LA RICERCA • Pubblicata sul The Lancet Planetary Health ha analizzato circa un migliaio di città europee
Si potrebbe sostenere che non c’è bisogno che ci sia sempre qualcuno a ricordarcelo, ma forse è proprio il caso che ogni tanto qualcuno ce lo ricordi, che viviamo in uno dei territori più inquinati d’Europa.
Stavolta a ribadircelo è uno studio condotto da tre istituzioni europee: il Barcelona Institute for Global Health, lo Swiss Tropical and Public Health Institute di Basilea e l’Università di Utrecht. La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Planetary Health, ha prodotto una stima di decessi prematuri causati dall’inquinamento, e conseguentemente il numero di persone le cui vite si potrebbero salvare in caso di una condotta attenta alle esigenze ambientali.
Le città europee analizzate sono circa un migliaio, e i fattori inquinanti presi in considerazione sono due: il particolato fine o sottile (PM2.5) e il biossido di azoto (NO2), due sostanze considerate tra le più pericolose per la salute e causa di problemi respiratori e cardiaci provocati in larghe fette della popolazione. Il PM2.5 è una miscela di particelle inquinanti derivante da sorgenti di tipo naturale (incendi boschivi, attività vulcanica, ecc.) o antropogenico (industrie, riscaldamento domestico, traffico, residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme dei veicoli), che è in grado di raggiungere i bronchi. Il NO2 è un gas tossico generato normalmente a seguito dei processi di combustione (primo fra tutti il traffico veicolare, ma non solo), ed è responsabile di specifiche patologie, anche gravi, a carico dell’apparato respiratorio.
Venendo ai risultati, è comprensibile come in cima alla classifica nefasta ci siano i grandi agglomerati urbani, dove la densità della popolazione è più elevata, ma non solo: ci sono aree specifiche che per diverse ragioni (la forte impronta industriale, ma anche condizioni geofisiche particolari) risultano penalizzate. E purtroppo, soprattutto per il PM2.5, la pianura padana è l’area peggiore in Europa, seguita dalla Polonia meridionale e dalla Repubblica Ceca orientale.
La lugubre classifica di morti premature dovute al particolato fine vede infatti ai primi due posti Brescia e Bergamo, con Vicenza quarta. Per trovare Cremona però non dobbiamo purtroppo scendere troppo, trovandosi al 18° posto. Per il biossido di azoto prevalgono le aree ad alta densità abitativa, tanto che le aree metropolitane di Torino e Milano occupano due delle prime 5 posizioni. In questo caso Cremona occupa la 139ª posizione.
Tradotto in numero di morti premature, applicando le linee guida OMS sul PM2,5 a Cremona si potrebbero evitare 66 morti l’anno, e se Cremona avesse il più basso livello di inquinamento le morti evitate sarebbero 92.
Respiriamo ora aria pura osservando le città meno inquinate. Nella classifica del PM2.5 prevale Reykjavick in Islanda, poi nella top ten solo città scandinave. Stesso discorso per le città con meno NO2: comanda Tromso in Norvegia, sorprende il 5° posto di Pola, città istriana della Croazia a pochi km da Trieste.
Come per tante direttive di tipo economico, anche questo “ce lo dice l’Europa”, e anche in questo caso possiamo pure rispondere a pernacchie, ma le conseguenze sono tutte per noi.
Commenti
Posta un commento