Alla scoperta dei teatri dimenticati

 

 I reportage realizzati da Simone Bodini, 21 anni: «Così rendo giustizia ai luoghi d’arte abbandonati all’incuria»

ENRICO GALLETTI
 
Ventun’anni, gli studi a Trento, la passione per la scrittura e l’amore per la storia locale: quella che non tutti conoscono e che, senza testimonianze del tempo, rischia di essere dimenticata. SimoneBodini, già vincitore del premio giornalistico “F. Soldi” nel 2019 e autore della raccolta di poesie “Parole di uno Zero”, ora è impegnato in una serie di reportage sui teatri decaduti, ormai chiusi, condannati - in assenza di iniziative come questa - all’oblìo della memoria. Il palco rotto, le poltroncine di legno che scricchiolano in quella che una volta era la platea, le tende impolverate, la pavimentazione che si scolla: segni del tempo immortalati da fotografie bellissime che accompagnano la narrazione della vita e della caduta di ogni singolo teatro abbandonato. In ogni reportage pubblicato da Bodini su Musical Café, un blog che conta più di 13mila followers su Instagram, c’è un passato glorioso fatto di tante rassegne e successi, che traccia una linea temporale partendo dagli anni della fondazione per arrivare sino a quelli del declino di quelli che lui stesso definisce «templi dell’arte sconsacrati» colpiti da «decadi di incuria e indifferenza», che ora meritano giustizia. Il viaggio di Simone è partito da Cremona, dall’ex Teatro Politeama Verdi, in via Battisti, considerato uno dei più belli e maestosi d’Italia, tanto da fare concorrenza al Teatro Ponchielli. «Oggi è ridotto a uno scheletro vuoto e prossimo al crollo - racconta Bodini - depredato delle sue opere d’arte dalla costruzione degli appartamenti avvenuta negli anni Novanta all’interno dei suoi spazi. Dei suoi fasti oggi resta solo la cupola, visibile ma ignorata da ancora troppi cremonesi». All’articolo sul Politeama Verdi ne sono seguiti altri tre: il Teatro Comunale di San Felice sul Panaro (Mo), il Teatro Bellotti-Bon di Cascina (Pi) e il Teatro Guido di Suzzara (Mn). Ogni reportage richiede settimane di lavoro. Una delle regole fondamentali dell’urbex, che si occupa di procurare anche le foto che documentano il declino delle strutture, è quella di non divulgare mai le location dei luoghi visitati, per proteggerle da eventuali incursioni di vandali o semplici curiosi senza rispetto per le strutture. «Dalle fotografie si apre un lavoro lungo e minuzioso - raccontaBodini -. Come prima cosa, cerco di raccogliere le inchieste dei giornali locali che si sono occupati, in passato, dei teatri abbandonati delle loro zone: da lì comincio a ricostruire la loro storia, a indagare sul perché sia stata impossibile, negli anni, una riqualificazione delle strutture». Un lavoro ancor più importante, vista la fase delicata che sta attraversando l’arte, messa in ginocchio dalla pandemia. «Credo che in un momento come questo, dove teatri e luoghi di cultura restano chiusi senza alcuna prospettiva sul futuro, sia quasi un dovere morale occuparsi di loro. Ma soprattutto, credo sia un diritto di tutti scoprire la storia dei teatri decaduti a pochi passi dalleproprie case». Bodini lo sa bene, e se lo ripete mentre lima l’ultimo reportage in uscita in questi giorni: «Ogni teatro decaduto è un monumento all’arte del passato e un monito all’artista del presente: nessun sipario può restare chiuso in eterno».

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