TRASPORTI • Si discute del possibile passaporto vaccinale, per rilanciare anche stadi, cinema e ristoranti
Vanni Raineri
Chiamiamolo passaporto vaccinale, oppure patente di immunità: la sostanza non cambia. In pratica si tratta di riconoscere a coloro che si sono vaccinati la possibilità di viaggiare, di entrare in stadi, musei, cinema e teatri, di andare al ristorante e in generale di tornare a svolgere vita sociale sia pur mantenendo le buone abitudini al distanziamento e all’uso della mascherina.
Sul tema da tempo ci si scontra. Non essendo possibile obbligare tutti i cittadini a sottoporsi alla vaccinazione, da più parti si sostiene che sarebbe giusto consentire una via preferenziale a chi lo fa. Questo sia per una sorta di premio (comodo attendere l’immunità di gregge col vaccino degli altri) sia soprattutto per consentire a diverse attività di tornare a una parvenza di normalità, e rilanciare quindi l’economia.
Ha fatto discutere una recente presa di posizione del Garante della Privacy, che ha sottolineato come l’esibizione di un pass vaccinale come condizione per accedere a locali e fruire di determinati servizi possa determinare gravi violazioni della privacy. Servirebbe una legge nazionale, per evitare possibili discriminazioni: “In attesa di eventuale base giuridica normativa - ha affermato - l’utilizzo di qualsiasi forma, da parte di soggetti pubblici e di soggetti privati fornitori di servizi destinati al pubblico, di app e pass destinati a distinguere i cittadini vaccinati dai cittadini non vaccinati è da considerarsi illegittimo”.
Serve quindi una norma, in presenza della quale ogni riserva svanirebbe: non sarebbe più possibile appellarsi ad una diversità di trattamento, dato che anche oggi per frequentare la scuola è necessario sottoporsi a certe vaccinazioni (il che non pregiudica la frequenza, ma di contro il diritto all’istruzione è ben più tutelato rispetto al diritto a viaggiare), e si può dire che guidare un’auto è diritto di tutti, a patto di conseguire la patente di guida.
A livello normativo qualcosa si muove, e per prima ci sta pensando l’Europa, che sta approntando un certificato verde digitale che dovrebbe agevolare la libera circolazione nella Ue durante la pandemia. La proposta è della Commissione Europea, volta a salvare la stagione turistica estiva. Il pass ha forma di un QRcode da conservare nel proprio smartphone, o da stampare su carta. Potranno viaggiare solo coloro che sono stati vaccinati, sono negativi al tampone oppure guariti dal Covid avendo sviluppato gli anticorpi: basterà una delle tre condizioni. A breve dovrebbero iniziare i negoziati, ma l’obiettivo è quello di approntare una legge che sia riconosciuta da tutti gli stati membri. Nei propositi, il certificato (che sarà gratuito) avrà durata sino a che l’Oms non dichiarerà le fine dell’emergenza sanitaria. Dovrebbe essere pronto a giugno, e per il momento è finalizzato ai soli viaggi all’interno dell’Ue.
Questo rappresenta anche una risposta agli stati che si sono già mossi in questa direzione. In particolare la Grecia, che ha sottoposto a vaccinazione in via prioritaria gli abitanti delle isole più frequentate dal turismo internazionale, e dove già dal 14 aprile sarà possibile recarsi per chi avrà fatto il vaccino o avrà tampone negativo.
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