«Dopo le lamentele, è il tempo della fantasia»

 SCUOLA • Parla il dirigente scolastico del Liceo Scientifico Aselli Alberto Ferrari: «Ragazzi attenti in classe, molto meno fuori»

Vanni Raineri

Il ritorno in classe era un pensiero angoscioso solo qualche settimana fa. Come potranno gli studenti rispettare le norme di sicurezza per tante ore? Come li trasporteremo a scuola? La carenza di insegnanti si farà sentire? Ci saranno genitori apprensivi che vorranno tenere a casa i figli? E se qualcuno risultasse positivo al Covid che provvedimenti attueremo?
A distanza di due settimane dalla prima campanella abbiamo fatto il punto con il dirigente scolastico del liceo Aselli di Cremona, Alberto Ferrari, che da quest’anno, proveniente dal Ghisleri-Vacchelli, ha sostituito Laura Parazzi.
Allora Ferrari, i timori della vigilia si sono rivelati eccessivi?
«La dimensione di incertezza in cui viviamo permane, perché dovuta alla situazione generale che dobbiamo monitorare quotidianamente, indipendentemente dall’impegno che abbiamo nel mondo della scuola. Il numero dei contagi tende ad aumentare, quindi l’allerta, la cautela e le attenzioni poste in essere nella scuola devono essere mantenute. Piuttosto percepiamo una forte differenza di comportamento dei ragazzi dentro e fuori dalla scuola: all’interno del liceo è evidente il loro senso di responsabilità, e durante le lezioni ci sono tutte le attenzioni del caso per quanto riguarda il distanziamento e i comportamenti che vengono richiesti loro. Questa attenzione si abbassa in modo drastico all’esterno della scuola: li vediamo appena escono che si abbassano la mascherina pur senza essere distanziati, e ne abbiamo 800. E’ un comportamento comprensibile perché si tratta di adolescenti, ma forse non hanno colto tutta la portata della situazione che stiamo vivendo».
Sono 800 i vostri, ma sono in migliaia in via Palestro contemporaneamente. E c’è chi scatta foto testimoniando il pericolo come se si fosse sui Navigli a Milano.
«E’ vero, dobbiamo lavorare sul senso di responsabilità, e questo anche a scuola negli spazi più delicati come l’intervallo: c’è il diritto di staccare, ma serve il richiamo a tenere alta l’attenzione».
In queste settimane si sono verificati casi particolari?
«Per il momento non ci sono casi di positività, ma abbiamo qualche prima segnalazione di isolamento fiduciario. Sappiamo che il rischio è elevatissimo, dobbiamo sapere che saremo costretti a convivere col virus in un clima di incertezza che fa sì che al primo raffreddore possa scaturire un’eccessiva apprensione».
Prima del via alle lezioni lei aveva detto che allo Scientifico non c’era un problema insegnanti, tranne l’assenza di un docente di sostegno. E’ arrivato?
«Purtroppo non ci sono ancora novità. Proprio in queste ore ci sono le convocazioni, e la situazione in questo caso è più delicata poiché si tratta di docenti che vivono più a contatto con gli studenti. Per tutti gli insegnanti le preoccupazioni legate all’età e alla salute ci sono ma le affrontiamo con serenità».
Veniamo alla situazione del trasporto, limitato all’80%. Quali conseguenze sulla presenza in classe?
«I pullman non arrivano stracolmi ma comunque sono pieni. La risposta degli istituti superiori è stata di affrontare la situazione con la turnazione. Per il momento rimangono a casa un giorno ciascuno le diverse classi: un giorno le quinte, poi le quarte e via dicendo. Dalla prossima settimana i turni saranno settimanali: ogni classe sarà presente per tre settimane prima di fare una settimana a casa, ovviamente seguita grazie alla didattica a distanza. Parliamo di 4 turni e non di 5 poiché dalla rotazione sono escluse le classi prime, che saranno sempre presenti fisicamente. Nel giro di qualche settimana valuteremo eventuali modifiche sulla base della situazione, migliore o peggiore che sia. Ovvio che si lavora a vista. Per la didattica a distanza dobbiamo sistemare alcuni questioni tecniche ma direi che il passo avanti è notevole rispetto alla situazione che avevamo la scorsa primavera. L’alternanza dà comunque ritmo al lavoro».
Un problema, recentemente evidenziato anche dal Provveditore Molinari, riguarda l’educazione fisica.
«Sappiamo che l’uso degli spogliatoi è interdetto, quindi le attività devono essere più blande. Stiamo ipotizzando iniziative che possano in futuro essere concentrate in una giornata, per recuperare le dimensioni di un movimento più impegnativo. D’altronde, così come ripensiamo la didattica a distanza, ho chiesto anche ai docenti di educazione fisica di ripensare l’attività, anche se sono consapevole che non sarà la stessa cosa».
Forse la didattica a distanza in questo caso potrebbe consentire un’attività più intensa.
«Nel momento in cui stabiliamo la turnazione non possiamo fare differenze per alcune lezioni. Da casa poi si perde la sfera del gioco, della relazione. Certo siamo in un periodo talmente straordinario… Direi che dopo le lamentele ora è il tempo della fantasia. Ad esempio si potrebbe pensare ad una giornata in montagna per recuperare dimensioni quest’anno abbandonate».
Sui banchi di cui tanto si è discusso? Tutto a posto?
«Sono arrivati ad inizio settembre. Abbiamo acquistato i più piccoli per averne in numero adeguato nella classi, che comunque da noi non hanno in media un numero elevato di studenti. Il banco ridotto (preciso che non si tratta di banchi con le rotelle) ci ha permesso di gestire meglio gli spazi. Aggiungo un altro aspetto».
Prego.
«Riguarda la dimensione laboratoriale. Sono laboratori, di chimica e fisica, pensati per la relazione, quindi in questo caso siamo costretti a fare l’attività con metà ragazzi in classe e metà in aula».

Commenti