l'ultimo saluto


IL TERRITORIO IN LUTTO
LA NOSTRA PROVINCIA E L’ADDIO A TANTI PERSONAGGI DA DONNE E UOMINI DELLA CULTURA AL MONDO DELLO SPORT, DALL’ARTE FINO ALLA MEDICINA

VANNI RAINERI 
Il coronavirus colpisce soprattutto le persone di età avanzata, anche se non è sempre così, come dimostra la condizione grave di un paziente cremonese di 18 anni. Sembra che questo infido nemico se la prenda con particolare attenzione con chi fa volontariato; o forse siamo noi a scoprire quanto ampia sia la base del volontariato nel nostro territorio. Ci sono storie straordinarie nella tragicità di questi giorni. Come quella di don Giuseppe Berardelli, prete bergamasco che ha rifiutato il respiratore comprato per lui dai suoi parrocchiani, destinandolo a pazienti più giovani. E’ morto ad inizio settimana. Grandi personaggi ci hanno lasciato nei giorni scorsi. Non tutti ufficialmente per il virus, anche se non si può escludere la suacomplicità nell’aggravarsi di condizioni già critiche. Fra questi il
milanese Gianni Mura, un punto di riferimento per chi scrive di sport come solo Gianni Brera prima di lui. O come Alberto Arbasino, intellettuale pavese che fu giornalista, scrittore, poeta, politico e persino conduttore televisivo. E poi l’architetto Vittorio Gregotti, e il dirigente della Scala di Milano Luca Targetti, per entrambi è stato diagnosticato il Coronavirus. La Spagna ha conosciuto la grande emergenza dopo di noi, ma ha già salutato due grandi colpiti dalla malattia, come Lucia Bosé (anche lei nata a Milano) e Lorenzo Sanz, presidente del Real Madrid che volle Fabio Capello in panchina. Anche la Francia conta i suoi morti: tra questi Albert Uderzo, inventore di Asterix e italiano di origine, e Michel Hidalgo, allenatore della Francia campione d’Europa di Platini. Solo nelle ultime due settimane anche la nostra provincia ha pagato un dazio insopportabile al virus, non solo per quantità ma anche per le modalità impietose: senza poter dare un saluto ai propri cari, un ultimo abbraccio, senza un funerale, un rosario, seppelliti in fretta. Ci resta la preghiera. Ci sono coniugi che hanno evitato la pena di un estremo saluto così sbrigativo solo perché se ne sono andati assieme, come marito e moglie di Cremona morti lo stesso giorno e la coppia di Soresina a pochi giorni di distanza. Lo stesso giorno sono morti anche i fratelli Francesco e Carlo, 54 e 61 anni, benzinai a Grumello. Un uomo di 73 anni ha preferito farla finita lanciandosi dal 7° piano dell’ospedale di Cremona. Ci sono missionari che hanno affrontato malattie ovunque nel pianeta per poi morire nella propria terra, come padre Francesco Valdameri di Pieranica. Parroci come monsignor Vincenzo Rini, così legato alla sua Vita Cattolica, o monsignor Giuseppe Aresi e don Albino Aglio. Lungo l’elenco dei medici e degli operatori sanitari, cui va un grazie immenso ricordando bene che gli applausi di oggi dovranno essere trasformati in ringraziamenti concreti una volta superata l’emergenza: il dirigente Luigi Ablondi, l’ortopedico Sandro Lupi, l’ex primario Luigi Gaiti, il virologo Italo D’Avossa, e anche infermieri come la giovane Daniela Bergamaschi. Ci ha lasciato anche Emilio Olzi, a lungo presidente dell’Ordine dei Veterinari. Con lui Edoardo Mazzieri, pilastro della Croce Rossa cremonese. Abbiamo detto addio a importanti imprenditori come Emilio Carulli, Adolfo Demaldé e Gianni Bolzoni, ad artisti come Mauro Pozzan, ad altri personaggi importanti nel veicolare a cultura come il libraio Ettore Spotti, alla bancaria di soli 41 anni Valeria Circo e all’ex preside del Vacchelli Piervincenzo Gabbani. Anche lo sport cremonese ha pagato un tributo elevato. Ci hanno salutato l’ex grigiorosso Enzo Donina, che ricordo nella Cremo che negli anni Settanta fece scoccare la scintilla del mio tifo, sempre alla Cremo lavorava il magazziniere Roberto Denti. E’ scomparso Giancarlo Marcolin, padre di un illustre ex grigiorosso quale Dario. Il calcio provinciale piange anche dirigenti come Ugo Sartori, Domenico Garbelli e Alberto Crotti, il ciclismo l’ex professionista Renato Pelizzoni, il volley la figura rilevante di Cecilia Tibaldi, le bocce un esponente di primo piano quale Benito Scazzoli. Restando sempre alle ultime due maledette settimane, altri che, come il citato don Rini, ho avuto l’onore di conoscere. Restando al mondo del calcio, l’ex presidente del Pizzighettone e poi della Pergolettese Andrea Micheli: lo conobbi giovanissimo ma già persona dotata di equilibrio e modestia. Lo seguì nelle sue avventure il dottor Rosario Gentile, medico sociale anche lui piegato dal virus: fu lui a soccorrere l’allenatore del Pice Marino Bracchi ebbe un infarto inpanchina. E che dire di Michelangelo Gazzoni, che mi ha costretto a pregare per la prima volta in dialetto? Le prime volte che sentii la sua voce fu sempre allo Zini, poi lo incrociai più volte, lui sempre sorridente e positivo nonostante la vita gli avesse già teso infidi tranelli, da giornalista. Se si dovesse scegliere quale voce abbia Cremona, sarebbe la sua. Ovviamente in dialetto. Sempre disponibile (senza la minima traccia di protagonismo) era Donatello Misani, presidente di MEDeA, almeno per le questioni organizzative: quando si entrava in dettagli medici mi dirottava sugli esperti, in particolare il professor Passalacqua. Abbiamo perso pilastri del volontariato, come il casalasco Angelo Martani. Ci ha lasciato anche la soprano Mina Blum, della quale mi occupai nei primi articoli da giornalista casalasco. E poi Wainer Guerreschi, che allenava la Gussolese quando io tentavo di giocarci (con scarsissimi risultati) nei Giovanissimi, e che poi ha contribuito a fare grandi tante società della Bassa, dal Colorno al Reggiolo, dal Viadana al Suzzara, dal Brescello alla Casalese. Il suo contributo al calcio lo ha dato anche Ezio Sbernini, a Martignana, dove è noto soprattutto per avere creato e portato ad essere una grande realtà la Acma. Lo incrociavo spesso mentre ritirava la copia del Piccolo a Martignana. Ricordo don Achille Baronio, anche perché a Scandolara Ravara giocavo nel campo dell’oratorio con la squadra di amatori: teneva molto alla sua comunità. Di Scandolara era originario don Arnaldo Peternazzi: quando tornò nel nostro territorio (a San Martino del Lago) dai tanti anni di missionario in Brasile mi raccontò con entusiasmo quell’esperienza, e il legame col Sudamerica non è mai venuto meno, grazie all’Associazione Amici del Brasile che lui ispirò. Tanta gente di Gussola ricorda con affetto Franco Ramella, sempre presente dove serviva una mano o un sorriso. Castelponzone ricorderà Rosimbo “Bimbo” Colombi, l’ultimo dei cordai. La stessa Scandolara, ma tutta la Bassa (anzi la sua ArciBassa), piange Franco Sarzi: ha fatto in tempo certamente ad essere orgoglioso dei 52 medici arrivati a Crema dalla “sua” Cuba. Franco mi inviava sempre il programma della rassegna di commedie dialettali “Da sganasas dal rider”; ci siamo sentiti l’ultima volta quando proprio lo stop imposto dal Coronavirus lo aveva costretto ad interrompere l’evento. Mi aveva promesso che mi avrebbe avvisato appena ci sarebbe stata la data per recuperarle. Non mi chiamerà, ma so a chi sarà intitolata la rassegna. Questo lungo e macabro elenco termina con Attilio Braganti, “Tito”, altro gussolese. Da anni infilavo una copia del Piccolo ogni sabato mattina nella maniglia della sua porta di ingresso. Era l’unico a cui lo facevo. Ogni sabato, se mi sarà concesso di passare, gli regalerò un pensiero.

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