Bello l’asporto, ma si deve pagare

 CRONACA • A Cingia la 15ª truffa di una donna di Vescovato che prenota, ritira ma non salda il conto

Aveva fatto parlare ampiamente di sé per aver truffato bar, trattorie e ristoranti di mezza provincia, reato riprovevole in sé ma particolarmente odioso in questa emergenza Covid che colpisce con particolare durezza gli esercenti.
Si tratta di una donna di 40 anni residente a Vescovato, disoccupata. Era stata denunciata in gennaio dai Carabinieri della Stazione del suo Comune a seguito delle denunce da parte di ben 14 esercizi commerciali. Il sistema da lei adottato era il seguente: il ristorante, in giorni in cui era possibile solo l'asporto, riceveva una telefonata con cui si avvisava che una dipendente sarebbe passata a ritirare l'ordinazione. Ritirata la merce, poi però nessuno passava più a saldare il conto. E così a pagare dazio alla malvivente sono stati tre ristoranti di Cremona, due di Cicognolo e altri di Malagnino, Persico Dosimo, Pieve San Giacomo, Vescovato, Isola Dovarese, poi una torrefazione di Cremona, un esercizio commerciale di Pozzaglio e un bar di Piadena. In un'occasione la stessa donna si era presentata presso un altro ristorante di Cremona assieme ad altre due donne allontanandosi poi senza pagare il conto. Complessivamente ha ordinato cibo e bevande per un importo di 2500 euro, e per lei era scattato il deferimento in stato di libertà.
Libertà di cui ha approfittato ancora una volta, ai danni di una pizzeria di Cingia de' Botti: qui la donna ha ritirato cibo da asporto per un valore complessivo di 106,50 euro.
Gli accertamenti dei Carabinieri permettevano di identificare la responsabile: la disoccupata 40enne, residente a Vescovato, autrice delle precedenti 14 truffe, per la quale è scattato l’ennesimo deferimento in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Cremona.

Commenti