SALUTE • Un’interessante ricerca inglese evidenzia i rischi cui andiamo incontro mantenendo lo stile sedentario
vanni raineri
Che il mondo stia cambiando in fretta lo vediamo ogni giorno. Le nostre attività quotidiane, se paragonate anche solo con quelle dei nostri genitori, sono profondamente mutate. Da qui prende spunto un interessante rapporto, chiamato “The Work Colleague of the Future”, in italiano il collega di lavoro del futuro. Lo hanno prodotto alcuni studiosi britannici su commissione della rivista Fellowes, e si basa su interviste online effettuate su un campione di circa 3000 tra britannici, tedeschi e francesi che lavorano in ufficio. L’obiettivo è stabilire come sarà l’impiegato di domani, e ci si arriva valutando quali siano, oggi, le condizioni dell’impiegato tipo. Sulla base delle conclusioni cui si è arrivati è stata anche creata Emma: si tratta di un manichino (femmina) con le caratteristiche che sono emerse, e non sembra si tratti di un manichino particolarmente attraente...
Restando oltremanica, la metà degli intervistati soffrono di occhio secco (si tratta di un disturbo oculare dovuto a una ridotta produzione lacrimale), che solitamente è dovuto a smog, uso di un certo tipo di farmaci, fumo ma anche lavoro al computer e abuso di tablet e smartphone .
Poco meno della metà invece soffre di mal di schiena, e sempre metà ha frequenti mal di testa. Molto frequenti sono risultati anche peso eccessivo e gonfiore alle gambe. William Higham, che ha coordinato la ricerca, ha concluso che è urgente fare qualcosa per migliorare i luoghi di lavoro, e in particolare fare cambiamenti radicali nelle nostre vite lavorative: fare più movimento, modificare la postura e prendersi una pausa con una certa frequenza. L’alternativa è andare incontro a malattie vere e proprie. Il rimanere ore immobili alla scrivania infatti rende i nostri corpi atrofizzati, creando rapidamente problemi ai muscoli e allo scheletro e arrivando ad aumentare sensibilmente il rischio di incorrere in trombosi e problemi cardiovascolari, e anche tumori. Alle lunghe ore di lavoro stando seduti si aggiungono spesso ampie distanze in auto per raggiungere il luogo di lavoro, tutto tempo che trascorriamo stando seduti. I pasti rapidi che consumiamo peggiorano ulteriormente il quadro, con conseguenze sul peso, sulla pressione, con guai allo scheletro e allo stomaco. L’ultimo impatto è quello sulla salute mentale: ansia, depressione, infobesità (il sovraccarico di informazioni) e perdita di memoria, peggiorati dalle ore di sonno che diminuiscono. Insomma, l’allarme dovrebbe convincerci a modificare il nostro stile di vita, legato al lavoro e non solo, e l’immagine di Emma, ovvero di quel che potremmo diventare (a parità di età, ovviamente) tra vent’anni ci dovrebbe convincere. Ecco, se nulla cambierà, come sarà l’impiegato tipo tra 20 anni. E’ questa la conclusione del rapporto, conclusione che non lascia molte speranze: la sedentarietà ci obbligherà ad avere occhi sempre rossi, in sovrappeso e con la schiena curva. Ho appena terminato l’articolo, e in verità qualche sintomo inizio a percepirlo pure io.
Che il mondo stia cambiando in fretta lo vediamo ogni giorno. Le nostre attività quotidiane, se paragonate anche solo con quelle dei nostri genitori, sono profondamente mutate. Da qui prende spunto un interessante rapporto, chiamato “The Work Colleague of the Future”, in italiano il collega di lavoro del futuro. Lo hanno prodotto alcuni studiosi britannici su commissione della rivista Fellowes, e si basa su interviste online effettuate su un campione di circa 3000 tra britannici, tedeschi e francesi che lavorano in ufficio. L’obiettivo è stabilire come sarà l’impiegato di domani, e ci si arriva valutando quali siano, oggi, le condizioni dell’impiegato tipo. Sulla base delle conclusioni cui si è arrivati è stata anche creata Emma: si tratta di un manichino (femmina) con le caratteristiche che sono emerse, e non sembra si tratti di un manichino particolarmente attraente...
Restando oltremanica, la metà degli intervistati soffrono di occhio secco (si tratta di un disturbo oculare dovuto a una ridotta produzione lacrimale), che solitamente è dovuto a smog, uso di un certo tipo di farmaci, fumo ma anche lavoro al computer e abuso di tablet e smartphone .
Poco meno della metà invece soffre di mal di schiena, e sempre metà ha frequenti mal di testa. Molto frequenti sono risultati anche peso eccessivo e gonfiore alle gambe. William Higham, che ha coordinato la ricerca, ha concluso che è urgente fare qualcosa per migliorare i luoghi di lavoro, e in particolare fare cambiamenti radicali nelle nostre vite lavorative: fare più movimento, modificare la postura e prendersi una pausa con una certa frequenza. L’alternativa è andare incontro a malattie vere e proprie. Il rimanere ore immobili alla scrivania infatti rende i nostri corpi atrofizzati, creando rapidamente problemi ai muscoli e allo scheletro e arrivando ad aumentare sensibilmente il rischio di incorrere in trombosi e problemi cardiovascolari, e anche tumori. Alle lunghe ore di lavoro stando seduti si aggiungono spesso ampie distanze in auto per raggiungere il luogo di lavoro, tutto tempo che trascorriamo stando seduti. I pasti rapidi che consumiamo peggiorano ulteriormente il quadro, con conseguenze sul peso, sulla pressione, con guai allo scheletro e allo stomaco. L’ultimo impatto è quello sulla salute mentale: ansia, depressione, infobesità (il sovraccarico di informazioni) e perdita di memoria, peggiorati dalle ore di sonno che diminuiscono. Insomma, l’allarme dovrebbe convincerci a modificare il nostro stile di vita, legato al lavoro e non solo, e l’immagine di Emma, ovvero di quel che potremmo diventare (a parità di età, ovviamente) tra vent’anni ci dovrebbe convincere. Ecco, se nulla cambierà, come sarà l’impiegato tipo tra 20 anni. E’ questa la conclusione del rapporto, conclusione che non lascia molte speranze: la sedentarietà ci obbligherà ad avere occhi sempre rossi, in sovrappeso e con la schiena curva. Ho appena terminato l’articolo, e in verità qualche sintomo inizio a percepirlo pure io.
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