Voce, diretta e “room”: il fenomeno Clubhouse

 SOCIAL NETWORK • La nuova app vale più di un miliardo di dollari, ma il Garante fa luce sul trattamento dei dati personali

C’è una stanza, su Clubhouse, in cui da giorni si parla di crisi di governo. Prima si chiamava “Diario della crisi”, poi è diventata “Verso il Conte Ter”, ultimamente ha preso il nome dell’ex presidente della Bce: “Mario Draghi e le consultazioni”. Sembra Radio Radicale ma anche un po’ Radio 24: due conduttori, centinaia di spettatori che intervengono su alzata di mano, ma anche chi sta lì e ascolta senza dire nulla. Più facile intervenire se la stanza si chiama: “Crisi d’amore: le storie più assurde che avete vissuto”. Poi c’è chi discute del prossimo Sanremo, chi fa colazione in diretta, chi parla dei lavori del futuro e chi si scambia barzellette. Per entrare nell’ultimo social network, già popolato di vip, calciatori e conduttori radio e tv, serve un invito.
Clubhouse è stato creato nella primavera del 2020 dall’imprenditore Paul Davison e da Rohan Seth, ex ingegnere di Google, per «permettere alle persone di chiacchierare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo». Oggi vale più di un miliardo di dollari e ha oltre due milioni di utenti, è in continua crescita. Soprattutto dopo l’importante endorsement arrivato una settimana fa da Elon Musk, che dopo aver annunciato la sua partecipazione a un evento ha fatto crollare i server, non ancora pronti a stanze popolate da migliaia di utenti in ascolto contemporaneamente.
Un menù snello: si scelgono contatti e temi da seguire, chiunque può creare stanze, poi l’app invia una notifica quando la conversazione parte e via via entrano gli iscritti. Si interagisce solo con la voce: niente testo né immagini, ad eccezione di quella del profilo. Ecco un nuovo social network che sembra essere diventato un “must” anche in Italia. Nella seconda metà del 2020 è stato il turno di Tik Tok, nella prima metà dello scorso anno c’erano Houseparty e Twitch,
nel 2019 Snap-chat e così via, fino a Twitter e Facebook.
Fatto sta che Clubhouse - al momento scaricabile solo da chi ha un iPhone - può contare su una qualità audio eccellente. C’è chi ha parlato della nuova frontiera del podcast, anche se su Clubhouse accade tutto in diretta, errori, pause e inconvenienti tecnici compresi. Quello che succede all’interno di questo social rimane su questo social. È vietato infatti dalle policy scaricare o condividere altrove le conversazioni iniziate lì.
Nato ad aprile 2020, i primi mesi sono stati in sordina. Il vero boom - almeno in Italia - è arrivato il mese scorso, ed è destinato ad intensificarsi nelle prossime settimane con il rilascio dell’app per gli utenti Android. E subito, dopo l’entusiasmo iniziale, si è aperto il tema della privacy. Il Garante italiano ha spedito una richiesta formale per accertarsi che siano rispettati i diritti dei cittadini europei, come prescrive il Regolamento generale comunitario per la protezione dei dati (Gdpr). Clubhouse dovrà chiarire come vengono archiviati i dati personali, come funziona l’accesso alla rubrica degli utenti (che permette di invitare i propri contatti a iscriversi alla piattaforma) e dove vanno a finire le tracce audio che sono la vera anima delle stanze in cui si chiacchiera a microfono aperto ogni giorno. Il Garante ha dato quindici giorni alla Alpha Exploration company di Oakland per rispondere alla richiesta formale.
E poi c’è la Cina, che l’8 febbraio scorso ha deciso di bloccare ai cittadini l’accesso al nuovo social, dove nessun tema è tabù. E infatti poco prima dello stop deciso da Pechino, era nata una “room” dedicata alle proteste di piazza Tienanmen e pro-democrazia del 1989, che nel giro di pochi minuti aveva registrato 5mila partecipanti, il limite massimo (al momento) di membri per stanza.
Luci e ombre, dunque. Se da un lato agli appassionati di calcio (o di qualunque altro settore) non sembrerà vero di poter conversare con i propri beniamini, dall’altro c’è il nodo della privacy e il fattore tempo. Ogni giorno si aprono stanze infinite, che sai quando cominciano ma mai quando finiscono. E il tempo, su Clubhouse vola. Così c’è il rischio che questa nuova app ti risucchi, facendoti trascorrere ore sulla piattaforma che al momento difficilmente può essere solo un sottofondo da portare con sé al lavoro o in viaggio. Certo è che i numeri parlano chiaro, e visto il boom iniziale di iscrizioni si può essere certi di una cosa: di Clubhouse sentiremo parlare a lungo.

Commenti