Virus ormai innocuo? Spiegatelo ai 255 lombardi morti dal 1° luglio

 COVID-19 • L’infettivologo Galli intervenuto al convegno al MdV: «Servirà vaccinarsi contro l’influenza»

 Vanni Raineri

Uno sguardo al passato e un occhio, attento ma senza drammatizzare la situazione, al presente e al futuro. In quest’ottica giovedì sera l’Auditorium del Museo del Violino ha ospitato un convegno sul Covid-19 che non ha deluso le attese.
Davanti a circa 150 tra medici e cittadini (chi è riuscito a prenotare il posto per tempo), il noto infettivologo del Sacco di Milano Massimo Galli è stato affiancato dai colleghi Angelo Pan (primario a Cremona) e Claudia Balotta, che da 30 anni lo affianca al Sacco e che ha svolto il ruolo di moderatrice. Con loro al tavolo Gianfranco Lima, presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Cremona, che ha organizzato l’evento.
Dopo il saluto del sindaco Galimberti e alcuni brani eseguiti al violino da Lena Yokoyama, Lima ha dato atto all’ospite d’onore di essersi contrassegnato per la chiarezza del messaggio, in un mare di informazioni che spesso hanno provocati disagi interpretativi. Massimo Galli ha rivelato le origini cremonesi: «Mia mamma nacque a Sospiro nel 1925, e di cognome faceva Galli pure lei: sono stato tirato su a salame di Cremona».
Qual è la situazione oggi? Possiamo controllare il contagio o dobbiamo aspettarci una seconda ondata? «Questa è una malattia che abbiamo contenuto con sacrifici importanti, ma che sia finita dovremmo spiegarlo ai 255 morti in Lombardia dal 1° luglio ad oggi. Dopo il lockdown abbiamo avuto un’estate “frizzante”. Già mi sono fatto nemici dicendo che soffriamo di “regionalosi”, una malattia degenerativa», riferendosi alla mancanza di una regia univoca a livello nazionale.
Tornando ai nostri giorni: «Il rientro delle vacanze ha evidenziato contagi fra i giovani; ora emerge un nuovo fenomeno, con l’età che si alza (l’età media era di 29 anni 10 giorni fa e oggi è già 34) e i sintomi più rilevanti: i 6 posti al Sacco sono già occupati e stiamo preparando un piano per gestire i problemi degli acuti. Detto, questo, non credo che ricominceremo da capo, abbiamo imparato la lezione. Prima i tamponi venivano fatti solo a chi stava male, da qui l’elevata mortalità rispetto ai positivi. Anche l’età media oggi più bassa deriva dal fatto che esaminiamo persone che ad inizio pandemia non esaminavamo: come si dice, se vai per aquile non prendi quaglie».
Angelo Pan ha confermato come la Provincia di Cremona sia stata la più colpita: «L’1,92% della popolazione ha avuto diagnosticato il Covid, a fronte dell’1,65% a Piacenza, l’1,50% a Lodi e l’1,32% a Brescia. La situazione del nostro ospedale era inconfrontabile con qualsiasi altro ospedale: abbiamo destinato fino al 93% dei posti letto al Covid, 540 su 580, nonostante avessimo aumentato i posti di un centinaio. E’ stato terribile, ma ce la siamo cavata».
E oggi? «La situazione attuale non mi conforta. Oggi abbiamo 17 ricoverati per Covid: poco, è vero, ma un mese fa era uno solo. Mi sembra di rivivere i primi giorni del contagio, quando arrivavano soprattutto giovani. Oggi fortunatamente i contagiati arrivano prima, mentre in passato anche dopo due settimane di febbre».
Ancora Galli sul virus “meno cattivo”: «Quella sul virus diventato buono è stata una fastidiosa polemica, una diatriba dannosa per la comunità scientifica. I malati hanno i sintomi di prima».
Sul picco lombardo: «Ogni regione ha adottato una diversa filosofia, ma la diffusione primitiva dell’infezione in Lombardia non ha avuto paragoni. Il virus è arrivato in gennaio da Monaco di Baviera ed ha agito indisturbato per 4 settimane. E’ comunque vero che da 30 anni si disinveste in medicina territoriale. I tanti soldi in arrivo del Ricovery Fund dovrebbero servire per trasformare il sistema sanitario, compresa la formazione della rete infettivologica».
Sull’ambiente: «In poco più di un secolo la popolazione mondiale è salita da un miliardo a 7 miliardi, un incremento senza precedenti. Siamo un elemento di limitazione di diversità, come si nota dall’accelerazione delle estinzioni di specie. La vera malattia X (lo spauracchio dell’infezione letale temuta dai virologi, ndr) spero non la vedremo mai, ma attenzione: siamo in 7 miliardi su una terra globalizzata, il che ci pone in condizione di fragilità».
Quindi il vaccino: «Ne usciremo con quello, se e quando. Oggi ce ne sono in sviluppo 36 nelle varie fasi. E’ prematuro parlare di obbligatorietà, certo se il vaccino sarà debole dovrebbe essere obbligatorio, se potente no».
Sui no-vax Galli ha fatto un esempio calzante: «Prendete un milione di donne gravide e date loro il vaccino antinfluenzale. Il giorno dopo avrete 400 aborti, ma questo è il numero degli eventi comunque attesi. Se invece di 400 avessimo 4000 o anche 800 aborti medi al giorno su un periodo prolungato allora si potrebbe valutare l’incidenza del vaccino, altrimenti siamo nella norma. Questa è la delizia dei no-vax».
Vaccinarsi contro l’influenza servirà? «Certo. Intanto per non avere gli 8mila morti all’anno per influenza, poi perché il Pronto Soccorso farà ancora più fatica a reggere l’impatto degli anziani in inverno».

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