è un interessantissimo zibaldone di approfondimenti storici ma, in particolare, teorizza l’arte dell’approccio rivoluzionario al fine del ribaltamento di qualsiasi regime esistente. Come un meraviglioso poliedro letterario, che si presta ad una molteplicità di letture, “Tecnica del colpo di stato” terrorizzava ogni regime che, volendo conservare il proprio status quo, ne ostacolava la libera circolazione. Notevoli, poi, le descrizioni contenute nel volume, di personaggi storici quali Napoleone, Stalin, Trotzkij, Hitler, Pilsudski ed altri e gli affreschi di importanti momenti storici dal carattere, inutile rimarcarlo, “di rottura” quali la rivoluzione francese, quella sovietica, quella fascista, la repubblica di Weimar; chi leggeva “Tecnica” traeva la convinzione che, in quelle pagine dalla potente prosa, si annidassero - quasi - gli strumenti per ribaltare il Mondo stesso. Stampato in Italia solo nel 1948, passò quasi inosservato e, a differenza di altri tomi di Malaparte, non ebbe molto successo (quest’edizione è, infatti, molto rara e ricercata) ma non mancarono accese polemiche e le solite accuse. Per vederlo ristampato, in stupenda edizione per Adelphi, sarà necessario attendere addirittura fino al 2011: ben 63 anni dopo per poter (ri)leggere questa meravigliosa opera dei uno dei più grandi nichilisti moderni.

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