La spesa ai tempi del Covid

ALIMENTAZIONE • Una ricerca mostra come la metà dei lombardi ha cambiato le abitudini


Quanto il Covid ha modificato le nostre abitudini di spesa? A dare una risposta ha provato una ricerca fatta nell’ambito del progetto “Tag your food”, attraverso 767 interviste raccolte tra metà settembre e fine ottobre 2020. Hanno risposto 456 donne e 311 uomini, componenti di famiglie composte in media da 2,8 persone. Quasi tutti (il 96%) risiedono in Lombardia, il che rende più interessante il sondaggio, non solo perché vicino alle nostre abitudini ma perché risposte provenienti da altre regioni, con una storia di contagi e regole diverse dalle nostre, avrebbero prodotto un risultato falsato.
Quasi il 50% dei consumatori dichiara di aver modificato le proprie abitudini di spesa alimentare dopo i mesi del lockdown della primavera 2020. Questo è il dato più clamoroso che emerge dai questionari fino ad oggi compilati. “Tag your food” è un progetto finalizzato a sensibilizzare i cittadini-consumatori verso una scelta del prodotto agroalimentare attenta a qualità e sicurezza, realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello Sviluppo Economico-Ripartizione 2018, promosso dalle Associazioni di Tutela dei Consumatori ed Utenti, quali Cittadinanzattiva Lombardia Aps (capofila), Lega Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Difesa Consumatori e Unione Nazionale Consumatori.
In particolare dai questionari emerge che se oltre i due terzi degli intervistati afferma di aver modificato le proprie abitudini rispetto al punto vendita, il 51% ha variato la composizione del carrello ovvero la tipologia di beni. Ciò che invece è decisamente mutato è l’attenzione per la filiera produttiva dei beni alimentari e la loro conservazione (61%), seguita a breve distanza da un diverso modo di scegliere il tipo di confezionamento (58%).
Questi dati trovano conferma nelle risposte relative ai comportamenti di acquisto durante il lockdown, quando l’attenzione per la scadenza dei prodotti è stata elevatissima (5,2 punti su sette) seguita a ruota dall’incremento di acquisti di prodotti confezionati (4,8 punti su sette). Rispetto ai punti vendita, se è vero che sono aumentati gli acquisti presso i supermercati (4,8 punti), è altrettanto interessante notare che si è registrata una riscoperta dei negozi di vicinato (4,5 punti).
Pasta e riso sono gli alimenti che i consumatori affermano di aver acquistato in maggior quantità rispetto alle precedenti abitudini (4,5 punti).
E’ oltremodo interessante sottolineare che il consumatore durante il lockdown non ha modificato tanto la tipologia dei prodotti da acquistare – la dieta quotidiana - ma le dinamiche del loro acquisto: ha diversificato i punti vendita in funzione dei beni e, in un contesto sociale dominato dall’incertezza in cui spazio e tempo hanno assunto nuovi significati, ha cercato certezze puntando molto sulla durata dei beni e sul packaging e, in seconda battuta, sulla consapevolezza e la fiducia generate da una lettura più attenta delle etichette e da una maggiore attenzione per i prodotti italiani (4,4 punti).
Confrontando i dati complessivi con alcune variabili famigliari, notiamo che laddove si dichiarano fatiche economiche più o meno gravi la distanza tra le variazioni di processo e la composizione di carrello diventa minima, il che rivela che anche la dieta ha subito significative variazioni.
Nelle famiglie con almeno 4 persone, quindi in presenza di figli, si osserva una dinamica generale simile al campione complessivo, ma anche una maggiore attenzione per conservazione, confezionamento e filiera dei prodotti alimentari.

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